giovedì 12 dicembre 2019

Storm King's Thunder – Capitolo 10 L’Occhio del Padre-di-Tutto


Proprio mentre si stavano rimettendo in cammino, la Draghessa, smaltita la rabbia ebbe un insperato moto di riconoscenza per quei miseri umani che avevano combattuto al suo fianco valorosamente contro così tanti giganti, e ri-planando su di loro gli disse che forse poteva aiutarli… dovevano cercare un suo avo, un Drago antico di sua conoscenza…

Furono condotti fino ad un’ampia radura che si apriva nei boschi, e dopo attimi che sembravano interminabili, una mastodontica figura planò facendo piegare gli alberi dallo spostamento d’aria.
Soltanto sentirne la voce faceva cedere le gambe, mentre chiedeva che cosa cercassero.

Anziché rispondere alle loro domande su Artus Cimber, il gigantesco drago fece scendere una minuscola figura che solo in quel momento si accorsero si trovava a cavalcioni dietro le possenti creste ossee e le corna dell’animale.

Sirac lo riconobbe, e gli andò incontro: era Artus.

"Per i nove inferi"… Brogmar era stupito e quasi incredulo.
Artus disse di avere l’anello, che era un artefatto magico maledetto, e stava cercando il modo di distruggerlo per non farlo cadere nelle mani dei giganti. A quanto pareva, poteva controllare i ghiacci.
Riguardo ai loro dubbi su cosa diamine stesse succedendo e i motivi di questo subbuglio delle popolazioni dei Giganti, Artus e il drago dissero che c’era un luogo dove avrebbero potuto trovare delle risposte:  un antico Tempio nei recessi più settentrionali della Spina Dorsale del Mondo… l’Occhio del Padre di Tutto.

Quel nome mistico ispirava in Brogmar timore e reverenza…il nano immaginava si riferisse a qualche primordiale Tempio di Ao, o di una qualche divinità che secondo le credenze locali aveva creato tutto.
Ma si sbagliava.


Studiando una rozza cartina presa a Bryn Shander, decisero che il modo migliore per evitare gli insidiosi monti della Spina era percorrere il fiume Mirar fin quasi alle sue fonti, per poi deviare a nord.

Il viaggio proseguì senza intoppi, e il vero avversario era il freddo che si faceva sempre più pungente.

E poi, sul fianco dei una montagna, eccolo …il tempio. Colonne imponenti circondavano un ingresso che entrava nel cuore di pietra del monte. Le dimensioni del complesso erano davvero enormi, e questo non lasciava presagire nulla di buono.

Entrarono circospetti… fino ad una grossa stanza con 6 statue incredibili…6 statue di 6 giganti diversi, uno per razza, e ognuna fatta di un minerale che imitava l’elemento primordiale della razza che rappresentava. 
Su ogni basamento si poteva notare una runa. Brogmar capiva qualche fondamento di lingua dei giganti e riconobbe le rune che corrispondevano a dei nomi.
Al centro, un’altra statua, dalla forma più indefinita, verso cui le altre 6 si inchinavano.

Il nano, a bocca aperta, fissava l’architettura del luogo, enorme, maestosa, e le statue coi loro misteriosi minerali… ora capiva.. il nome del luogo, non si riferiva a quel che pensava, ma il Padre a cui si faceva riferimento era il Padre dei Giganti.. il progenitore di tutte le loro razze.. o forse il loro Dio principale…

Si respirava un’aria antica e mistica, ma anche pericolosa. 
Mentre era affascinato e assorto nei suoi pensieri, notò con la coda dell’occhio Lucky che esaminava le rune e allungava una mano verso quella sulla statua del Gigante delle Tempeste.
Per l’abisso! Mai l’avesse fatto… una terribile tempesta magica fatta di fulmini, grandine, pioggia acida si scatenò su tutta l’area, facendo fuggire scompostamente tutti di nuovo all’esterno.

Il boato e la potenza dell’incantesimo era tale da coprire persino le tonanti e colorite imprecazioni del nano.
Quando tutto cessò, con un po’ di timore, rientrarono dentro
“Siamo qui per trovare Risposte, non per trovare la Morte, dannato uomo di latta…” borbottò Brogmar durante il tragitto “Non. Toccare. Nulla. Chiaro..?”

Tornati alla Sala delle Statue, Rolan e Lucky esaminarono nuovamente le rune con i loro sortilegi per capirne gli effetti le la scuola di magia ad essi legata, e si rivelarono tutte trappole magiche dagli effetti ben poco benefici… decisero così di non indugiare oltre e inoltrarsi in una delle sale laterali.
La prima in cui finirono aveva l’aria di una sorta di sala dei banchetti. Enormi tavoli di pietra erano disposti tutti attorno ad un braciere. 
In una nicchia una enorme ascia. Dove l’avevano già vista?
Tornarono indietro e qualcosa era cambiato: le statue ora erano disarmate…
Ecco dove avevano quell’arma. 
Non era forse la stessa impugnata da una delle statue poco prima?
Verola e Brogmar trascinarono il pesante fardello fino a rimetterlo nelle mani della statua e non appena fatto questo, con un sinistro e sordo rumore di roccia, una nicchia ruotò rivelando un’apertura ad una stanza segreta.

Era una sala esagonale, con 6 grossi pezzi di pietra fatti delle stesse sostanze di cui erano fatte le statue. Al centro questa volta giaceva un corpo vero..enorme.. di un gigante delle nuvole.
“Per i nove…” Brogmar restò di nuovo paralizzato. Sul cadavere torreggiava lo spettro del gigante morto. Il fantasma più grosso che avesse mai visto e grazie agli dei non era ostile.
Quell’anima perduta purtroppo non si rivelò molto utile, e non era evidentemente lui quello da cui avrebbero avuto le risposte che cercavano.
Ripresero l’esplorazione proseguendo in un’ala dell’edificio adibita a dormitorio. Un monotono corridoio con molte porte, ognuna delle quali si affacciava in spoglie celle dotate di enormi letti.
Proseguirono fin quasi in fondo al corridoio fin quando
“CLIC”
Brogmar sentì chiaramente muovere la piastra di pietra sotto al suo piede. 
Con una capriola rotolò da un lato, ma questo non impedì ad una esplosione di fuoco di raggiungerlo.
Si rimise in piedi sbattendo le mani sulla pelliccia fumante per spegnere dei tizzoni fumani, dando una occhiataccia al mago come a dire “hai toccato qualcosa tu???”.

Laddove il nano aveva messo piede, ora era sorto un muro, sigillando la parte che volevano esplorare.
Gli arcanisti non si persero d’animo e lo bersagliarono con onde tonanti, facendolo crollare.
Qualcosa li attendeva dall’altro lato però: una statua..

No,non non era l’ennesima statua..questa si muoveva diavolacci!
L’enorme Golem sbuffò una strana nube che li rallentò tutti, i pugni come magli enormi che calavano su di loro. Uno scontro letale. Diverse volte il martello di Brogmar colpì con forza inaudita quel costrutto, ma la sua arma sembrava fargli il solletico… ferito quasi mortalmente il nano svicolò da un lato per rifiatare e trangugiare una pozione, mentre un enorme serpente teneva ferma quella macchina di morte stritolandola..la situazione era disperata ma finalmente gli incantesimi dei suoi compagni arcanisti fecero crollare il colosso.

Quel posto piaceva sempre meno al nano…

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