domenica 31 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (46)

CAPITOLO 46 - RIUNIONI FORZATE

"Quando gli Dei intendono punire un uomo, gli mandano amici stupidi e nemici intelligenti." (Verità del Saggio Jamal 34.11)


Scesero lungo le spopolate campagne a ridosso della città, accompagnati da una lugubre pioggerella grigia ma freddissima. Era inspiegabile come non stesse nevicando.

Giunti al cancello sud, notarono che nonostante l'orario era già chiuso.
Alcune guardie osservarono ben bene i forestieri, poi dopo un conciliabolo aprirono una delle grandi porte in legno, circondando gli avventurieri con aria minacciosa.
Tutti tranne Ishmael che aveva fiutato guai e si era dileguato, cercando un punto favorevole dove scalare le imponenti palizzate in legno.
Lyandria, con qualche accorgimento, di per se avrebbe anche potuto passare inosservata.
Lo stesso valeva per Adelius, che all'epoca degli avvenimenti precedenti non faceva ancora parte della ciurma.
Ma un dragonide blu non passava per nulla inosservato.
Le guardie non sbagliavano: erano proprio i ricercati.
Nemici di Ruathym accusati (forse giustamente) di spionaggio, atti di guerra e soprattutto (ingiustamente) della congiura e l'assassinio della Prima Ascia Vok Dorrg.

Le guardie scortarono i prigionieri fino al promontorio dove, protetta da un'altra cinta di mura, sorgeva il palazzo della Prima Ascia e le caserme della milizia.
Nonostante Lyandria affermasse di avere un invito dalla sacerdotessa di Umberlee al servizio di Verania, il capo delle guardie fece accomodare i tre in una cella, mentre mandava un messaggero a palazzo.
Durante l'attesa, un messaggio mentale di Galdran li informò che intanto erano giunti nelle Norland e Siberrin era stata consegnata sana e salva a Rault il Saggio.

Il vecchio Re era molto indeciso sul da farsi: vendicarsi di Verania e schierarsi con  Gundarlun, prendendo così Ruathym tra due fuochi? Preoccuparsi dell'eventuale successo di Gundarlun e quindi chiudere un occhio e aiutare comunque Ruathym? O forse..scelta più saggia e calcolatrice, attendere e vedere chi prevaleva per poi schierarsi con lui?

Poco dopo sentirono una voce femminile piuttosto seccata che redarguiva le guardie per non aver seguito le disposizioni, e la sacerdotessa entrò poi nella cella, scrutandoli con aria ostile: il fatto che fossero autorizzati ad una udienza non significava che erano amici.
Il gruppetto, disarmato, fu condotto a Palazzo, mentre Ishmael, scalata la scogliera fino alla rocca, teneva d'occhio da lontano la situazione.

Erano già stati al Palazzo della Prima Ascia, proprio all'inizio di questa loro lunga disavventura, ed era proprio come lo ricordavano: costruito a forma di una enorme chiglia di nave rovesciata, sostenuto da possenti travi in legno.. ma a differenza della volta scorsa, la presenza militare era triplicata.
Quando la sacerdotessa li scortò all'interno, era già in corso un aspro dibattito.
Sullo scranno che fu di Vok Dorrg sedeva Uthan Dorrg, figlio primogenito.
Al suo fianco c'era la madre, Pryam, e dall'altro lato c'era lo sciamano di corte Ulf.
Nell'ampio salone riscaldato da diversi grandi bracieri, erano presenti invece i consiglieri Gregolf e Tevos Garr..mentre ne mancavano altri, probabilmente morti nelle recenti battaglie.
Vicino a loro la Prima Ascia di Holgerstead: Wedigar Ruthmaad e sua moglie la hamfriggan Alfhilda.
Di fronte c'era una giovane donna con pitture di guerra blu, che intuirono potesse esser Verania, insieme ad alcuni della sua ciurma.
Poco più indietro altre Prime Asce di villaggi minori e una sedia vuota. Chissà chi era il ritardatario.

Verania stava mettendo in guardia che qualunque stratega sano di mente, al posto di Re Olgrave, avrebbe attaccato per ribaltare la situazione.
La sovranità di Ruathym era in pericolo.
Dovevano unirsi, far fronte comune e abbandonare ogni acredine personale, se volevano difendersi.

Nonostante il buonsenso delle sue parole, i presenti cominciarono a metter in dubbio le sue parole sbeffeggiandola e ricordando cosa aveva portato ai northlander seguire delle donne, a partire dalla Storm Maiden e poi lei, e che forse se nel nord le donne non governavano un motivo giusto c'era.
Seguire le condottiere aveva portato solo disastri.
Lyandria a quelle parole era pronta a esplodere come un vulcano.
Verania ribatteva che se si fidavano, sua madre anche se ormai sconfitta, le aveva promesso dei misteriosi rinforzi, sulla natura dei quali però si manteneva piuttosto evasiva.
Alcuni, oltraggiati, cominciarono a berciare di necromanzia e magia.
Altri proposero di abbandonare la città, lasciarla vuota come esca e prendere poi alle spalle l'esercito invasore di Gundarlun

Fu proprio l'arrivo di Lyandria e compagni a far deviare il discorso e l'attenzione da quell'acceso dibattito. Ora erano loro l'oggetto delle attenzioni dei presenti.
Uthan era furente, voleva giustiziarli subito per aver ucciso il padre.
Verania e la sacerdotessa, con la coda di paglia conoscendo la verità, cercarono di mediare, anche se li accusavano di aver ucciso Hrolf e Kiridas, il suo mentore warlock.
E aver ucciso la loro speranza: la Storm Maiden, il cui cappello ora era proprio sfoggiato da Lyandria.

Notarono che lo strano incenso che aleggiava nella stanza si addensava attorno a loro, in particolar modo attorno agli oggetti magici.
Era una arcaica misura di sicurezza del vecchio Sciamano per individuare la magia che rese ancora più diffidenti i presenti visti i risultati.

Gli ospiti non si persero d'animo e cominciarono scagionarsi dalle accuse e a spiegare la situazione puntando il dito soprattutto sul vero pericolo: la pericolosa e non meglio definita entità demoniaca che si annidava nel profondo dei mari. Ydaach'Nar.
Cercarono di aprire gli occhi a Verania, facendole capire che era stata manipolata e usata, e forse perfino Hergatha era stata usata a sua volta.
Ogni altra battaglia, ogni altro scontro tra quei popoli dallo stesso sangue, avrebbe causato solo altri morti che andavano ad accrescere l'esercito di affogati di Ydaach'Nar, e altre anime a nutrirlo e a fargli riprendere le energie.
A disagio, la sacerdotessa di Umberlee cominciò ad ammettere che forse avevano ragione.
Verania era atterrita. Ora si sentiva in colpa. Sentiva il peso di tutti quei morti.
E chi era Lyandria, che diceva di chiamarsi Lyndran Stromkir e aver il suo stesso sangue?

Mentre si giungeva finalmente ad un punto di vista e ad un nemico in comune, Ishmael, che era entrato dal tetto e aveva messo a riposo le guardie appostate in alto sulle travi, udì un rumore. Qualcun altro si era introdotto.
Era Gigl-Glokl, il giullare goblin mutilato che avevano fatto liberare mesi prima.
Canticchiava a bocca chiusa uno strano inquietante motivetto che pareva perforare il cranio, e guardò con odio Uthan e tutti i presenti. Era li per vendicarsi.
Disse di aver seguito una voce nella testa, esser giunto a Hammerstaad ed esser stato benedetto da un uditore, ora era forte e potente, ora era parte del Tutto.
Stava per gettare una sacca tra la folla sottostante quando Adelius si teletrasportò a fianco a lui, strappandogliela e rituffandosi giù.
Lyandria lo colpi con alcuni raggi, ma lui tentò con un imperioso incanto di Comando di far gettare a terra la sacca ad Adelius.
La ferrea volontà del mago per fortuna di tutti i presenti non cedette, e nel frattempo Gelrish con una folata di vento fece volare giù il goblin.
Il mago poi lo addormentò e fu strettamente legato.
Quando però si svegliò, parve cominciare a mutare: la sua faccia si aprì verticalmente in due fauci da pesce, mentre da uno dei moncherini delle braccia emerse un tentacolo che iniziò a liberarsi delle corde.
Con un incantesimo di ammaliamento l'orrenda progenie del profondo fu costretta a parlare e dire tutto quanto gli era accaduto e quel che sapeva su Ydaach'Nar.
Era peggio di quel che pensassero.
L'esercito non era uno scopo.
L'esercito era un mezzo.
Lo scopo era mietere anime... ogni anima che si univa a lui, gli ridava la forza perduta.

Esaminarono la sacca e scoprirono che era piena di una strana polvere verdognola. Sembrava finissimo cristallo. Verde. Proprio come quelli di Berranzo.. e come presumibilmente l'enorme pezzo citato nel diario della miniera, trasportato via dai Thayan.
Schegge di un corpo cristallizzato di una entità divina demoniaca, giunto nel loro mondo.

L'accaduto scosse tutti, e anche i più titubanti ora avevano capito.
Gundarlun e la guerra erano il problema minore. C'era ben altro a cui pensare.
Adelius si offrì di far incontrare tramite i sogni Uthan con Re Olgrave per fermare la sua avanzata e trovare un punto d'incontro.
Il vero avversario era Ydaach'Nar, ma dov'era? E come poteva esser affrontato?
Verania si ricordo di alcuni cristalli lasciati dalla madre, che avrebbero rivelato qualcosa, ma erano stati rubati tempo da fa uno dei suoi covi... guarda caso proprio dai nostri inconsapevoli eroi.
Senza chiedere conto di come diavolo li avessero, Verania allora disse che poteva condurli dove usarli.

Un vocione gracchiante proveniente dall'ingresso echeggiò poi nell'ampia sala.
Era arrivato anche il Re nanico di Rethgaard. E si era perso tutto il divertimento.
Quando salutò gli avventurieri, un barlume di sospetto e congiura lampeggiò negli occhi di Uthan.
Perchè il Re alleato conosceva i nemici??
Re Thurdàin riuscì a evitare le trappole borbottando che lo conoscevano si..ma di fama. Dopotutto a Rethgaard erano famosi per il loro adamantio..

Era il momento di collaborare.
Una volta tanto non era finita in una palla di fuoco.
O in un bagno di sangue.

venerdì 22 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (45)

CAPITOLO 45 - TORNA A CASA BAANDULF

"Non è l'uscire dal porto, ma il tornarci, che determina il successo di un viaggio." (Rulhad, padre di Baandulf)


La sagoma scura della cittadella fortificata in cima alla collina, una sagoma nera contro la luce morente della sera, sembrava un leviatano addormentato.
Il terreno scricchiolava di brina ad ogni passo mentre uscivano dal piccolo boschetto per attraversare i campi e avvicinarsi alla città.
Le porte però erano ormai chiuse, e Baandulf guidò il gruppo ad un agglomerato di catapecchie e tenute agricole fuori dalle mura.
A casa sua.

Una volta dalla porta però, si bloccò emozionato.
Non riusciva a bussare. Non riusciva a immaginare quel momento.
Quando finalmente bussò, la raschiante voce di suo padre rispose da dietro la porta e inizialmente non sembrava incline a credere che fosse proprio il loro figlio tornato.
Poi la porta si aprì, e così fecero i cuori.

La povera famiglia di Baandulf pensava ormai che la sua ordalia fosse fallita e che lui fosse morto, e trovarselo di fronte, con quella barba poi...ora sembrava un uomo.
Passarono la serata pasteggiando con una frugale cena contadina e a raccontare le loro avventure, anche se ogni racconto sembrava incredibile e inventato alle orecchie di quegli umili abitanti.

Il gruppo poi si informò sulle ultime dicerie e su come veniva percepita la situazione li a Holgerstead.
La Prima Ascia Wedigar insieme alla moglie Halfilda non erano più in città: erano partiti per la capitale Ruathym, convocati da un concilio di guerra richiesto da Verania.
Anche i due fratelli maggiori di Baandulf si erano uniti al contingente.
Erano giunte le voci della sconfitta nell'ultima grande battaglia navale, e anche della rivelazione di Verania di esser la figlia di Hergatha.
Sulla reale sorte della nave fantasma invece non c'erano ancora voci.

Passarono la notte in pagliericci improvvisati ma comodi, e al mattino, mentre Lyandria e Adelius restarono a parlare dei sempre presenti dubbi della ragazza, Gelrish e Ishmael si unirono alla colazione della famiglia.
Il grosso focolare era già acceso, a contrastare i rigori di Nightal, e mentre Sheilin, la sorella di Baandulf, raccontava di aver sognato i fratelli fieri e bellissimi sulla prua di una nave, lo stesso Baandulf sembrava triste e imbarazzato.
Abbraccìò Ishmael ringraziandolo per l'addestramento e ringraziò poi anche gli altri compagni, rivelando che vista l'assenza dei fratelli ora sarebbe rimasto li.
L'ordialia era finita, avrebbe atteso il ritorno di Halfilda per chiudere la cerimonia e diventare un vero hamfriggan.
Ma non era un addio, fatto questo disse che li avrebbe ritrovati.

Partirono in una mattina brumosa, tristi per l'assenza di Baandulf e preoccupati per l'accoglienza che avrebbero potuto trovare a Ruathym.
La strada attraversava i campi ora incolti e gelati, salendo poi tra le montagne.
Un viaggio non lunghissimo ma insidioso e faticoso in quella stagione fredda.
I dialoghi durante la camminata vertevano per lo più su tutte le ipotesi possibili per fermare la guerra, con chi schierarsi se l'aggressore diventava Gundarlun, e sui loro veri obiettivi...
I sensi però erano all'erta, in quella natura selvaggia.

Quando fu troppo buio per proseguire in sicurezza, arrivati presso i resti di un piccolo insediamento, decisero di accamparsi ma Adelius li sorprese con un incantesimo strabiliante che richiamò la sua reggia planare, traboccante di servitori e di comodità.
Per una volta non sarebbero stati all'addiaccio.

Riposati come non mai, al mattino notarono tracce di grossi lupi invernali che evidentemente li avevano fiutati ed erano venuti a curiosare. Ishmael ne intravvide anche alcuni in lontananza che si allontanavano verso nord, proprio dove proseguiva il sentiero.

Giunsero finalmente al passo per svalicare verso Ruathym. Li il sentiero si incuneava in una gola stretta e traboccante di neve. Le tracce dei lupi erano sparite ma il gruppo stava comunque in guardia.

Adelius, fluttuando, individuò appena in tempo due giganti del gelo appostati in alto che stavano per lanciare grossi mucchi di ghiaccio.
Il suo grido fu provvidenziale per non essere sommersi da quella valanga, poi infuriò la battaglia con quei due colossi.

Uno di essi fischiò e alle spalle del gruppo accorsero i feroci lupi invernali.
Gelrish fu colpito in pieno da un blocco di neve e ghiaccio, restando ferito e mezzo bloccato nei detriti, mentre Ishmael incurante dell'impressionante mole degli avversari si arrampicò per ingaggiarne uno in corpo a corpo.
Lyandria colpiva dalla distanza, incalzata però dai lupi.

Adelius poi prese a salmodiare una formula e a muovere le mani come a tessere una immagine, e dall'alto piombò un drago bianco a dir poco gigantesco.
Ad aggrediti e aggressori, indistintamente, furono scossi da quella visione terrorizzante.
Un gigante non fece in tempo a fuggire, ucciso da Lyandria, mentre l'altro cercò di mettersi in salvo.
Anche i lupi non esitarono e sfrecciarono via.
La potente illusione di Adelius aveva posto fine a quella battaglia.

La gola però era piuttosto instabile e insicura, e prima di restare sotto a qualche crollo, gli avventurieri proseguirono celermente per lasciare la zona, cominciando la discesa verso la capitale dell'isola.
E verso fine pomeriggio, eccola la in fondo nella baia, Ruathym.

Se quel che rimaneva dell'alleanza avversaria era la radunato, mancavano solo loro ad unirsi alla festa...
Sempre che di festa si possa parlare.

venerdì 15 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (44)

CAPITOLO 44 - RITORNO ALL'ALBERO

"In natura tutto tende all'equilibrio, tra l'uomo tutto si muove per accentuare le differenze" (Arcidruido Menedhan)


La Spina Avvelenata lottava col mare grigio e agitato e i venti capricciosi che flagellavano la costa occidentale di Ruathym.
Era una continua lotta prendere il vento giusto senza strappare qualche velaggio o sbagliare qualche manovra.

Lo stanco equipaggio costeggiava le aspre falesie scure quando giunse finalmente ad uno slargo tra quelle rocce inospitali, un accenno di baia dove il terreno digradava leggermente verso il mare permettendo l'accesso all'isola.
Avvicinarsi con la nave era comunque troppo rischioso e venne calata una scialuppa che raggiunse in breve tempo la costa per trovarsi ai margini della foresta nebbiosa che si inerpicava verso le vette più interne e verso il possente albero chiamato Il Figlio di Yggrasil.

Lyandria, Gelrish, Ishmael e Adelius si affidarono a Baandulf per aprire la strada.
Il giovane barbaro però dopo neanche mezz'ora di cammino, appariva smarrito e confuso: ogni posto sembrava ripetersi, la foresta sembrava chiudersi attorno a loro, circondata da nebbia, e non dava punti di riferimento.
Seguirono tracce e sentieri appena accennati, scegliendo ad ogni bivio direzioni casuali: il loro scopo era solo cercare di salire verso l'alto, ma si sentivano persi.
Vista come era finita l'ultima visita, temevano di non esser più i benvenuti, e forse la foresta stessa li stava rifiutando?

Adelius, che nel frattempo aveva cercato di aiutarsi con un incantesimo per vedere l'invisibilità, notò una piccola spiritella che si avvicinava al gruppo, convinta di non esser vista.
La creatura disse loro che dovevano dimostrare di esser degni di poter tornare li, e avrebbero dovuto superare alcune prove.
Con la sua vocetta squillante, in cambio della rivelazione della giusta direzione, sottopose un piccolo indovinello.
"Senza di me o dentro di me la morte è sicura / Eppure dentro di te sono la vita purissima"
Con disappunto della dispettosa creaturina, l'enigma trovò rapida risposta e lei li indirizzo lungo uno scomodo sentiero.
Poco dopo tuttavia il gruppo ebbe l'impressione di essersi di nuovo perso, fino a giungere ad uno spiazzo dove, presso un basso cerchio di pietre, sedeva un fauno.
L'essere caprino, dall'aspra voce, propose loro la sfida delle bacche.. un piccolo gioco che consisteva nel mangiare delle bacche in modo che chi restava con l'ultima, che era diversa e velenosa, perdeva.
L'essere disposte una manciata di bacche bluastre sulle pietre, e Gelrish partecipò al suo gioco.
Si potevano mangiare 1,2 o 3 bacche al massimo per volta.
Lentamente le bacche diminuivano ma a Ishmael qualcosa non tornava.. era chiaro che andando avanti così avrebbe vinto sempre e comunque il fauno, che era evidentemente molto astuto a fare i conti.
Adelius intervenne addormentandolo, venne aggiunta una bacca al mucchietto per poi risvegliarlo e proseguire il gioco.
Il fauno, confuso e diffidente, riprese il filo della sfida ma i conti non tornavano più, e si accorse ben prima che le bacche fossero finite che avrebbe perso.
Una volta sconfitto, rivelò la strada al gruppo: dovevano seguire il ruscello congelato che si dipanava alle sue spalle.

Camminarono ancora, guardinghi nonostante la stanchezza, in quella foresta imbiancata, fino a trovare un altra pixie che propose nuovamente un enigma.

Superato anche questo, la minuscola creatura condusse finalmente gli stanchi avventurieri fuori da quel mondo senza uscita, sbucando in una foresta analoga ma senza nebbie, e più familiare, dove ritrovarono la strada e l'orientamento, e giunsero infine alla vista dell'imponente e monumentale albero.

Mentre si avvicinavano con cautela, l'Arcidruido Menedhan in persona, sbucando da un albero, bloccò loro la strada spiegando che era stato necessario metterli alla prova, e che anche se gli aveva concesso di passare voleva ancora capire perché erano tornati li, e con quali intenzioni.

Le spiegazioni di Lyandria e compagni parvero convincerlo, e ricordando loro in maniera un po' inquietante che lui era solo il protettore della foresta, ma non dell'Albero, perché l'albero si proteggeva da solo, gli augurò buona fortuna e si dileguò.
La vista di quella antico albero lasciava ogni volta senza fiato e infondeva pace.
La sua imponenza, la maestosità, l'aria di antichità e di appartenere ad un altro mondo, incastonato in quel paesaggio ghiacciato, si sarebbe lasciato contemplare per ore...ma non c'era molto tempo da perdere.
A parte un enorme orsogufo delle nevi, non si notavano altri guardiani li attorno, ma era certo che ce ne fossero: terra, alberi e forse anche acqua erano pronti a rispondere  e difendere Il Figlio di Yggrasil.
Varcarono la fenditura nell'enorme tronco arrivando alla sala dove le radici più giovani si abbeveravano in una pozza d'acqua pura.

Erano giunti li, ma si rendevano conto che ora non sapevano esattamente cosa fare: Menedhan non aveva saputo dare indicazioni sul rituale, e chi forse poteva aiutarli era lontano.
La speranza era che fosse lo stesso Albero a dargli indicazioni, se avesse in qualche modo captato le loro intenzioni e la necessità che aveva il mondo di un aiuto vista la minaccia in atto...

Adelius, affascinato, provò a sondare i pensieri di quell'essere ancestrale, chiedendo rispettosamente una piccola parte del suo potere.

Nel frattempo Lyandria, toccò la radice nel punto in cui era stata incisa la benedizione per Hergatha, restando a lungo concentrata, cercando di meditare e percepire qualche visione.
Poi la vide.
Una donna, con una bambina appena nata.
Nell'altra mano un puntello di adamantio intriso di sangue... pregava e pronunciava una qualche formula mentre incideva delle rune.
Era proprio lei: la madre di Hergatha. Stava rivivendo il momento in cui conferì alla Storm Maiden il potere che avrebbe cambiato la storia del Mare delle Spade.

Lyandria capiva cosa stava vedendo, ma non capiva quelle rune e quelle parole: erano in primordiale.
Fortuna volle che Gelrish comprendesse quell'atavica forma di comunicazione, e potesse in qualche modo tradurre il rituale, per poi adattarlo alla nuova richiesta di Lyandria.
Dalla traduzione di Gelrish emerse un altro fatto che fece luce sul vecchio mistero di come erano andate realmente le cose: la donna forse aveva ricevuto il rituale da qualcuno che l'aveva ingannata, ed era stata convinta di richiedere la benedizione di Tempus, ma invece a sua insaputa la formula e le rune contenevano anche l'invito ad Umberlee. Ecco come si era intromessa la capricciosa Dea...
Con trepidazione, la giovane Capitana incise nelle possenti radici una nuova benedizione, per se e le sue figlie, col suo sangue.. il sangue degli Stromkir.
Non chiese la forza di Tempus, e non cedette alle lusinghe di Umberlee.. ripensando forse al potere della conchiglia che aveva brandito, e agli insegnamenti delle monache-guerriere incontrate, si affidò a qualcosa di più antico e primordiale: Istishia.
Finita l'ultima lettera, le rune si illuminarono di una tenue luce, per poi brillare di una patina di brina.
Baandulf preoccupato si guardava attorno temendo attacchi o ritorsioni, ma non accadde nulla.
Se avesse o meno funzionato non era chiaro, ma almeno l'Albero pareva non essersi inalberato.

Sfiniti ma con l'animo rasserenato, gli avventurieri lasciarono il luogo sacro, per ritrovare Menedhan e chiedergli un ultimo favore: un passaggio rapido tramite il suo prodigioso incanto di trasporto vegetale.
Sbucarono così, a tarda sera, da un bel larice poco fuori le mura di Holgerstead.

venerdì 8 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (43)

CAPITOLO 43 - DUBBI E OMBRE

"Mi ingozzo? certo! Sai che ti dico? Vivi ogni colazione come se fosse l'ultima..perchè potrebbe esserlo veramente... Soprattutto su questa fottuta nave!" (perle di sobrietà di Murray)

Sul torrione di guardia nel covo di Verania, il cadavere interrogato fornì poche altre informazioni oltre a quelle su Verania stessa. Forse c'erano altre domande da porgli, sempre ammesso che avrebbe dato risposte decenti a chi poco prima lo aveva ucciso.
Era inutile perdere altro tempo, l'assalto era stato duro ed era meglio riposare e recuperare le forze.

Scendendo in una delle fredde e spoglie stanze della fortificazione, Lyandria ricevette un messaggio mentale da Marla, l'agente del Kraken. Era riuscita e contattare l'adepta di Umberlee al servizio di Verania, e acconsentito a ricevere una delegazione pacifica.
Mentre Lyandria parlava prima con Gelrish e poi con Garrdo, l'unico altro fedele di Nuban che conoscesse, cercando conforto e ispirazione nelle loro parole per capire la sua strana crisi di fede, o forse solo i suoi dubbi sulla crescente ispirazione per Umberlee, in un altra stanza della piccola fortezza Adelius faceva una conoscenza un po' più approfondita..forse anche troppo, di Siberrin la Fiera.

Poco prima, lo stesso Adelius aveva provato ad entrare nei sogni di Arveiaturace, la temibile draghessa antica, per cercare di manipolarla e portarla dalla loro parte, ma l'antichissima creatura si era mostrata un osso molto duro e dal carattere selvaggio, oltre che per nulla a digiuno di sapienza magica...
Non era neppure l'alba che il berciare di Maran svegliò tutti: non si poteva dormire sugli allori.
L'uomo voleva sapere cosa avevano deciso di fare, ma la notte non aveva portato ancora del tutto consiglio, e discussero ancora a lungo, fino a che Lyandria non cercò di spuntarla con la sua idea: andare si a Ruathym, ma passando prima dall'Albero..il Figlio di Yggrasil.. la ragazza aveva un piano.
Dujek invece continuava ad esser diffidente e suggerire di sopprimerla, ma era in minoranza, anzi era da solo.

Gli equipaggi, in quel freddo mattino, si divisero:
Maran e la nave mercenaria della Compagnia delle Vele Bianche ancora integra avrebbero portato Siberrin a casa, da Rault, prima che il vecchio potesse aggiungere caos al caos.
Ploppa e il Nasello Fantasma sarebbero rientrati verso Gundarlun
Lyandria e il suo equipaggio riprendevano possesso della Spina Avvelenata, e partivano invece per l'Albero, la prua rivolta a sud-ovest verso il promontorio meridionale di Ruathym, per per poi risalire la costa ovest dell'isola, incontrando venti feroci e indomabili, che rendevano il mare quanto mai arrabbiato.

Alla fine di quel primo giorno di viaggio, un falco pellegrino giunse da Gelrish.
Erano notizie da Shid'anian, la sacerdotessa consigliera di Re Olgrave: nell'ultimo Consiglio di Guerra, il Re aveva deciso di approfittare delle forze avversarie in rotta per ribaltare la situazione, e ora voleva esser lui a dare il colpo di grazia e magari conquistare Ruathym.
Invasi e invasori si sarebbero scambiati di ruolo?
Shid'anian si era opposta, ma non era servito, e la maggioranza del Consiglio era con il RE. La sacerdotessa aveva la l'inquietante sensazione che lasciando sguarnita Gundarlun, sarebbe accaduto qualcosa di terribile, e in quelle dannate faide tra nordici tutti dimenticassero il vero nemico il agguato: Ydaach'nar

Una grana in più nei tanti pensieri che gravavano sull'equipaggio, ma ormai la rotta era tracciata, le coste di Ruathyum vicine, e l'Albero ad un giorno di nave...





sabato 2 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (42)

CAPITOLO 42 - BUSSANO AL PORTONE

"I grandi sono tali solo perchè noi siamo in ginocchio.

Rialziamoci!" (Maran Ventopungente)

Lo stramaledetto respiro di Auril soffiava più forte che mai in quel Secondo giorno della Seconda decade del mese di Nightal, portando placche di ghiaccio provenienti dal nord.

Una volta tanto il cielo non era tempestoso, ma neppure limpido. Un sottilissimo velo bianco di foschia rendeva tutto omogeneo come in un sogno, quando giunsero in prossimità della minuscola isola pietrosa in cui si annidava il secondo covo di Verania.
Lungo il tragitto avevano guerreggiato con qualche sparuta nave nemica in fuga, ma qui, inaspettatamente, nessuna nave li aveva intercettati.

Nessuna apparente protezione navale all'isola.

L'approdo nascosto si raggiungeva da una strettissima insenatura, protetta da austeri e robusti bastioni a picco sulle alte rocce, che sovrastavano un enorme portone a due ante che regolava l'accesso.
Il Nasello scelse di restare ad una buona distanza, studiando il da farsi.
Adelius poi con un incantesimo scivolò nel piano etereo, e indisturbato riuscì a penetrare nel covo e valutare le difese.
Nel suo giro, trovò anche l'ubicazione in cui era imprigionata la povera Siberrin, ma con rammarico non notò la presenza di Verania. Dov'era finita?

Una volta rientrato a bordo, cominciarono a discutere sul da farsi quando la sentinella sulla coffa individuò vele in arrivo da nord.
Due navi.
Dopo attimi di tensione, riconobbero una delle navi di Mintarn, e la grottesca Spina Avvelenata.
Le due navi si affiancarono e Maran insieme al suo amico Galdran Brokk salirono a bordo per capire la situazione.
Bisognava varcare quell'enorme cancello, ma c'era il pericolo di numerose baliste armate di dardi pesanti e incendiari. E c'era la possibilità di mettere in pericolo i prigionieri.

Discussero a lungo una infinità di strategie, dalle più dirette alle più strampalate, dalle più complesse alle più rapide, ma il tempo passava e uno spazientito Galdran abbandonò l'aria stantia della cabina borbottando qualcosa.
All'improvviso la prua del Nasello Fantasma si inclinò paurosamente in avanti scricchiolando.
Tutti quelli riuniti in cabina sbucarono fuori per vedere che la dove poco prima c'era Galdran, ora c'era un grosso Drago di Rame appollaiato e pronto a spiccare il volo liberando del suo peso l'antico legno della nave.
Quello che ancora non sapevano (tranne probabilmente Maran) era che non si trattava di un drago qualunque: era il famoso Galadaeros, la Fiamma del Tramonto.
L'enorme creatura parlò con una voce bassa, che sembrava il raschiare di enormi macine di pietra, dicendo loro di attirare l'attenzione con le navi mentre lui prendeva quota.
La piccola flotta improvvisata si mosse allora all'assedio dei bastioni.
Adelius evocò un muro di forza sulla prua del Nasello, proprio poco prima che si infrangessero nella barriera invisibile i primi proiettili delle baliste.
Poi dall'alto piomò il drago. Seminando panico e terrore sul bastione di destra, e sciogliendo nel suo soffio acido tutti i malcapitati su quelle mura.
Con un movimento a mezzaluna planò di nuovo sul Nasello, prese in groppa Gelrish e Lyandria per depositarli poi, seguiti da Adelius ancora nel piano etereo, sulla parte ora libera dei bastioni.

Ishmael a nuoto raggiunse furtivamente la base dei bastioni a sinistra del cancello, e l'intero  gruppo di avventurieri cominciò l'assalto delle mura per raggiungere i verricelli che azionavano le colossali porte.
Ishmael evocò un banco di nebbia, mietendo vittime, mentre dall'altra parte Gelrish lasciato solo da Lyandria che aveva proseguito nella carica verso la zona di Ishmael, cercava di azionare il pesante argano ma veniva raggiunto da diversi difensori.
Uno dei difensori, dotato di capacità druidiche, invocò una tempesta di ghiaccio ma presto fu costretto a fuggire in forma di gufo

Il drago proseguì il volo liberando il resto della gola da tutti quelli che osavano affacciarsi sulle mura fortificate.
Gli assedianti dopo un duro scontro nel frattempo erano riusciti ad azionare il cancello, con gran sollievo del povero Murray che da sotto, col Nasello ormai a pochi metri da quei colossali portoni, temeva che si andassero a schiantare.
Quando il Nasello scivolò nelle acque dell'insenatura, dall'alto i nostri eroi saltarono sul sartiame o sulle velature per scendere poi sul ponte.
Galadaeros gli disse di proseguire. Avrebbe pensato lui e le due navi a finire il lavoro di pulizia, e avrebbero vigilato in caso di rinforzi o tentativi di richiudere l'ingresso.
La sottilissima lingua di mare arrivava ad un approdo a malapena sufficiente per due vascelli, da cui poi si apriva la volta di una ampia grotta bagnata dall'acqua.
Lunghi pontili di legno facevano da passarelle tra stanze e grotte che erano state riadattate coi resti di vecchie navi.
Anche gli uomini di Verania presenti li erano ormai pronti all'assedio e si avvicinarono ad attaccare gli avventurieri appena sbarcarono sul pontile.
Lyandria e Gelrish però si resero subito invisibili, e guidati da Adelius che era già stato li in avanscoperta, sgattaiolarono subito in cerca di Siberrin lasciando a Ishmael e a Baandulf il compito di attirare l'attenzione degli inferociti pirati nordici.
Sui pontili piovevano quadrelli e frecce sui due poveri guerrieri, che mietevano una vittima dopo l'altra per poi trincerarsi dietro una nuova coltre di nebbia.
Baandulf, avvinghiato ad un grosso veterano ruzzolò dentro una stanza facendo a pezzi sedie e tavoli per poi venire circondato da un altro difensore armato di ascia.
Quando Ishmael sentì le urla dentro quella stanza, capì che Baandulf doveva aver perso il controllo e liberato l'orso che era in lui.
Alcuni dei sopravvissuti a quegli attacchi brutali, fuggirono rubando la scialuppa con cui era arrivato il gruppo...

Nel cuore di quel sistema di cunicoli nel frattempo i tre invisibili invasori erano arrivati in un ampio spiazzo pietroso dal soffitto altissimo e irregolare.
Lo strano warlock al servizio di Verania era la, su una sporgenza rocciosa dove era stato ricavato uno trono, e con un brivido Lyandria notò che lui poteva vederli!
Fu anche sorpresa dal vedere che tra chi era stato lasciato a guardia dei prigionieri ci fosse Hrolf, oltre ad uno sgradevole cinghiale mannaro suo scagnozzo.
Adelius però flagellò il warlock con potenti poteri psichici e lui fece appena in tempo a avvertire tutti i presenti della presenza degli invasori invisibili.
Una volta allertati, gli agguerriti combattenti presero a menare fendenti attorno a se alla cieca, e Hrolf riuscì persino a colpire Lyandria.
La ragazza, tornando visibile, con un balzo magico si teletrasportò dentro le sbarre dietro a cui era rinchiusa una sfinita Siberrin, beffando molti degli aggressori che non potevano entrare in quella cella.
La prigioniera era stata maltrattata e sedeva raggomitolata e priva di forze, assistendo impotente alla battaglia di fronte a lei.

Dalla cella Lyandria invocò i poteri di Nuban, invadendo buona parte della grotta con una coltre impenetrabile di oscurità abissale e aberrante che disorientò e fiaccò tutti quelli catturati all'interno.
Gelrish invocò Valkur e la tempesta del fulmine, flagellando con una potente scarica l'odiato schiavista Hrolf e chi gli stava vicino.
Il dragonide si fece strada poi verso l'odiato nemico, pronto ad una resa dei conti che i suoi compagni non potevano capire fino in fondo.

Urla, caos, sangue, magia, armi e delirio avevano invaso quello spazio senza vie di fuga in una lotta ormai primitiva.
Dall'altra parte della caverna, Lyandria riuscì a colpire il vecchio warlock da lontano e ad abbatterlo, anche se Adelius l'avrebbe voluto catturare vivo.
Altri morivano al centro della grotta incapaci di uscire da quel globo impenetrabile e alieno..

Sui pontili la situazione si stava facendo caldissima.
I difensori sciamavano verso Ishmael e l'orso, che attaccava chiunque si avvicinasse.
Il povero Baandulf ormai più che un orso sembrava un porcospino vista la mole di frecce e quadrelli conficcata nella spessa pelliccia finchè con un ultimo ruggito si sfida si accasciò sconfitto, tornando nelle sembianze del giovane hamfriggan svenuto.
Ishmael lo trascinò in una stanza laterale per sottrarlo ai nemici, poi si appostò dietro la porta ormai divelta per avventarsi sugli incursori.
Un cencioso prete di Umberlee provò a paralizzarlo, fallendo, ma riuscì a farlo con Baandulf che si era appena ripreso.
Il barbaro, attaccato da più lati ed inerme, cadde privo di sensi, con gravi ferite al collo e al petto.
Ishmael, che ormai mordeva senza pudore di mostrare il suo retaggio, era coperto di sangue e si ergeva come un demone della morte in mezzo ai cadaveri dopo aver abbattuto altri due uomini e il prete, e i pochi ancora in grado di correre cominciarono a scappare.

Nella grotta intanto erano pochi ancora in grado di lottare. Adelius aveva portato dalla loro parte, tramite ammaliamento, un mirmidone d'acqua evocato dai difensori che si avventò sul tozzo cinghiale mannaro ancora coriacemente in piedi.
Dall'altro lato, oscurato dall'incantesimo di Lyandria, andava in scena il duello tra Gelrish e lo schiavista Hrolf.
Nonostante fossero giunti altri pirati a dargli man forte, Gelrish riuscì infine ad abbatterlo con un possente colpo in testa della sua mazza ferrata magica, accresciuta dalla potenza tonante di Valkur.
Col volto ridotto ad una poltiglia, mentre si accasciava morendo, Hrolf riuscì a sogghignare avvisando il dragonide che poteva aver spezzato le catene fisiche, di ferro, ma non avrebbe mai spezzato altre catene, e che erano tutti prigionieri del destino...

I pochi vivi si erano arresi e anche fuori evidentemente gli alleati avevano messo in sicurezza il resto dei bastioni e del cancello della baia.
Lyandria, accorsa verso i pontili per aiutare Ishmael, salvò Baandulf morente e anche Garrdo, il Primo Ufficiale di Siberrin.

Il covo era preso.
Siberrin era salva.
Ma Verania non era li.

Finirono il lavoro saccheggiando la base, recuperando diverse merci pregiate e qualche oggetto magico, poi si ritrovarono fuori con Maran e gli altri per fare il punto della situazione.
Interrogando il cadavere del braccio destro di Verania scoprirono che la donna si era recata a Ruathym, nella capitale. Probabilmente per riunire gli alleati ancora vivi e studiare nuove mosse...
Raggiungerla subito poteva essere sicuramente un passo importante, ma la ciurma del Nasello Fantasma aveva ancora molti altri conti in sospeso.

Quale sarebbe stata la loro prossima mossa?