Proprio mentre si stavano rimettendo in cammino, la
Draghessa, smaltita la rabbia ebbe un insperato moto di riconoscenza per quei
miseri umani che avevano combattuto al suo fianco valorosamente contro così
tanti giganti, e ri-planando su di loro gli disse che forse poteva aiutarli… dovevano
cercare un suo avo, un Drago antico di sua conoscenza…
Furono condotti fino ad un’ampia radura che si apriva nei
boschi, e dopo attimi che sembravano interminabili, una mastodontica figura
planò facendo piegare gli alberi dallo spostamento d’aria.
Soltanto sentirne la voce faceva cedere le gambe, mentre
chiedeva che cosa cercassero.
Anziché rispondere alle loro domande su Artus Cimber, il
gigantesco drago fece scendere una minuscola figura che solo in quel momento si
accorsero si trovava a cavalcioni dietro le possenti creste ossee e le corna
dell’animale.
Sirac lo riconobbe, e gli andò incontro: era Artus.
"Per i nove inferi"… Brogmar era stupito e quasi incredulo.
Artus disse di avere l’anello, che era un artefatto magico
maledetto, e stava cercando il modo di distruggerlo per non farlo cadere nelle
mani dei giganti. A quanto pareva, poteva controllare i ghiacci.
Riguardo ai loro dubbi su cosa diamine stesse succedendo e i
motivi di questo subbuglio delle popolazioni dei Giganti, Artus e il drago
dissero che c’era un luogo dove avrebbero potuto trovare delle risposte: un antico Tempio nei recessi più
settentrionali della Spina Dorsale del Mondo… l’Occhio del Padre di Tutto.
Quel nome mistico ispirava in Brogmar timore e reverenza…il
nano immaginava si riferisse a qualche primordiale Tempio di Ao, o di una
qualche divinità che secondo le credenze locali aveva creato tutto.
Ma si sbagliava.
Studiando una rozza cartina presa a Bryn Shander, decisero
che il modo migliore per evitare gli insidiosi monti della Spina era percorrere
il fiume Mirar fin quasi alle sue fonti, per poi deviare a nord.
Il viaggio proseguì senza intoppi, e il vero avversario era
il freddo che si faceva sempre più pungente.
E poi, sul fianco dei una montagna, eccolo …il tempio.
Colonne imponenti circondavano un ingresso che entrava nel cuore di pietra del
monte. Le dimensioni del complesso erano davvero enormi, e questo non lasciava
presagire nulla di buono.
Entrarono circospetti… fino ad una grossa stanza con 6
statue incredibili…6 statue di 6 giganti diversi, uno per razza, e ognuna fatta
di un minerale che imitava l’elemento primordiale della razza che rappresentava.
Su ogni basamento si poteva notare una runa. Brogmar capiva qualche fondamento
di lingua dei giganti e riconobbe le rune che corrispondevano a dei nomi.
Al centro, un’altra statua, dalla forma più indefinita,
verso cui le altre 6 si inchinavano.
Il nano, a bocca aperta, fissava l’architettura del luogo,
enorme, maestosa, e le statue coi loro misteriosi minerali… ora capiva.. il
nome del luogo, non si riferiva a quel che pensava, ma il Padre a cui si faceva
riferimento era il Padre dei Giganti.. il progenitore di tutte le loro razze..
o forse il loro Dio principale…
Si respirava un’aria antica e mistica, ma anche pericolosa.
Mentre era affascinato e assorto nei suoi pensieri, notò con la coda dell’occhio
Lucky che esaminava le rune e allungava una mano verso quella sulla statua del
Gigante delle Tempeste.
Per l’abisso! Mai l’avesse fatto… una terribile tempesta
magica fatta di fulmini, grandine, pioggia acida si scatenò su tutta l’area,
facendo fuggire scompostamente tutti di nuovo all’esterno.
Il boato e la potenza dell’incantesimo era tale da coprire
persino le tonanti e colorite imprecazioni del nano.
Quando tutto cessò, con un po’ di timore, rientrarono dentro
“Siamo qui per trovare Risposte, non per trovare la Morte,
dannato uomo di latta…” borbottò Brogmar durante il tragitto “Non. Toccare.
Nulla. Chiaro..?”
Tornati alla Sala delle Statue, Rolan e Lucky esaminarono
nuovamente le rune con i loro sortilegi per capirne gli effetti le la scuola di
magia ad essi legata, e si rivelarono tutte trappole magiche dagli effetti ben
poco benefici… decisero così di non indugiare oltre e inoltrarsi in una delle
sale laterali.
La prima in cui finirono aveva l’aria di una sorta di sala
dei banchetti. Enormi tavoli di pietra erano disposti tutti attorno ad un
braciere.
In una nicchia una enorme ascia. Dove l’avevano già vista?
Tornarono indietro e qualcosa era cambiato: le statue ora
erano disarmate…
Ecco dove avevano quell’arma.
Non era forse la stessa
impugnata da una delle statue poco prima?
Verola e Brogmar trascinarono il
pesante fardello fino a rimetterlo nelle mani della statua e non appena fatto
questo, con un sinistro e sordo rumore di roccia, una nicchia ruotò rivelando
un’apertura ad una stanza segreta.
Era una sala esagonale, con 6 grossi pezzi di pietra fatti
delle stesse sostanze di cui erano fatte le statue. Al centro questa volta
giaceva un corpo vero..enorme.. di un gigante delle nuvole.
“Per i nove…” Brogmar restò di nuovo paralizzato. Sul
cadavere torreggiava lo spettro del gigante morto. Il fantasma più grosso che
avesse mai visto e grazie agli dei non era ostile.
Quell’anima perduta purtroppo non si rivelò molto utile, e
non era evidentemente lui quello da cui avrebbero avuto le risposte che
cercavano.
Ripresero l’esplorazione proseguendo in un’ala dell’edificio
adibita a dormitorio. Un monotono corridoio con molte porte, ognuna delle quali
si affacciava in spoglie celle dotate di enormi letti.
Proseguirono fin quasi in fondo al corridoio fin quando
“CLIC”
Brogmar sentì chiaramente muovere la piastra di pietra sotto
al suo piede.
Con una capriola rotolò da un lato, ma questo non impedì ad una
esplosione di fuoco di raggiungerlo.
Si rimise in piedi sbattendo le mani sulla pelliccia fumante
per spegnere dei tizzoni fumani, dando una occhiataccia al mago come a dire “hai
toccato qualcosa tu???”.
Laddove il nano aveva messo piede, ora era sorto un muro,
sigillando la parte che volevano esplorare.
Gli arcanisti non si persero d’animo e lo bersagliarono con
onde tonanti, facendolo crollare.
Qualcosa li attendeva dall’altro lato però: una statua..
No,non non era l’ennesima statua..questa si muoveva
diavolacci!
L’enorme Golem sbuffò una strana nube che li rallentò tutti,
i pugni come magli enormi che calavano su di loro. Uno scontro letale. Diverse
volte il martello di Brogmar colpì con forza inaudita quel costrutto, ma la sua
arma sembrava fargli il solletico… ferito quasi mortalmente il nano svicolò da
un lato per rifiatare e trangugiare una pozione, mentre un enorme serpente
teneva ferma quella macchina di morte stritolandola..la situazione era
disperata ma finalmente gli incantesimi dei suoi compagni arcanisti fecero
crollare il colosso.
Quel posto piaceva sempre meno al nano…
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