martedì 23 aprile 2019

Spade, Maghi e Pestilenze. Capitolo 9 – La Carezza di Talona


Il viaggio di ritorno filò liscio senza intoppi particolari. Fu un viaggio stranamente silenzioso, il morale del gruppo era cupo e foschi pensieri si addensavano nelle menti dei 5 compagni, uniti alla delusione per l’esito della missione.

Quando, dopo parecchi giorni, giunsero al covo sotto al mulino la situazione sembrava piuttosto animata.

Riconobbero Maran, insieme all’elfa Elebel, Jori, Eonas e Bendan insieme ad altre 4 figure che non avevano ancora conosciuto. Tutti discutevano attorno ad una mappa in maniera preoccupata, senza quasi accorgersi del loro ritorno.

Un rutto di Bogro interruppe la riunione, attirando finalmente l’attenzione su di loro.
Spiegarono di avere  una notizia buona e l’altra cattiva per Maran.

La buona era che le informazioni erano esatte, le ricerche si erano rivelate fondate e quel posto era stato davvero il nascondiglio del Bastone.
La cattiva non ci fu bisogno di dirla, vennero anticipati… qualcosa stava succedendo attorno a Neverwinter.

Durante i giorni d’assenza di Aran, Bogro e compagni, strane notizie di una malattia sconosciuta giungevano agli informatori degli Arpisti. I primi tentativi di cura erano falliti, e la cosa più inquietante era che anche le preghiere clericali finora tentate non avevano sortito effetti
Tutti i segnali lasciavano intendere che Jerontus era riuscito a liberare l’anima di Bairoth dalla spada ed evidentemente a trovargli un corpo, e l’antico sacerdote era ormai in possesso del potente Bastone: quella terribile doveva essere opera sua, e rischiava di diventare una epidemia.
I primi casi furono riportati da Riverhill, un piccolo villaggio fluviale vicino alle rovine di Thundertree.
La pelle delle vittime si arrossava, le vene pulsavano fino a creare emorragie, soprattutto agli occhi che diventavano rossi in maniera inquietante. La fatica diventava confusione, e la confusione diventava pazzia, facendo tornare le forze al malato che con rinnovata energia veniva pervaso da una follia aggressiva, insensata e incontrollabile…

Era stato chiamato “Morbo della Follia Rossa”, ma molto più poeticamente altri l’avevano ribattezzato “Carezza di Talona”
Voci di altri casi giunsero poi da un complesso di fattorie più vicino alla città. Ma anche da un insediamento di boscaioli più a monte, verso al foresta. E chissà che non fosse quello il primo caso, ma la distanza aveva fatto si che le voci giungessero dopo?
Ma perché erano stati colpiti quei bersagli, tutto sommato insignificanti e inadatti a scatenare una vera epidemia? Cosa legava quei luoghi? Era difficile trovare un nesso.

Il fiume. L’acqua.

La voce di Dhorna fece calare il silenzio. Parecchi sguardi si strinsero a fessura, riflettendo su quell’inaspettato suggerimento.

Per i nove inferi! Sembrava fin troppo semplice ma nella sua semplicità era evidente. Talmente evidente che neppure ci avevano ancora pensato: il fiume era l’unico legame tra quei luoghi… e questa non era una buona notizia…il fiume sfociava a Neverwinter.  Gli oltre 20.000 abitanti della sfortunata città erano ancora ignari del potenziale pericolo… se il veicolo di contaminazione era l’acqua dell’omonimo fiume, non appena quel pazzo di Bairoth sarebbe riuscito ad aumentare in maniera ancora più massiccia la contaminazione il disastro sarebbe stato totale.

Bisognava agire subito. 
Se la loro teoria era giusta, da qualche parte lungo il fiume si nascondeva il covo di quei bastardi, ma più si saliva verso la fonte e più c’erano diramazioni in quel corso d’acqua.
Si sarebbero divisi in gruppi. Mentre un altro gruppo ancora sarebbe partito alla ricerca di aiuto a Waterdeep, cercando di coinvolgere i chierici più potenti a disposizione.
Dhorna e compagni decisero che sarebbero partiti dalla zona dei boscaioli, ritenendo ininfluente indagare prima presso le fattorie e Riverhill.

Elebel estrasse da una piccola sacca di cuoio due pietre, levigate e combacianti tra loro. Le divise donandone una a Aran. Erano “pietre parlanti”, un piccolo oggetto magico che permetteva di inviare un breve messaggio mentale tra i due possessori.

Gli arpisti si raccomandarono con il gruppo, nel caso avessero trovato il covo per primi, di non ingaggiare battaglia con Bairoth, ma avvisarli e attendere studiando la situazione.  Quel redivivo sacerdote, unito ai poteri dell’artefatto di Talona, li avrebbe spazzati via con un singolo incantesimo…

Spade, Maghi e Pestilenze. Capitolo 8 – La Stanza Segreta


Non c’era verso di attraversare il portale. Solido muro di roccia e nessun passaggio segreto.
La chiave era in quei versi. Abbracciare la sua fede… i suoi doni…?
Forse un modo c’era.

Ripresero ad esplorare il complesso di stanze buie e silenziose con un nuovo obiettivo: trovare delle vesti cerimoniali dei sacerdoti di Talona ancora integre.
Trovarono un grande salone cerimoniale, con in fondo un altare.
Il pavimento della sala era decorato con grosse piastrelle di pregiati marmi di varie sfumature che disegnavano una zona quadrata, delimitata dalle colonne che sorreggevano i due archi portanti dell’ampio soffitto.
Katrina notò qualcosa che non andava: dei fori, difficilmente visibili nella pietra scura delle colonne, lasciavano presagire un qualche tipo di trappola.
Bogro, senza andar troppo per il sottile, provò a premere una delle piastre di marmo e l’intera sala fu irrorata da un gas venefico. Il tenace mezzorco comunque se la cavò e il gruppo cercò di escogitare un sistema di attraversare il salone. Fu Breena a riuscirci, visto il suo esiguo peso, ditribuendolo tra 2 piastre contemporaneamente, arrivò dall’altro lato ed esaminò l’altare e la zona attorno, ma non trovò nulla di interessante.
Proprio quando stavano per tornare indietro, la gnoma si ricordò di avere un asso nella manica: con un incantesimo rivelatore, evidenziò le trappole della stanza, scoprendo un percorso sicuro in quelle piastrelle, così che anche i suoi compagni poterono passare senza attivare il pericoloso gas.
Con il loro aiuto, venne scoperto un passaggio che era sfuggito all’esame della gnoma: un passaggio segreto sotto l’altare.
Putroppo per loro però, la stretta galleria si ricollegava al passaggio segreto già trovato in precedenza che portava alla stanza con il portale e l’iscrizione.

Ripartirono nella direzione opposta, dal lato di quelli che dovevano esser stati gli alloggi dei cultisti.
Non era facile spostarsi in quei corridoi, interrotti dall’enorme crepaccio che, come un’orrenda cicatrice, aveva spaccato diagonalmente il sotterraneo . A volte si trovavano di fronte la spaccatura, vedendo i corridoi proseguire davanti a loro ma sfalsati di parecchi metri d’altezza…
Esaminarono diverse stanze. Quasi tutto era in rovina da tempo e inutilizzabile, ma ai loro occhi attenti non sfuggì qualche piccolo oggetto magico o pergamena.
Tra i vari scrigni ancora interi, furono sopresi anche da un astuto predatore: un mimic.
La creatura mostruosa provò a divorare Bogro, ma fu subissata di mazzate e la sua stessa strategia si ritorse contro.


Le energie e gli incantesimi tuttavia cominciavano a scarseggiare, e i 5 compagni decisero di accamparsi e riposare in quella stanza, con un solo ingresso, che sembrava ora sicura.
La fioca luce magica azzurrognola del bastone di Aran illuminava tetramente i turni di guardia che ora dopo ora si avvicendavano.
Scricchiolii, lontani rimbombi, suggestioni di lamenti veri o presunti o forse correnti d’aria erano la sola compagnia di chi restava sveglio a vegliare sui compagni.
Fu durante il turno di Katrina che le ombre proiettate dalla luce parvero animarsi, allungarsi.
Troppo tardi si accorse che in quell’alternarsi di luce e ombra creata dalle nicchie nei muri o dalle macerie, qualcosa si stava realmente spostando… come fossero composte da sole 2 dimensioni, alcune ombre erano penetrate nella stanza senza aprire la porta, insinuandosi dalle fessure.
Pallidi ricordi di persone vere, cultisti che una volta avevano alloggiato nelle stanze vicine, ora animate solo dalla non-morte e dall’avversione alla vita, si allungarono per prosciugare la forza e la vitalità dei nostri eroi.

Un orrendo urlo di Aran risvegliò tutti, e anche Breena si salvò per un pelo dal tocco gelido di quelle creature. Fu il caos. Altre ombre nel frattempo sgusciarono nella stanza, mentre i 5 compagni combattevano disorientati e sorpresi. Le armi normali ferivano a fatica quelle entità maligne, e solo la furia e la volontà di sopravvivere ebbero la meglio alla fine… lasciando alcuni di loro veramente privi di forze.
Cessato l’allarme, ripresero a riposare per riprendere le forze duramente messe alla prova e non ci furono altri incidenti…
Si rimisero in cammino, con maggiore determinazione. Volevano sbrigarsi. suel luogo chiuso dava i brividi e soffocava, nessuno voleva starci ancora più del dovuto.
Nella stanza ancora ben conservata di quello che forse era stato un sacerdote di rango più importante, trovarono finalmente delle vesti ancora non divorate dal tempo o dai tarli, e Breena curiosando tra il ciarpame in un armadio per poco non venne soffocata da una sinistra mano animata.
Si, stando ai racconti della gnoma la mano era destra, ma molto sinistra. Ahahah. Ma andiamo avanti…

Trovate le vesti, tornarono alla stanza dell’enigma per verificare se la loro teoria era esatta: Katrina e Aran indossarono i vecchi paramenti Taloniti, poi furono avvelenati (veleno e malattia…i doni di Talona erano quelli?) da un incantesimo di Breena, e si avvicinarono al portale.

Quello che per altri era un muro, per loro divenne una porta dimensionale che li proiettò in una sala esagonale adiacente, simile a quella, senza alcun accesso tranne il portale magico usato.
Un piedistallo vuoto con un foro si ergeva al centro, mentre da un lato gli enormi resti di un golem di pietra giacevano sconfitti e divelti. Dalla parte opposta al golem, in mezzo ad alcune macerie, i resti recenti di un uomo. In alto, in quell’angolo delle macerie, una galleria scavata con chissà quale ausilio magico scendeva verticalmente nella stanza dal soffitto.
Tutti gli indizi erano abbastanza chiari: con amarezza constatarono che erano stati anticipati.
Qualcuno, in grado di percepire l’esatta posizione dell’artefatto, era penetrato da sopra evitando tutto il complesso di grotte e sotterranei, aveva sconfitto il possente guardiano (con una sola perdita) e li aveva beffati.
Quel foro era stato il supporto del Bastone. Aran lo sapeva... ne poteva avvertire ancora il potente residuo d'aura magica...
Per loro non c’era altro li. Non restava che tornare a Neverwinter a fare rapporto a Maran Ventopungente…