Non crediate che quello di Aran il suo servitore Bogro e i
loro compagni sia l’unico gruppo di avventurieri degni di tal nome che
frequentano la mia locanda, sapete?
Eroi di ogni foggia e spessore morale palesano la loro
presenza presso questi illustri tavoli, e oggi voglio raccontarvi di un piccolo
gruppo emergente di incompatibili individui.
Tutto iniziò quel giorno in cui un preoccupato Romes
Tripwine, un piccolo mercante locale, fece capolino nella taverna per attirare
l’attenzione di tutti i vari avventurieri o mercenari che fossero interessati
alla missione che aveva da proporre.
Nonostante non fosse conosciuto certamente per la sua
sensibilità, il povero mercante parlò con cuore spezzato del povero figlio
secondogenito scomparso e offrì una ricompensa a chi sarebbe riuscito a
riportarglielo o almeno a scoprire che diamine gli fosse successo.
E fu così che per la prima volta si trovarono a cooperare
tre (dei futuri quattro) individui di cui sto per raccontarvi.
Hilde Frostbeard fu la prima a rendersi disponibile per la
missione. Era una nana (brutta, direi, pure per i criteri nanici… ma non
diteglielo) novizia sacerdotessa di Moradin.
Forse il suo tempio l’aveva mandata in giro a farsi le ossa,
o forse la sua fede non era così ferrea e aveva preso a errare in cerca di un
segno o una illuminazione… fattostà che volle aiutare il povero(?) Tripwine.
Il secondo ad accettare fu un mezzuomo di dubbia fama di cui
nessuno sa il vero nome, o forse a nessuno interessa saperlo, ma quel che si sa
è che si tratta di un halfling con indubbi e loschi talenti e una passione
insana per i giochi d’azzardo che si fa chiamare GattoRosso
Forse aveva fiutato l’opportunità di guadagnare ben più
della sola ricompensa…
Visto il nome penserete che la sua chioma sia color del
rame, ma così non è. O almeno, così non è sempre… visto che circola voce che
sia piuttosto bravo a cammuffare il suo aspetto.
Il terzo ad unirsi a dire il vero non era minimanente
interessato a salvare la vita di un inutile mercante, e stava snobbando
bellamente l’accorato appello del Tripwine.
Eppure, quasi come se una voce interiore gli avesse
caldamente consigliato di farlo, si unì al gruppo.
Il suo nome era Sauron (dove l’ho già sentito un nome
simile? Non ricordo proprio…) e l’avevo già visto altre volte in locanda. Un
tipo strano, tenebroso pur non mancando di fascino, e forse anche senza qualche
rotella… giurerei d’averlo visto parlare da solo a volte…
Del figlio del mercante, Agar, non si avevano più notizie da
quando era partito, con un carico di sale, alla volta di Lonedale, un piccolo
villaggio a circa un giorno e mezzo di viaggio da Neverwinter, e Romes affidò i
tre alla guida di una ranger che conosceva i territori circostanti: tale Birel
Meliamne, un’elfa piuttosto schiva che accettò non troppo di buon grado quel
compito, ma la sua curiosità prevalse sulla diffidenza verso quella strana
accozzaglia di umani nani e semiumani.
Di lei so dirvi poco altro, essendo poco avvezza e ritrosa
a frequentare le grandi città e amante delle dormite sotto le stelle, ben poche
volte ha mai messo piede a Neverwinter e men che meno nella mia rispettabilissima
e rinomata Locanda.
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