domenica 29 dicembre 2019

Spade, Maghi e Pestilenze. Capitolo 11 - Scontro Finale



La Storia...

Potrei raccontarvi dell'Epica Battaglia sulle Starmetal Hills, di come un manipolo di Arpisti insieme a un contingente di cavalieri da Neverwinter, alcuni elfi del bosco di Neverwinter e altri eroi affrontarono il terribile chierico Bairoth, l'eletto di Talona, morto da centinaia di anni e non si sa come tornato tra noi...

Potrei raccontarvi di come questo improvvisato esercito si scontrò contro Bairoth e i suoi adepti, resi ciechi alla paura e intrisi di una furia assassina dovuta al fanatismo e ai poteri infusi dal terribile potere di Bairoth e del suo Bastone.

Potrei raccontarvi di come si stava mettendo male per gli assedianti, nonostante le loro abilità , contro i terribili sortilegi dell'Eletto di Talona e i suoi alleati.
Poi però, il potere del chierico parve vacillare.
Il dubbio prese il posto della determinazione, le sorti della battaglia lentamente cambiarono.

Si dice che una freccia di Elebel, la letale elfa compagna di Maran riuscì a colpire Bairoth dritto in un occhio, proprio mentre alle sue spalle Orfantal, il più prezioso degli alleati degli Arpisti, un giovane Drago d'argento, colpiva il chierico e i suoi generali con suo tremendo soffio.

Una palla di fuoco infine fece breccia nelle difese magiche ormai cadute, riducendo Bairoth in cenere, anche se si dice che fosse già morto a quel punto.
Del suo compare di sventure, il bastardo che lo riportò in vita, il mago Jerontus Oryan, non se ne seppe più nulla. Qualcuno dice che sia sopravvissuto e codardamente fuggito.

Potrei raccontarvi le numerose versioni che i racconti di questa epica battaglia hanno già assunto per bocca di bardi, musici e storici.
E di come finiranno sui libri.

Potrei raccontarvi tutto questo, ma invece vi parlerò di un evento che nessuno conosce, che solo qui alla Locanda del Gatto Lercio potrete sentire.

... e La Leggenda


Vi racconterò di come un manipolo di eroi senza nome, che non sarà celebrato da nessuno e non finirà su nessun libro o poema, mentre accadeva tutto questo affrontava una missione ancora più determinante, che salvò Neverwinter e decine di migliaia di persone dal terribile morbo che voleva diffondere l'infame Eletto di Talona.

Quando il mago giunto a prenderli li teletrasportò nella tenda improvvisata a campo di comando, la riunione era già in corso.
I nostri 5 eroi riconobbero Maran e gli altri attorno al tavolo, insieme a uomini in armature scintillanti, qualche mago e degli elfi, che discutevano puntando gli indici su vari punti di una rozza mappa.
Passata la nausea per il pratico quanto arcano e disorientante mezzo di trasporto, Aran, Bogro, Katrina, Breena e Dhorna si avvicinarono al tavolo, accolti dal sorriso ottimistico di Maran
"abbiamo un piano." Disse
"Secondo le informazioni estorte ad un prigioniero, Bairoth non userà il potere del Bastone in battaglia, perchè l'ha collocato in una miniera abbandonata sotto il colle dove sorge il suo accampamento. "
"Hanno riconvertito la miniera a loro laboratorio dove producono la terribile mistura che versano poi nel fiume. "
"Il Bastone impregna il prodotto finale coi suoi poteri, e quindi è li sotto...se attaccato ora, a sorpresa, probabilmente non lo avrà con lui..."
Fece una pausa
"Le cattive notizie sono che non abbiamo più tempo, perchè pare che abbiano finalmente trovato la giusta formula nei dosaggi, e il prossimo carico che verseranno sarà letale e della potenza necessaria a avvelenare tutta Neverwinter."

"L'altra cattiva notizia è che sarete voi a infiltrarvi la sotto e distruggere il Bastone, così da privare quel dannato pazzo della sua più grande fonte di potere."

"Un momento!" Jori, un mago dall'aria svampita e dallo sguardo miope, forse per il troppo tempo passato sui libri intervenne fermando Maran.
"Non è così. Non si tratta mica di spezzare un ramoscello o bruciare un tronco! Non si distrugge un antichissimo artefatto benedetto da Talona in persona come niente fosse... dovremo studiare per capire come distrugg..."
"E quindi??" Lo interruppe l'arpista
"E quindi, il quipresente Jori ha già una soluzione alternativa." Disse mostrando una pregiata sacca di cuoio e velluto, attirando sguardi accigliati e confusi.
"uhmm????"
"Ogni magia o artefatto, per quanto potente, agisce e ha effetti solo sul Piano in cui si trova."
Spiegò agitando una bacchetta con aria dotta.
"E questa, è una semplice Borsa Conservante. Sapete come funziona vero?"
"Contiene un sacco di cose... e questo perchè si apre su uno spazio extradimensionale. Io credo... e modestamente suppongo di non sbagliarmi, che conservando quell'oggetto maledetto qui dentro, sarà come bloccarlo."
"Quindi, anche se i nostri amici qui non potranno distruggere il Bastone, potranno interromperne gli effetti nel nostro mondo." Disse infine consegnando l'oggetto magico ad Aran.
"Ma.... noi ... come facciamo a..."
"Come ho detto il piano è semplice..." Riprese Maran  "..l'esercito che abbiamo radunato attaccherà in massa l'accampamento.  E mentre tutti si uniranno alla battaglia e saranno distratti, lasciando sguarnito il sotterraneo, voi entrerete in scena. "

Vennero consegnate alcune pergamene e pozioni utili alla missione, e vennero condotti i 5 prescelti  fuori dalla parte posteriore dell'accampamento dei Cultisti.

I minuti sembravano ore, nell'attesa e nella tensione di entrare in azione.

Poi, un lontano boato. Mille voci, ruggiti, corni, allarmi. La battaglia era iniziata.

Non tutte le sentinelle però abbandonarono le torrette di guardia,  creando il primo imprevisto. Ma con  tanta fortuna e poca strategia il problema fu risolto. E anche altre due guardie all'ingresso dell'ampia scalinata che portava nei sotterranei, tra i resti di una torre diroccata, furono eliminate.

Scesero nel complesso sotterraneo, illuminato qua e la da fioche torce.
Una struttura fatta di pareti di grossi e robusti blocchi di pietra scendeva come un castello al contrario fino ad una enorme cavità sotterranea tagliata a metà, come una ciclopica ferita aperta nella pietra, da un crepaccio profondo e frastagliato sul cui fondo scorreva il corso d'acqua che sbucando dalla collina diventava poi il principale ramo del fiume Neverwinter.

I Cultisti si erano organizzati bene, con un enorme montacarichi in legno azionato da due grossi Ogre. I due colossi non brillavano per astuzia e furono convinti dai 5 avventurieri che avevano un lasciapassare valido.

Scesero sul fondo, dove alcuni binari sparivano nel buio, verso nord.
Diversi laboratori con componenti alchemici sconosciuti si aprivano su tutto il lato destro, mentre l'inquietante crepaccio era sul lato sinistro del percorso.

Si rifugiarono nel primo laboratorio trovato aperto quando si accorsero di alcune sentinelle di ronda, poi scoprirono che le condotte di scarico, accessibili da alcune grate di ferro sul pavimento, anche se strette erano percorribili e si aprivano su altre stanze.
Ma per quanto siano pronti a tutto ed eroici certi eroi...non tutti amano affrontare la merda e altri sgradevoli e sconosciuti liquami. Bogro e Breena finirono pure morsi da alcuni topi la sotto, prendendosi gli Dei solo sanno quale malanni. E nonostante insistessero per sfruttare quella strategica via di spostamento, fu deciso a maggioranza di agire diversamente.
Un famoso bardo...mi pare di Baldur's Gate? diceva che dal letame nascono i fior..beh, in questo caso non nacque un bel niente se non Peste Fognaria e un tanfo inenarrabile.

Sorpresero le sentinelle alle spalle. Erano tre. Due armati, ed uno che pareva esser un mago, che li seguiva poco dietro.
Un incantesimo di sonno fece cadere il mago, e mentre Breena faceva spuntare spuntoni e spine dal terreno, che li bloccavano e ferivano, gli altri ebbero presto la meglio sui due.

Interrogarono il mago, ottenendo alcune informazioni utili, poi scoprirono che una grossa porta era presidiata da due Minotauri che difficilmente sarebbero stati stolti come gli Ogre.

Elaborarono un piano, sfruttando le uniformi delle due guardie, mentre Aran usava un incantesimo per assumere le sembianze del mago catturato, superarono le due enormi cretaure e recuperarono un carello minerario, poi tornarono indietro e vi nascosero il resto del gruppo, oltrepassando così tutti la porta sotto lo sguardo perplesso dei Minotauri.

Raggiunsero l'enorme stanza a cupola dove al centro era collocato il Bastone.
Notarono però dalle tracce per terra che i carrelli con le botti piene di intruglio da "benedire" col potere dell'Artefatto venivano spinti a mano solo fino al margine dell'ingresso, ma poi le tracce finivano e il resto del tragitto era completato con un sistema di catene.

Un incanto di individuazione del magico svelò il misterò: l'intera area interna era protetta da qualche incantesimo che si attivava probabilmente se qualcuno oltrepassava la soglia.
Aran usò la permamena di Dissolvi Magie ricevuta alla riunione, e fortunatamente funzionò, dissolvendo l'allarme magico.

Entrarono cautamente ma una voce li dissuase
Non toccate quel Bastone!
Su una piattaforma di legno, che passava come un ponte sul crepaccio, un bandito di loro conoscenza li fissava in gesto di sfida, con le mani sulla leva che avrebbe ribaltato un lato di piattaforma carico di barili di mistura pestilenziale giù di sotto nel fiume.
Era il tizio che li aveva giocati e intrappolati coi malati nel nascondiglio nel bosco, di cui Bogro conservava ancora la testa del fratello.

Fu un momento di stallo e tensione. Una mossa falsa e quei barili sarebbero stati sganciati.

Deponete le armi e arrendetevi! Li incalzava il bandito.
Poi accadde tutto in un attimo. Breena fece comparire viticci aggroviglianti sulla struttura, per bloccare la leva, mentre frecce e quadrelli sibilarono verso l'uomo che pur ferito quasi mortalmente tentò di azionare la leva.
Restarono tutti col fiato sospeso. Un attimo lunghissimo. Poi il dannato meccanismo non funzionò, bloccato dai rampicanti di Breena. E sull'uomo si abbattè il colpo definitivo.
Era tempo di agire e recuperare il Bastone, ma individuarono un'altra trappola sul piedistallo, e non era meccanica ma magica, e ogni incanto di dissolvi magie finito.

Bisognava azzardare.
Stando lontani, usarono "mano magica" per prendere l'Artefatto, che si staccò senza problemi dalla sua sede, e fu prontamente infilato nella Borsa Conservante.

Quando dico "senza problemi" tralascio un enorme Golem di Pietra che si attivò immediatamente appena toccato il Bastone, e se pensate  che la parola "fuga" non si addica a racconti eroici e imprese epiche e imperiture, beh, vi sbagliate perchè è proprio la soluzione che scelsero senza neanche doversi mettere d'accordo.

Il Golem riuscì comunque ad assestare dei pesanti pugni sui fuggitivi, quasi schiacciando Breena.
Anche i Minotauri, attirati dal trambusto, si gettarono all'inseguimento.
La fuga disperata proseguì oltre il ponte sul baratro, verso una zona dei sotterranei ancora ignota, col rischio di trovarsi dei pericoli anche davanti, ma non c'era più scelta.

Un sinistro "crik" seguito da un più forte "crak e... CraaaacBroomm" li fece voltare indietro in tempo per vedere la pedana in legno cedere sotto il peso contemporaneo del Golem e dei Minotauri.

Il pesante Costrutto di Pietra, senza un suono o alcuna emozione, sprofondò nell'abisso trascinadosi dietro pezzi di ponte e un Minotauro.

L'unico Minotauro continuò invece a caricarli, mulinando un'ascia bipenne di dimensioni tali che neanche Bogro avrebbe potuto usarla, ma i rapporti di forza erano cambiati e gli avventurieri interruppero la fuga, aiutando Breena che nel frattempo era mutata in un grosso Lupo e si era avventata sull'uomo-manzo.
Anche gli Ogre si erano liberati e stavano vagando nei laboratori, mentre di sopra gli esiti della battaglia erano sconosciuti, non restava quindi che proseguire nella fuga.

Vagavano alla cieca, improvvisando.
Attraversarono alcune buie stanze in disuso e trovarono un passaggio segreto che si apriva su una lunga galleria scavata nella roccia e poi nella terra.

L'aria che si respirava era diversa, più fresca, e finalmente emersero tra i rovi, in un lato della collina.

Lo spettacolo che videro una volta tornati verso l'accampamento dei cultisti era tremendo: tanti caduti, tanti feriti.

L'acciaio, la magia, la furia e la cattiveria avevano lasciato i loro frutti orrendi sul campo di battaglia, ma in mezzo alla desolazione, i 5 avventurieri notarono volti conosciuti, e capirono di avercela fatta. Anche Maran Ventopungente intercettò i loro sguardi, e non ci fu bisogno di parole.

In molti vi racconteranno che il mondo fu salvato nella Battaglia sulle Starmetal Hills, ma ora voi saprete la verità: che il merito fu anche di 5 insensati scavezzacollo che accettarono una missione suicida e cambiarono l'esito del destino.
E a volte... qualcuno di loro lo trovate qui, a bere la mia birra.

[Fine]


giovedì 12 dicembre 2019

Storm King's Thunder – Capitolo 10 L’Occhio del Padre-di-Tutto


Proprio mentre si stavano rimettendo in cammino, la Draghessa, smaltita la rabbia ebbe un insperato moto di riconoscenza per quei miseri umani che avevano combattuto al suo fianco valorosamente contro così tanti giganti, e ri-planando su di loro gli disse che forse poteva aiutarli… dovevano cercare un suo avo, un Drago antico di sua conoscenza…

Furono condotti fino ad un’ampia radura che si apriva nei boschi, e dopo attimi che sembravano interminabili, una mastodontica figura planò facendo piegare gli alberi dallo spostamento d’aria.
Soltanto sentirne la voce faceva cedere le gambe, mentre chiedeva che cosa cercassero.

Anziché rispondere alle loro domande su Artus Cimber, il gigantesco drago fece scendere una minuscola figura che solo in quel momento si accorsero si trovava a cavalcioni dietro le possenti creste ossee e le corna dell’animale.

Sirac lo riconobbe, e gli andò incontro: era Artus.

"Per i nove inferi"… Brogmar era stupito e quasi incredulo.
Artus disse di avere l’anello, che era un artefatto magico maledetto, e stava cercando il modo di distruggerlo per non farlo cadere nelle mani dei giganti. A quanto pareva, poteva controllare i ghiacci.
Riguardo ai loro dubbi su cosa diamine stesse succedendo e i motivi di questo subbuglio delle popolazioni dei Giganti, Artus e il drago dissero che c’era un luogo dove avrebbero potuto trovare delle risposte:  un antico Tempio nei recessi più settentrionali della Spina Dorsale del Mondo… l’Occhio del Padre di Tutto.

Quel nome mistico ispirava in Brogmar timore e reverenza…il nano immaginava si riferisse a qualche primordiale Tempio di Ao, o di una qualche divinità che secondo le credenze locali aveva creato tutto.
Ma si sbagliava.


Studiando una rozza cartina presa a Bryn Shander, decisero che il modo migliore per evitare gli insidiosi monti della Spina era percorrere il fiume Mirar fin quasi alle sue fonti, per poi deviare a nord.

Il viaggio proseguì senza intoppi, e il vero avversario era il freddo che si faceva sempre più pungente.

E poi, sul fianco dei una montagna, eccolo …il tempio. Colonne imponenti circondavano un ingresso che entrava nel cuore di pietra del monte. Le dimensioni del complesso erano davvero enormi, e questo non lasciava presagire nulla di buono.

Entrarono circospetti… fino ad una grossa stanza con 6 statue incredibili…6 statue di 6 giganti diversi, uno per razza, e ognuna fatta di un minerale che imitava l’elemento primordiale della razza che rappresentava. 
Su ogni basamento si poteva notare una runa. Brogmar capiva qualche fondamento di lingua dei giganti e riconobbe le rune che corrispondevano a dei nomi.
Al centro, un’altra statua, dalla forma più indefinita, verso cui le altre 6 si inchinavano.

Il nano, a bocca aperta, fissava l’architettura del luogo, enorme, maestosa, e le statue coi loro misteriosi minerali… ora capiva.. il nome del luogo, non si riferiva a quel che pensava, ma il Padre a cui si faceva riferimento era il Padre dei Giganti.. il progenitore di tutte le loro razze.. o forse il loro Dio principale…

Si respirava un’aria antica e mistica, ma anche pericolosa. 
Mentre era affascinato e assorto nei suoi pensieri, notò con la coda dell’occhio Lucky che esaminava le rune e allungava una mano verso quella sulla statua del Gigante delle Tempeste.
Per l’abisso! Mai l’avesse fatto… una terribile tempesta magica fatta di fulmini, grandine, pioggia acida si scatenò su tutta l’area, facendo fuggire scompostamente tutti di nuovo all’esterno.

Il boato e la potenza dell’incantesimo era tale da coprire persino le tonanti e colorite imprecazioni del nano.
Quando tutto cessò, con un po’ di timore, rientrarono dentro
“Siamo qui per trovare Risposte, non per trovare la Morte, dannato uomo di latta…” borbottò Brogmar durante il tragitto “Non. Toccare. Nulla. Chiaro..?”

Tornati alla Sala delle Statue, Rolan e Lucky esaminarono nuovamente le rune con i loro sortilegi per capirne gli effetti le la scuola di magia ad essi legata, e si rivelarono tutte trappole magiche dagli effetti ben poco benefici… decisero così di non indugiare oltre e inoltrarsi in una delle sale laterali.
La prima in cui finirono aveva l’aria di una sorta di sala dei banchetti. Enormi tavoli di pietra erano disposti tutti attorno ad un braciere. 
In una nicchia una enorme ascia. Dove l’avevano già vista?
Tornarono indietro e qualcosa era cambiato: le statue ora erano disarmate…
Ecco dove avevano quell’arma. 
Non era forse la stessa impugnata da una delle statue poco prima?
Verola e Brogmar trascinarono il pesante fardello fino a rimetterlo nelle mani della statua e non appena fatto questo, con un sinistro e sordo rumore di roccia, una nicchia ruotò rivelando un’apertura ad una stanza segreta.

Era una sala esagonale, con 6 grossi pezzi di pietra fatti delle stesse sostanze di cui erano fatte le statue. Al centro questa volta giaceva un corpo vero..enorme.. di un gigante delle nuvole.
“Per i nove…” Brogmar restò di nuovo paralizzato. Sul cadavere torreggiava lo spettro del gigante morto. Il fantasma più grosso che avesse mai visto e grazie agli dei non era ostile.
Quell’anima perduta purtroppo non si rivelò molto utile, e non era evidentemente lui quello da cui avrebbero avuto le risposte che cercavano.
Ripresero l’esplorazione proseguendo in un’ala dell’edificio adibita a dormitorio. Un monotono corridoio con molte porte, ognuna delle quali si affacciava in spoglie celle dotate di enormi letti.
Proseguirono fin quasi in fondo al corridoio fin quando
“CLIC”
Brogmar sentì chiaramente muovere la piastra di pietra sotto al suo piede. 
Con una capriola rotolò da un lato, ma questo non impedì ad una esplosione di fuoco di raggiungerlo.
Si rimise in piedi sbattendo le mani sulla pelliccia fumante per spegnere dei tizzoni fumani, dando una occhiataccia al mago come a dire “hai toccato qualcosa tu???”.

Laddove il nano aveva messo piede, ora era sorto un muro, sigillando la parte che volevano esplorare.
Gli arcanisti non si persero d’animo e lo bersagliarono con onde tonanti, facendolo crollare.
Qualcosa li attendeva dall’altro lato però: una statua..

No,non non era l’ennesima statua..questa si muoveva diavolacci!
L’enorme Golem sbuffò una strana nube che li rallentò tutti, i pugni come magli enormi che calavano su di loro. Uno scontro letale. Diverse volte il martello di Brogmar colpì con forza inaudita quel costrutto, ma la sua arma sembrava fargli il solletico… ferito quasi mortalmente il nano svicolò da un lato per rifiatare e trangugiare una pozione, mentre un enorme serpente teneva ferma quella macchina di morte stritolandola..la situazione era disperata ma finalmente gli incantesimi dei suoi compagni arcanisti fecero crollare il colosso.

Quel posto piaceva sempre meno al nano…

giovedì 5 dicembre 2019

Storm King's Thunder – Capitolo 9 Anche le vittime dei Giganti, nel loro piccolo, si incazzano...

Due sole vittime non potevano saziare la sete di vendetta della Draghessa, che per di più non aveva ancora trovato i suoi cuccioli, e neppure poteva render tranquilli i nostri eroi sulla prosecuzione del loro viaggio tranquilli fino alla Torre.

Proseguirono dunque nella pericolosa caccia, fino a imbattersi su un altro sconsiderato essere umano accampato da solo come il tizio di qualche giorno prima.

Potete ben immaginare la faccia dell’uomo quando vide emergere dalla selva un nano peloso e sporco di sangue, una draconide e una halfling che sembrava una bambina mendicante del Porto di Baldur’s Gate, proprio mentre sulla sua testa un drago verde con soli 3 arti solcava il cielo.

Per fortuna Brogmar abbassò subito l’arma e gli fece cenno di star tranquillo e posare l’arco, che non erano una minaccia.
L’uomo, incuriosito più che impaurito, li fece accomodare attorno al suo focolare. Si chiamava Furgar ed era un cacciatore. 
Disse di conoscere bene la zona e cosa ben più importante disse di sapere dove potevano forse essersi accampati dei giganti, e fu anche ben lieto di accompagnarli e fare da guida. 
Strana gente si trova al nord.

L’umano li guidò tra gli alberi, con passo leggero ed esperto, guadarono freddi ruscelli congelati nei punti migliori, e procedettero al riparo da altri pericoli fino a giungere al limitare di una radura dove la vegetazione si interrompeva improvvisamente e numerosi alberi erano stati sdradicati. 
Nella conca più in basso, una rozza palizzata fatta con quegli stessi alberi era stata eretta a riparo da un accampamento le cui dimensioni lasciavano ben pochi dubbi su chi potesse abitarlo.

Furgar si arrampicò su un abete rosso per scrutare dall’alto la situazione e disse di aver contato almeno 8 giganti. 
Non era certo una impresa facile affrontarli, ed elaborarono così un piano:  l’uomo e Verola si sarebbero infiltrati all’interno ad avvelenare le scorte di cibo, e una volta che si fossero manifestati gli effetti, tutti insieme avrebbero attaccato l’accampamento.

Non fu facile placare la Draghessa Verde che fremeva per assaggiare il sangue degli odiati nemici e per trovare i figli, ma alla fine anche lei attese rispettando il piano. 
Verso sera ecco i segnali che l’avvelenamento aveva avuto successo, o almeno in parte.

Magie arcane e sortilegi di Verola attaccarono quelli ancora in piedi, il drago avvolse la parte centrale dell’accampamento col suo venefico soffio mentre con un gesto intrepido e quasi oltraggioso Fulgar riuscì a cavalcarlo e attaccare con precisi e letali tiri del suo arco, Brogmar in preda all’ira e all’estasi mistica della battaglia caricò il primo che si trovò a tiro.

Tra buio, nuvole di gas, sangue, urla e vomito degli avvelenati, non si può dire che si trattò di una di quelle battaglie epiche e cavalleresche di cui cantano certi bardi, ma fu piuttosto una mischia dettata dall’odio e dall’adrenalina della sopravvivenza.

Uno dopo l’altro i giganti del gelo caddero. Non senza aver causato terribili colpi e ferite nei nostri avventurieri. Perfino il drago era allo stremo e prossimo a raggiungere il Piano del Fato o chissà che altro dannato posto raggiungono i draghi quando muoiono…
Un lungo attimo di silenzio suggellò la fine del combattimento. Seguito dalle oscene urla di esultanza di Brogmar.

La perquisizione dell’accampamento non rivelò cose particolarmente utili e neppure un misero bottino, ma per la draghessa fu ancora peggio, perché tra le cibarie dei giganti Verola e Furgar trovarono resti dei suoi cuccioli.
Furente, la creatura accusò tutti di aver perso tempo, di non essersi mossi in fretta e di aver atteso inutilmente fino a sera, poi in preda al dolore riuscì nonostante le pessime condizioni ad alzarsi in volo e scappò via. Chissà se quel rancore sarebbe diventato odio, e se un giorno l’avessero incontrata di nuovo sarebbe stato da nemici….

Non era tempo però per simili riflessioni e timori. Senza i giganti alle calcagna, era ora di rimettersi in cerca di Artus e puntare alla Torre…