martedì 3 settembre 2019

I 7 Sacerdoti Neri - Capitolo 4 Rivelazioni


Al loro risveglio il vecchio pazzoide non c’era. Curiosando nella sua baracca trovarono un vecchio trattato sui Demoni che gettava una nuova luce sulla figura e sul passato di Gàston e chissà..forse della sua utilità. Della fantomatica spada invece non v’era traccia.

Discussero a lungo sul da farsi e presero la rischiosa decisione di ripresentarsi in paese e mettere il Borgomastro Gus con le spalle al muro.

Lo stupore di chi li vide ancora vivi alle porte del villaggio era palpabile e il borgomastro intervenne subito per non lasciare che certi discorsi giungessero alle orecchie di tutta la popolazione creando allarmi…accettò di uscire, seppur scortato da miliziani, e con aria improvvisamente meno sicura di se e affranta, ammise le sue colpe e cercò di giustificare le sue azioni rivelando quello che da anni stava succedendo li a Lonedale.

La leggenda diceva che una terribile creatura..forse un demone, fu intrappolato e incatenato con un rituale da 7 Sacerdoti. Questi savi e retti protettori giurarono che avrebbero vigilato per sempre sulla prigionia della nefasta creatura… un giuramento difeso con tanto ardore che continuò persino sopraggiunta la morte, e i 7 (sebbene c’è chi dice che siano 6… altri 5… o chi ne abbia visto al massimo uno…e che qualcuno, pur non-morto sia morto) ancora oggi vigilino sull’incantesimo che la tiene intrappolata.
Il rituale però, funzionava consumando anime, e così i 7 dovevano sacrificarne di tanto in tanto per tenere viva la prigione magica del demone.  Un atto certo malvagio, fatto però per un bene superiore, perché se si fosse liberata la creatura, allora l’intero villaggio e tutti i territori circostanti sarebbero stati in pericolo.

Era per quello che spariva la gente…ed era per quello che il Borgomastro e una cerchia ristretta di conoscitori di questa verità si era organizzata per proteggere il loro paese e cercare di selezionare le anime da donare, approfittando di viaggiatori, viandanti, persone esterne, lestofanti, mendicanti e tutte quelle persone più “sacrificabili”, invece di attendere passivamente che qualcuno a caso di loro venisse rapito e catturato per il sacrificio dai terribili spettri neri.
E a questo punto era chiaro…era quella la fine fatta dal povero Agar e la sua scorta.

Che fare? Abbandonare tutti al loro depravante destino e limitarsi a riferire al mercante Tripwine la sorte di suo figlio? O fare luce sul mistero e scopre davvero cosa stava succedendo li e porre fine a quelle sinistre minacce? Chi avrebbe potuto aiutarli o illuminarli sulla situazione?

I 7 Sacerdoti Neri - Capitolo 3 Scontri e incontri nel Bosco

“Sto riportando questo teppista di mio nipote Mick alla sua fattoria, fuori Lonedale… è venuto a bighellonare in paese e non si è accorto che era l’ora della chiusura… intanto le porto un po’ di fieno in avanzo.”
La scusa funzionò e il carro lascio Lonedale senza sospetti…poi prese un sentiero verso il bosco, e giunto dove il lavoro dei boscaioli non era ancora arrivato e la vegetazione era più fitta, scesero e proseguirono tutti a piedi fino a quando il buio della foresta lasciò spazio di nuovo alla luce lunare in un’ampia radura vagamente circolare, completamente priva di alberi.

Al loro posto, storte e antiche pietre, alcune ancora erette, altre ormai abbattute o sbriciolate, disegnavano (o l’avevano fatto) un qualche circolo rituale di chissà quale culto antico o druidico
“Vi avremmo lasciati qui. Non ho idea poi di cosa vi sarebbe accaduto…gli ordini erano di andarsene subito, e anche ora me ne andrei volentieri..vi ho aiutati… ora fatemi allontanare da questo postaccio…”

Come da accordi, lo lasciarono andare, ma Sauron, non si sa per quale capriccio o sghiribizzo mentale, lasciò partire un singolo quadrello di balestra, in maniera quasi casuale o per gioco…e come sempre quando il caso ci mette lo zampino, il suo colpo si rivelo di una precisione assoluta… la punta piramidale e pesante del quadrello si conficcò esattamente nel cranio del poveretto, un singolo colpo devastante e fatale che lo fece stramazzare al suolo in un sol respiro.

E il respiro mancò anche ai quattro compagni quando subito dopo, con sconcertante tempismo, una voce spettrale, profonda ma flebile, anticipò le indignate e vibranti bestemmie naniche di Hilde per quel gesto vile.
“Quale spreco… un’anima sprecata inutilmente in quel modo…. Quando serviva a noi…. Ma ora qui ne abbiamo ben quattro..”
La voce era arrivata da una figura a malapena visibile nella notte. Pur con fattezze umane, come un magro individuo avvolto in una veste nera, e il cui cappuccio calato sul viso (se mai avesse un viso) creava una finestra di nera tenebra impenetrabile, sembrava fluttuare impalpabile sul terreno
Con il loro caratteristico raggelante silenzio, alcuni non-morti emersero dal perimetro di vegetazione stringendosi verso il cerchio di pietre.
Birel, dai sensi allenati, e il cui nemico giurato erano proprio i non-morti, fu la prima a notarli. La figura che aveva “parlato” restava invece in disparte, senza avvicinarsi.
Dispondendosi a quadrato, i quattro eroi si preparaono a difendersi. Scheletri e zombi giungevano da ogni lato, circondandoli. Il metallo cantò la sua canzone su ossa e carni di quei servitori inanimati ma le forze venivano meno, e le ferite fiaccavano sensi e reazioni dei nostri prodi… l’orrendo lamento del sacerdote spettrale li paralizzò quasi tutti, e altri servitori non-morti si unirono alla battaglia man mano che qualcuno cadeva sbriciolato.

La figura ammantata di nero sembrava poi immune a gran parte dei loro attacchi…e oltre al fisico questo fiaccò il loro morale… tuttavia continuarono testardamente a combattere. Quella scelta li stava portando dritti alla sconfitta..e a chissà quale sorte. Sauron cadde… in fin di vita..e anche Hilde si accasciò, mollando la presa sul suo possente martello con l’effige di Moradin…cercare di trascinare i caduti in una disperata ritirata sembrava inutile ma proprio in quel momento giunse scricchiolando e sbandando il carretto del fieno. 
Gli increduli due muli erano spronati da una figura curva e barbuta con gli occhi stralunati che urlava i peggiori incitamenti: Gàston.
“SALITE, SCIOCCHI!”

La rocambolesca fuga , non si sa bene come, riuscì.
Non è dato sapere se a causa del lento incedere dei non-morti , dell’abilità del carrettiere, della fortuna che dispettosa va e viene dalla vita dell’uomo quando meno te l’aspetti,  o della rinuncia della nera figura ammantata a scendere in competizione con due muli.
Gàston li condusse nel suo tugurio, dove riuscirono a rianimare i feriti gravi per poi crollare, stanchi morti (ma vivi) in un lungo sonno ristoratore.

I 7 Sacerdoti Neri - Capitolo 2 Malvenuti a Lonedale


Birel guidò il gruppo lungo la Strada Alta che da Neverwinter sale a Luskan e giunse alla deviazione per il villaggio di Lonedale. Non trovarono nessuna traccia sospetta di possibili carovane razziate da banditi o attacchi di qualche banda di orchi o goblin.
Anche verso Lonedale non notarono nessun indizio sull’eventuale sorte della spedizione commerciale.

Giunsero così a tarda sera a Lonedale.
Si trattava di uno dei classici villaggi non protetti da mura, ma da una solida palizzata di aguzzi tronchi di abete delle foreste di Neverwinter.  Due torrette di guardia, anch’esse in legno e dotate di piattaforma per le guardie (assenti in quel momento) sovrastavano la cancellata di legno della porta cittadina.

Era il classico villaggio di confine, fatto di facce dure, ignoranti ma schiette, e di vite semplici e di sacrificio, ma anche tranquille e felici…o almeno sembrava, perché un osservatore più attento avrebbe notato un’aria di decadente depressione, di sospetto o forse rassegnazione, e una cupezza d’animo malcelata.

La via maestra in terra battuta conduceva dritta alla piazza centrale di Lonedale, dove si trovava anche l’unica locanda del luogo, il Cervo Ubriaco, un fabbro, un fornaio, una grossa falegnameria di fronte alla locanda, una rozza costruzione in legno che fungeva da sede per la milizia cittadina e ufficio del Borgomastro.
Era tempo di rifocillarsi e pernottare, e iniziare a fare le prime domande in giro, e la prima tappa non poteva che essere il Cervo Ubriaco, dove li accolse un affabile e ruffiano oste, tale Ezekiel Evans, i cui pochi e radi capelli biondicci, tenuti inutilmente lunghi, contrastavano con i folti e rigogliosi baffoni, non tanto rigogliosi quanto la sua immensa pancia però.
Inizialmente evitarono domande dirette per non scoprire i veri scopi della loro missione, e si fecero indirizzare alla gilda dei carbonai, fingendo di voler concludere degli affari. Era li che Agar avrebbe dovuto scambiare il sale con del carbone locale, e ripartire per Neverwinter col suo carro.
GattoRosso nel frattempo, notando parecchio trambusto ad un tavolo, trovò anche modo di vincere qualche moneta d’oro giocando a dadi, e rischiando anche d’esser beccato a barare. Sauron, fiutando il talento del suo amico, scommise tanto quanto l’halfling.

Le indagini dai carbonai portarono a poco, ma lentamente emergeva un muro di menzogne, omertà e mezze verità che non facevano combaciare una dichiarazione con l’altra circa il destino del carro Tripwine.
Il carro era giunto, e il sale era stato barattato col carbone ma da li in poi nessuno sapeva dire cos’era stato di Agar e la sua scorta, composta da due guardie. Una donna dall’aria sconfitta cerco di raccontare loro che anche suo figlio era scomparso.. e non era il solo, ma subito giunse il Borgomastro, tale Gus Heterton, a minimizzare i vaneggiamenti della contadina.

Anche un'altra figura pittoresca fece la sua comparsa in questa storia: un vecchio pazzoide incappucciato, dalla lunga barba malandata, che farfugliava ammonimenti e terribili presagi ai nostri eroi.
Era Gàston, il pazzo del villaggio, che raccontava storie sugli spettrali 7 Sacerdoti Neri e i loro misfatti.
Per alcuni era solo un povero mentecatto esaltato e millantatore dalla fervida fantasia, per altri da giovane era stato davvero un famoso cacciatore di demoni, colui che aveva sconfitto il terribile demone Temaxitoual grazie alla sua spada magica, ma nel farlo, a causa delle terribili prove patite, aveva perso il senno.
Fatto sta però che la storiella dei 7 Sacerdoti Neri non era completamente sconosciuta agli abitanti e per quanto taciuta e solo bisbigliata, e soprattutto sempre diversa a seconda della fantasia di chi la raccontava o man mano che passava di bocca in bocca, sembrava far parte del folklore locale.

Ma tornando ai nostri, beh, forse fecero qualche domanda di troppo… o forse cominciavano a insistere in maniera sconveniente in quell’indagine, tanto che finirono dritti nei guai senza neppure accorgersene.
Si svegliarono infatti in una spoglia stanza sotterranea, un’umida cella di fortuna ricavata sotto la Locanda, senza neppure capire come ci erano finiti, senza il loro equipaggiamento, e senza neppure una moneta!
Gli ultimi ricordi erano di un lauto pranzo offerto dal subdolo Ezekiel.

Dovevano trovare un modo di uscire a farla pagare al marrano avvelenatore, e per fortuna non erano nelle solide prigioni di Baldur’g Gate.. o in una segreta di Zentil Keep, ma alle prese con dilettanti paesani… perché grazie ad un trucchetto magico di Sauron le chiavi della cella finirono dritte nelle loro mani, e dopo aver stordito e messo in cella una guardia, si apprestarono a fuggire.
Almeno due uomini però stavano giungendo nella loro direzione e dopo essersi nascosti tra le botti nella cantina, ne fecero fuori uno con un preciso attacco furtivo del GattoRosso, mentre l’altro si arrese e fu interrogato.
I due miliziani erano scesi per sedarli legarli e condurli in un posto nel bosco, e il prigioniero fu così costretto sotto minaccia a trovare un modo di farli uscire indenni dal perimetro cittadino e mostrare loro il luogo dove avrebbe dovuto abbandonarli.

Era buio. Probabilmente il cancello cittadino era ormai stato chiuso per la notte.
Il miliziano li condusse da un’uscita secondaria della Locanda verso un’alta cascina di legno che fungeva da rimessa e magazzino, per prendere un piccolo carretto pieno di fieno dove nascondere tre dei quattro avventurieri. GattoRosso invece, cammuffato in modo da sembrare un paffuto ragazzetto di campagna, sedeva a fianco al tizio, pungolandolo con un pugnale nel caso avesse provato a giocarle loro qualche brutto scherzo.
Prima di lasciare la rimessa notarono un indizio fondamentale e inquietante: su un carro, anche se era stata mezza cancellata, si riusciva ancora a leggere una scritta:
TRIPWINE

I 7 Sacerdoti Neri - Capitolo 1 Lo strano Gruppo

Non crediate che quello di Aran il suo servitore Bogro e i loro compagni sia l’unico gruppo di avventurieri degni di tal nome che frequentano la mia locanda, sapete?
Eroi di ogni foggia e spessore morale palesano la loro presenza presso questi illustri tavoli, e oggi voglio raccontarvi di un piccolo gruppo emergente di incompatibili individui.

Tutto iniziò quel giorno in cui un preoccupato Romes Tripwine, un piccolo mercante locale, fece capolino nella taverna per attirare l’attenzione di tutti i vari avventurieri o mercenari che fossero interessati alla missione che aveva da proporre.
Nonostante non fosse conosciuto certamente per la sua sensibilità, il povero mercante parlò con cuore spezzato del povero figlio secondogenito scomparso e offrì una ricompensa a chi sarebbe riuscito a riportarglielo o almeno a scoprire che diamine gli fosse successo.

E fu così che per la prima volta si trovarono a cooperare tre (dei futuri quattro) individui di cui sto per raccontarvi.
Hilde Frostbeard fu la prima a rendersi disponibile per la missione. Era una nana (brutta, direi, pure per i criteri nanici… ma non diteglielo) novizia sacerdotessa di Moradin.
Forse il suo tempio l’aveva mandata in giro a farsi le ossa, o forse la sua fede non era così ferrea e aveva preso a errare in cerca di un segno o una illuminazione… fattostà che volle aiutare il povero(?) Tripwine.

Il secondo ad accettare fu un mezzuomo di dubbia fama di cui nessuno sa il vero nome, o forse a nessuno interessa saperlo, ma quel che si sa è che si tratta di un halfling con indubbi e loschi talenti e una passione insana per i giochi d’azzardo che si fa chiamare GattoRosso
Forse aveva fiutato l’opportunità di guadagnare ben più della sola ricompensa…
Visto il nome penserete che la sua chioma sia color del rame, ma così non è. O almeno, così non è sempre… visto che circola voce che sia piuttosto bravo a cammuffare il suo aspetto.

Il terzo ad unirsi a dire il vero non era minimanente interessato a salvare la vita di un inutile mercante, e stava snobbando bellamente l’accorato appello del Tripwine.
Eppure, quasi come se una voce interiore gli avesse caldamente consigliato di farlo, si unì al gruppo.
Il suo nome era Sauron (dove l’ho già sentito un nome simile? Non ricordo proprio…) e l’avevo già visto altre volte in locanda. Un tipo strano, tenebroso pur non mancando di fascino, e forse anche senza qualche rotella… giurerei d’averlo visto parlare da solo a volte…
Ad ogni modo, quali che fossero i suoi talenti nascosti, anche lui si unì al gruppo.

Del figlio del mercante, Agar, non si avevano più notizie da quando era partito, con un carico di sale, alla volta di Lonedale, un piccolo villaggio a circa un giorno e mezzo di viaggio da Neverwinter, e Romes affidò i tre alla guida di una ranger che conosceva i territori circostanti: tale Birel Meliamne, un’elfa piuttosto schiva che accettò non troppo di buon grado quel compito, ma la sua curiosità prevalse sulla diffidenza verso quella strana accozzaglia di umani nani e semiumani.
Di lei so dirvi poco altro, essendo poco avvezza e ritrosa a frequentare le grandi città e amante delle dormite sotto le stelle, ben poche volte ha mai messo piede a Neverwinter e men che meno nella mia rispettabilissima e rinomata Locanda.