venerdì 19 aprile 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (49)

CAPITOLO 49 - L'UDITORE E IL CANTO

"Non saremo più il Nulla ma il Tutto, non saremo più gocce ma oceano, non saremo più Nessuno ma Ognicosa" (versetto dei Cultisti)

Lasciarono Hammerstaad seguendo un sentiero che si inoltrava nella selva costiera settentrionale dell'isola, sotto un cielo grigio e vagamente nebbioso, e mentre parlavano tra loro quasi non si accorsero di un bivio.
Decisero di proseguire verso nord, quando Gelrish sentì un leggero fruscìo e un rumore di rametti.
Intercettarono un tizio spaventato, ancor più spaventato dopo che vide che due di loro erano vestiti con le lunghe vesti dei cultisti. Implorò di lasciarlo andare e di non farlo tornare la.
Lo tranquillizzarono e appresero così che era un aspirante cultista, si era fatto affascinare dalle parole e dalle promesse dell'Uditore, ma giunto al tempio si era reso conto che aveva preso un po' troppo alla leggera la cosa, e quelli erano folli, e stavano sacrificando alcuni di loro stessi.
Lyandria gli affidò la sua cavalcatura dicendo di tornare ad Hammestaad e cercare la loro nave: un altro disagiato si andava ad aggiungere alla ciurma!

Mentre ancora stavano parlando con Josef, questo era il nome del cultista fuggitivo, altri rumori dalla bassa boscaglia attirarono le loro attenzioni: disgustosi Lacedon, una variante dei ghoul ma acquatica, li aveva fiutati e ora voleva mangiarli.
Nonostante fossero in buon numero, quegli orridi non-morti ebbero presto la peggio. Soltanto un intoppo nel cammino verso il tempio.

Lyandria riprese le sembianze di un cultista, Ishmael riutilizzò la veste di Josef, e Gelrish, senza travestimento, fu deciso che sarebbe stato fatto passare per un nuovo volontario.
Quanto ad Adelius, fluttuò in aria per tenere d'occhio dall'alto la situazione.

Il sentiero terminava sulla costa rocciosa, e se ne accorsero ancor prima di vederla per l'intenso aroma salmastro delle onde del mare.
Poi videro le mura decrepite del tempio, e due cultisti di guardia che li intercettarono e li condussero dall'Uditore Yavhedren in persona, per portargli Gelrish.
Il tempio era costituito da un grande salone la cui metà scendeva tramite una ampia scalinata in una zona raggiunta dall'acqua, alta meno di un metro, con al centro un altare rotondo.

L'Uditore era un uomo stempiato, con gli occhi da pazzo ma estremamente magnetici.
Non portava armi se non un bastone ornato di alcuni ninnoli e conchiglie, e pregò Gelrish di avvicinarsi, poi gli diede una manata di una strana polvere di cristallo verdognolo in faccia, e gli prese la testa tenendola sott'acqua per annegarlo.

Tutto attorno, i numerosi cultisti, stretti attorno alla scena, avevano intonato un canto basso, di gola, un suono cupo, ipnotico e ronzante, in una lingua che nessuno di loro comprendeva...

Gelrish non riuscì a resistere oltre, e invocando il potere del fulmine, da sott'acqua toccò l'Uditore con una stretta folgorante.
Lyandria, già pronta, lanciò un incanto di paura. Ishmael, che aveva captato il momento, strappò le vesti liberando le armi e prese a falciare i più vicini, che erano sorpresi e allibiti.
Sorpresi...ma stranamente non spaventati. Il loro fanatismo li portava a cantare mentre i loro compagni erano attaccati. Il canto crebbe di intensità.
Dall'alto, piombò Adelius, che aveva smesso di fluttuare e si era lasciato cadere.
Ma ciò che cadde tra i cultisti non era Adelius, bensì un enorme mammuth lanoso, che ne schiacciò alcuni nel pesante atterraggio.

Scoppiò il caos, e i cultisti reagirono.
Alcuni di quelli morti, risorgevano come ben più temibili non-morti affogati o cose ancora peggiori.
Un sacerdote tra loro oscurò una parte della grande sala con un incantesimo, poi addensò una nube sul tempio e prese a tempestarli di fulmini.
I più vicini ai nostri eroi gli si scagliarono contro con daghe o piccole armi.
Gli altri, senza batter ciglio, restavano al loro posto, tutto attorno alla sala, e cantavano.

E quel canto ora sembrava penetrare nel cervello, nella coscienza, nelle paure più profonde.
Vibrava, talmente basso da sentirlo col ventre più che con le orecchie.
O direttamente nel cervello.
E gli avventurieri vacillarono.
Restarono come imbambolati, per lunghi istanti, preda dei colpi e della reazione degli fanatici del Vortice.
Riuscirono a scuotersi, feriti e assordati, con quel suono nelle orecchie.
Padre Yavhedren si era ripreso dall'incantesimo di paura e provò a reagire ma Gelrish lo colpì con la sua mazza ferrata magica, sfruttandone il potere per creare una esplosione tonante che lo mandò di nuovo a gambe all'aria, per poi cadere quasi sparendo sotto l'acqua in quella zona allagata del tempio.
Lyandria gli fu subito addosso senza quasi dargli il tempo di rialzarsi. Il suo stoccò colpì rapido, di punta, trafiggendo e ritraendosi come la coda di uno scorpione.
Yavhedren non si muoveva più.

Anche se l'Uditore era caduto, restavano ancora decine di cultisti e quell'orribile canto. I nostri provavano a urlare indicazioni o ordini a compagni ma erano tutti ancora sordi.
Il mammuth caricava e schiacciava, mentre Ishmael teneva occupati due o tre di loro e un ostinato affogato.
Nel marasma Yavhedren tornò, risorgendo in forma spettrale, pronto a vendicarsi ma Lyandria fu di nuovo li, insieme a Gelrish, e riuscirono ad abbatterlo nuovamente prima che potesse dar sfoggio di chissà quale altro terribile potere alieno.

Il coro perse di intensità quando la battaglia sfociò in quella zona, alcuni presero a fuggire, altri provarono a difendersi. La voce si ruppe. E con lei il terribile canto.
Inseguirono e uccierso qualche altro cultista prima che Lyandria potesse sbraitare di fermarsi e non accanirsi.
Adelius catturò in tempo l'ultimo, mentre pochi superstiti si sparpagliavano saggiamente in direzioni diverse nella boscaglia.
Il Canto però aveva segnato la psiche di alcuni di loro, Ishmael sembrava strano, ossessionato dal ciondolo di Lyandria..si era convinto che portasse bene e di non potersene più allontanare.
Cercarono di calmarlo e intanto avevano anche il prigioniero per fargli ancora qualche domanda.
Era tornata la calma. E gli unici rumori erano le onde e i loro respiri ansimanti per la fatica dello scontro.
Ogni tanto però, guardavano verso le acque agitate, come a temere di veder sbucare qualche altra mostruosità.
Però ce l'avevano fatta: il Vortice aveva subito un duro colpo.
E con lui i subdoli piani di Ydaach'Nar?

sabato 13 aprile 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (48)

CAPITOLO 48 - L'ULTIMO BRANDELLO DI UN'ANIMA

"Non conosciamo mai veramente noi stessi, né chi abbiamo accanto. Possiamo definirci in molti modi, ma alla fine sono le nostre scelte davanti a un bivio a mostrare chi siamo...o cosa siamo." (Sciamano Ulf)

Quando uscirono dalla stanza della mappa nuovamente su quella aguzza punta rocciosa, ora che avevano ottenuto ciò che cercavano, con più calma curiosarono quelle rovine, soffermandosi sul piatto spiazzo roccioso che ospitava, circondato da monconi di colonne cadute, un malconcio altare e scrostate pitture.
Non si capiva neppure se fosse un sole stilizzato o una rosa dei venti.
Alla fine dedussero che in origine doveva trattarsi di un santuario ad Akadi, la dea dei venti.
Adelius, che era una progenie dell'elemento dell'aria, era piuttosto attirato da questa cosa e insieme a Gelrish provarono a omaggiare la Dea con un rituale che ridiede lustro a quell'altare.
Non accadde nulla di particolare, se non un aumento del vento, ma lassù in cima era normale. In effetti però, rientrando verso la barca, si sentivano più leggeri.

Risaliti sulla Spina Avvelenata dopo un breve conciliabolo, nonostante ora conoscessero una probabile posizione su cui indagare, decisero di partire direttamente per Hammerstaad, alla ricerca di uno degli Uditori, senza ulteriori distrazioni e passaggi dalla capitale di Ruathym.
Ipotizzavano che indebolendo la fede ed eliminando quegli insidiosi fanatici forse sarebbe stato più facile poi affrontare la misteriosa e indefinita entità. Forse potevano indebolirla.

Inaspettatamente, come sospinti da un leggero vento, viaggiarono più rapidamente del previsto e alla fine del primo giorno di viaggio avevano già superato lo sperone sud-orientale di Ruathym, navigando dritti verso sud.
Lyandria scelse di restare al timone tutta la notte e poco prima dell'alba, presa dalla stanchezza, le si chiudevano spesso gli occhi.
Riaprendo gli occhi dopo uno di questi momenti, trovò il ponte vuoto.
Una richiesta d'aiuto giungeva dalla murata di tribordo, dove notò due mani appese disperatamente.
Mentre la nave sobbalzava sulle onde invernali, Lyandria afferrò le mani per issare a bordo una figura femminile: Hergatha. Non era un fantasma, non era spaventosa come nel loro ultimo scontro. Era una donna in carne e ossa. E Lyandria l'aveva salvata dal baratro di quel mare scuro.
Subito dopo, la nave si inclinò paurosamente, sballottata da una enorme colonna d'acqua che prese le forme di un essere enorme dalle fattezze indefinite.
Altre propaggini d'acqua formavano due braccia che reggevano un tridente fatto dello stesso fluido.
Istishia, la divinità primordiale dell'acqua, parlò:
"Lyandria, eccomi, sono Istishia, raramente rispondo agli umani...ma mi hai chiamato tramite l'albero, hai richiesto la mia benedizione, e sono qui per te. Se vuoi il mio aiuto, dovrai dare qualcosa in cambio...
Se vuoi il mio aiuto, uccidila. Lasciati alle spalle qualcosa che non è tuo e che crea solo caos alla tua anima. Uccidila, distruggi l'ultimo brandello della sua anima che si annida in te... Lei è già morta, lasciala andare..."

Hergatha, sulla difensiva, mise mano all'arma, ma Lyandria dopo un tempo che sembrò lunghissimo prese una decisione.
Una decisione tormentata e sofferta come non mai.
Una decisione che poteva costare all'intero gruppo un aiuto prezioso: rifiutò la benedizione di Istishia. Tenne Hergatha con se. In se.

Un altro assonnato battito di ciglia e alle sue orecchie giunsero le imprecazioni della ciurma per quegli scossoni alla nave. Si guardò attorno e sul ponte era tutto come prima.
Sapeva però che la sua scelta era stata reale.
I suoi compagni la trovarono li, al timone, cupa e malinconica, capendo che nascondeva qualcosa.

Quando Lyandria si ritirò a riposare, prese il timone Gelrish e poco dopo un cormorano si posò con precisione sulla balaustra vicino a lui.
Portava un messaggio di Ulf: lo sciamano di Ruathym gli confermava che Re Olgrave aveva davvero fermato l'attacco e aveva diviso la flotta. Una parte stava rientrando a Gundarlun, l'altra si stava dispiegando attorno alle isole.

Durante il secondo giorno, per distrarre Lyandria, Adelius fece formare un cerchio alla ciurma e organizzò una bella serie di risse a mani nude all'interno che per fortuna non degenerò...almeno non troppo.
Finalmente nella tarda mattinata del terzo giorno giunsero ad Hammerstaad.
Era il decimo giorno della seconda decade di Nightal, mancava un'ultima decade al finire dell'anno 1493.
La rozza cittadina era poco popolata e non brulicava certo di iniziativa e vivacità.
Dopo aver liquidato un fastidioso doganiere con qualche moneta e aver appreso da lui alcune dicerie locali, il gruppo cercò una Locanda dove cercare altre informazioni.

Furono invece le informazioni a trovare loro, quando mentre consumavano una birra locale di dubbio gusto e dal nome ancora più dubbio (Piscio d'Anguilla) videro entrare due strani ed emaciati predicatori con un vortice inciso in fronte.
Fingendosi interessati ad una conversione, li condussero fuori per stordirli e condurli in un vicoletto appartato per un accurato interrogatorio.
Scoprirono così dove trovare l'improvvisato tempio del Vortice che quei cultisti deviati avevano allestito, e si trovava fuori città.
I due tizi, ormai non più utili di un boccale bucato, vennero uccisi, ma per impedire strani "ritorni" Lyandria effettuò un rituale per preservarne il riposo.

Adelius prese le sembianze di uno di loro, e Lyandria prese una veste per camuffarsi a sua volta.
L'Uditore Yavhedren avrebbe ricevuto presto visite di nuovi "fedeli"...

mercoledì 10 aprile 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (47)

CAPITOLO 47 - LA 'X' INDICA LA MORTE

“...Ma del resto convincere dei guerrieri a iniziare a combattere è sempre stato facile. E' fermare quei bastardi il trucco più difficile. " (Re Olgrave Redaxe)

Era passata la mezzanotte quando il consiglio fu sciolto e tutti i vari partecipanti stavano lasciando la grande sala, oppure si attardavano in piccoli gruppetti a discutere sorpresi dagli ultimi eventi e dallo scompiglio portato dagli ultimi ospiti.

Wedigar e Halfilda si avvicinarono a Gelrish e Ishmael a chiedere notizie di Baandulf e del suo cammino.

Verania, affranta, venne raggiunta da Lyandria che provò a infonderle nuove speranze.
Poi, mentre si allontanava nuovamente, fu fermata da Ishmael che le parlò della madre, dei tempi in cui era ancora una grande condottiera...
Adelius, insieme allo sciamano Ulf e alla vedova Pryam Dorrg, vegliava su Uthan che però, agitato e alquanto inquieto per il sortilegio a cui doveva esser sottoposto, non ne voleva sapere di addormentarsi.
Il fumo di alcune erbe opportunamente usate da Ulf ebbe infine il sopravvento, e Adelius riuscì a usare l'incantesimo di Sogno su Uthan.
Il giovane riuscì, grazie al mago, a incontare Re Olgrave.
Erano entrambi abbastanza diffidenti, era una esperienza nuova e strana, e temevano fosse una trappola o un tranello, magari dello stesso Ydaach'Nar, ma alla fine nonostante il bellicoso e a volte ottuso temperamento nordico giunsero ad un accordo e l'attacco di Gundarlun venne fermato.

All'alba, di buon'ora, gli avventurieri si radunarono per partire.
La sacerdotessa della ciurma di Verania indicò sulla mappa un tempio abbandonato dove avrebbero scoperto l'utilizzo di quei cristalli trovati tempo fa.
Prima della partenza però la loro attenzione fu attirata da un trafelato messaggero giunto dalle montagne, che corse a parlare con Uthan.
Le notizie allarmanti dall'entroterra parlavano di Clan dei giganti del gelo che si stavano riunendo in fretta e preparandosi a qualcosa di grosso.
In realtà (anche se a Ruathym non potevano certo saperlo) la città non era in pericolo, ma i giganti si stavano organizzando per affrontare la temibile minaccia di un certo drago bianco antico, che aveva fatto fuori e messo in fuga alcuni di loro... anche se (e questo non lo sapevano i giganti) era stata solo l'illusione creata da Adelius.
Nella mente dei nostri eroi, già stavano prendendo forma varie ipotesi di come sfruttare anche questo piccolo incidente...ma ci avrebbero pensato dopo.
Erano impazienti di salpare.

Il tragitto fu breve e senza incidenti, e li condusse ad una piccolissima isoletta a poche centinaia di metri dalla costa nord-occidentale di Ruathym.
La scogliera era altissima e impervia, ma c'era una risalita sotterranea tramite una serie di grotte e gallerie che partivano da una caverna marina semi-allagata.
Era tutto tranquillo.
Troppo.
Il mare dentro la grotta era fermato dalle barriere naturali esterne, ed era una pozza di acqua salmastra ferma e stagnante.
Le numerose alghe la rendevano torbida e il buio all'interno dell'immensa cavità faceva si che fosse ancora più difficile scorgere cosa si annidava la sotto.
Fu la "cosa" che si annidava la sotto invece ad annunciarsi in maniera piuttosto diretta quando quattro viscidi tentacoli verdi fecero esplodere la piatta superficie dell'acqua per cogliere di sorpresa i quattro sventurati.
Un enorme froghemoth emerse a pelo d'acqua.
Una parodia in scala gigantesca di una mistura tra un rospone e qualche tentacolare mostruosità partorita da una mente malata, con un grappolo di tre piccolissimi occhietti sulla cima della testa.
La sua lingua saettò, appiccicosa, per poi ritrarsi con la povera Lyandria verso l'incredibile bocca.
I suoi tentacoli enormi catturarono in poco tempo tutti gli altri tranne Ishmael, che saltò sul mostro colpendolo a ripetizione.
Lyandria scomparve. Inghiottita dal mostro.
Adelius scomparve, tenuto sott'acqua da un tentacolo.
Poco dopo fu il turno di Gelrish a venire inghiottito.
Ishmael fu afferrato e il colosso se lo tolse di dosso, ma accanendosi sul tentacolo riuscì a mozzarlo e liberarsi.
Adelius per fortuna non aveva bisogno di respirare o sarebbe già affogato, e blaterava sott'acqua una serie di incantesimi cercando di trovare il punto debole della creatura, ma era tutto più difficile in quella brodaglia algosa e non riusciva a vedere quasi nulla.

Lyandria, ustionata dagli acidi, non si perse d'animo e nel buio soffocante delle viscere del mostro riuscì a infliggere ferite a ripetizioni fino a costringere il froghemoth a vomitarli via.
L'enorme mostro aveva fatto male i conti, ed era ora circondato e gravemente ferito, ma non fece in tempo a tentare di ritrarsi nel fondo della sua pozza: fu colpito a morte.

Sconvolti per quell'assalto, i quattro ripresero fiato e cercarono di rattoppare le ferite, poi si fecero strada cercando i passaggi e le gallerie che salivano, fino a sbucare in cima ad uno sperone roccioso, nella salubre aria fresca.
Un vecchissimo sentiero li condusse alle rovine di un tempio alla cui base era scavata una stanza.
Da monconi di colonne, come turbini, emersero elementali dell'acqua e dell'aria, stringendosi minacciosi sul gruppo.
Ad un passo da un nuovo scontro però, sibilarono qualcosa, riconoscendo probabilmente il "sangue" Stromkir nelle vene di Lyandria e si ritirarono.
Entrarono così nella piccola stanza.
Qualcuno in tempi più recenti aveva usato l'intero pavimento per tracciare una schematica mappa dei mari e delle isole circostanti.
C'erano anche dei piccoli piedistalli in pietra.
Gelrish armeggiò con i cristalli, che si sposavano bene con quei supporti, fino a scoprire che fungevano da specchi, rimbalzando la luce dall'uno all'altro fino a indicare un punto sul pavimento.
Con disappunto, notarono che quel punto pareva corrispondere alla coordinata in cui avevano ritrovato il relitto della Dark Storm, la nave di Hergatha. Una informazione già in loro possesso.
Adelius estrasse allora un cristallo simile, ma recuperato dal sinistro servitore di Verania nell'assalto al covo.
Aveva una sfumatura e una curvatura un po' diversa.
Questa volta il raggio indicò un altro punto. Fino ad ora sconosciuto.
L'ubicazione di Ydaach'Nar?
Se i registri trovati nelle miniere di  Berranzo erano veritieri, poteva ancora essere nel relitto della Danzatrice Rossa, la nave thayan che stava portando via il grosso frammento del corpo cristallizzato di quell'aliena entità.

C'era una nuova X da seguire sulla mappa.


domenica 31 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (46)

CAPITOLO 46 - RIUNIONI FORZATE

"Quando gli Dei intendono punire un uomo, gli mandano amici stupidi e nemici intelligenti." (Verità del Saggio Jamal 34.11)


Scesero lungo le spopolate campagne a ridosso della città, accompagnati da una lugubre pioggerella grigia ma freddissima. Era inspiegabile come non stesse nevicando.

Giunti al cancello sud, notarono che nonostante l'orario era già chiuso.
Alcune guardie osservarono ben bene i forestieri, poi dopo un conciliabolo aprirono una delle grandi porte in legno, circondando gli avventurieri con aria minacciosa.
Tutti tranne Ishmael che aveva fiutato guai e si era dileguato, cercando un punto favorevole dove scalare le imponenti palizzate in legno.
Lyandria, con qualche accorgimento, di per se avrebbe anche potuto passare inosservata.
Lo stesso valeva per Adelius, che all'epoca degli avvenimenti precedenti non faceva ancora parte della ciurma.
Ma un dragonide blu non passava per nulla inosservato.
Le guardie non sbagliavano: erano proprio i ricercati.
Nemici di Ruathym accusati (forse giustamente) di spionaggio, atti di guerra e soprattutto (ingiustamente) della congiura e l'assassinio della Prima Ascia Vok Dorrg.

Le guardie scortarono i prigionieri fino al promontorio dove, protetta da un'altra cinta di mura, sorgeva il palazzo della Prima Ascia e le caserme della milizia.
Nonostante Lyandria affermasse di avere un invito dalla sacerdotessa di Umberlee al servizio di Verania, il capo delle guardie fece accomodare i tre in una cella, mentre mandava un messaggero a palazzo.
Durante l'attesa, un messaggio mentale di Galdran li informò che intanto erano giunti nelle Norland e Siberrin era stata consegnata sana e salva a Rault il Saggio.

Il vecchio Re era molto indeciso sul da farsi: vendicarsi di Verania e schierarsi con  Gundarlun, prendendo così Ruathym tra due fuochi? Preoccuparsi dell'eventuale successo di Gundarlun e quindi chiudere un occhio e aiutare comunque Ruathym? O forse..scelta più saggia e calcolatrice, attendere e vedere chi prevaleva per poi schierarsi con lui?

Poco dopo sentirono una voce femminile piuttosto seccata che redarguiva le guardie per non aver seguito le disposizioni, e la sacerdotessa entrò poi nella cella, scrutandoli con aria ostile: il fatto che fossero autorizzati ad una udienza non significava che erano amici.
Il gruppetto, disarmato, fu condotto a Palazzo, mentre Ishmael, scalata la scogliera fino alla rocca, teneva d'occhio da lontano la situazione.

Erano già stati al Palazzo della Prima Ascia, proprio all'inizio di questa loro lunga disavventura, ed era proprio come lo ricordavano: costruito a forma di una enorme chiglia di nave rovesciata, sostenuto da possenti travi in legno.. ma a differenza della volta scorsa, la presenza militare era triplicata.
Quando la sacerdotessa li scortò all'interno, era già in corso un aspro dibattito.
Sullo scranno che fu di Vok Dorrg sedeva Uthan Dorrg, figlio primogenito.
Al suo fianco c'era la madre, Pryam, e dall'altro lato c'era lo sciamano di corte Ulf.
Nell'ampio salone riscaldato da diversi grandi bracieri, erano presenti invece i consiglieri Gregolf e Tevos Garr..mentre ne mancavano altri, probabilmente morti nelle recenti battaglie.
Vicino a loro la Prima Ascia di Holgerstead: Wedigar Ruthmaad e sua moglie la hamfriggan Alfhilda.
Di fronte c'era una giovane donna con pitture di guerra blu, che intuirono potesse esser Verania, insieme ad alcuni della sua ciurma.
Poco più indietro altre Prime Asce di villaggi minori e una sedia vuota. Chissà chi era il ritardatario.

Verania stava mettendo in guardia che qualunque stratega sano di mente, al posto di Re Olgrave, avrebbe attaccato per ribaltare la situazione.
La sovranità di Ruathym era in pericolo.
Dovevano unirsi, far fronte comune e abbandonare ogni acredine personale, se volevano difendersi.

Nonostante il buonsenso delle sue parole, i presenti cominciarono a metter in dubbio le sue parole sbeffeggiandola e ricordando cosa aveva portato ai northlander seguire delle donne, a partire dalla Storm Maiden e poi lei, e che forse se nel nord le donne non governavano un motivo giusto c'era.
Seguire le condottiere aveva portato solo disastri.
Lyandria a quelle parole era pronta a esplodere come un vulcano.
Verania ribatteva che se si fidavano, sua madre anche se ormai sconfitta, le aveva promesso dei misteriosi rinforzi, sulla natura dei quali però si manteneva piuttosto evasiva.
Alcuni, oltraggiati, cominciarono a berciare di necromanzia e magia.
Altri proposero di abbandonare la città, lasciarla vuota come esca e prendere poi alle spalle l'esercito invasore di Gundarlun

Fu proprio l'arrivo di Lyandria e compagni a far deviare il discorso e l'attenzione da quell'acceso dibattito. Ora erano loro l'oggetto delle attenzioni dei presenti.
Uthan era furente, voleva giustiziarli subito per aver ucciso il padre.
Verania e la sacerdotessa, con la coda di paglia conoscendo la verità, cercarono di mediare, anche se li accusavano di aver ucciso Hrolf e Kiridas, il suo mentore warlock.
E aver ucciso la loro speranza: la Storm Maiden, il cui cappello ora era proprio sfoggiato da Lyandria.

Notarono che lo strano incenso che aleggiava nella stanza si addensava attorno a loro, in particolar modo attorno agli oggetti magici.
Era una arcaica misura di sicurezza del vecchio Sciamano per individuare la magia che rese ancora più diffidenti i presenti visti i risultati.

Gli ospiti non si persero d'animo e cominciarono scagionarsi dalle accuse e a spiegare la situazione puntando il dito soprattutto sul vero pericolo: la pericolosa e non meglio definita entità demoniaca che si annidava nel profondo dei mari. Ydaach'Nar.
Cercarono di aprire gli occhi a Verania, facendole capire che era stata manipolata e usata, e forse perfino Hergatha era stata usata a sua volta.
Ogni altra battaglia, ogni altro scontro tra quei popoli dallo stesso sangue, avrebbe causato solo altri morti che andavano ad accrescere l'esercito di affogati di Ydaach'Nar, e altre anime a nutrirlo e a fargli riprendere le energie.
A disagio, la sacerdotessa di Umberlee cominciò ad ammettere che forse avevano ragione.
Verania era atterrita. Ora si sentiva in colpa. Sentiva il peso di tutti quei morti.
E chi era Lyandria, che diceva di chiamarsi Lyndran Stromkir e aver il suo stesso sangue?

Mentre si giungeva finalmente ad un punto di vista e ad un nemico in comune, Ishmael, che era entrato dal tetto e aveva messo a riposo le guardie appostate in alto sulle travi, udì un rumore. Qualcun altro si era introdotto.
Era Gigl-Glokl, il giullare goblin mutilato che avevano fatto liberare mesi prima.
Canticchiava a bocca chiusa uno strano inquietante motivetto che pareva perforare il cranio, e guardò con odio Uthan e tutti i presenti. Era li per vendicarsi.
Disse di aver seguito una voce nella testa, esser giunto a Hammerstaad ed esser stato benedetto da un uditore, ora era forte e potente, ora era parte del Tutto.
Stava per gettare una sacca tra la folla sottostante quando Adelius si teletrasportò a fianco a lui, strappandogliela e rituffandosi giù.
Lyandria lo colpi con alcuni raggi, ma lui tentò con un imperioso incanto di Comando di far gettare a terra la sacca ad Adelius.
La ferrea volontà del mago per fortuna di tutti i presenti non cedette, e nel frattempo Gelrish con una folata di vento fece volare giù il goblin.
Il mago poi lo addormentò e fu strettamente legato.
Quando però si svegliò, parve cominciare a mutare: la sua faccia si aprì verticalmente in due fauci da pesce, mentre da uno dei moncherini delle braccia emerse un tentacolo che iniziò a liberarsi delle corde.
Con un incantesimo di ammaliamento l'orrenda progenie del profondo fu costretta a parlare e dire tutto quanto gli era accaduto e quel che sapeva su Ydaach'Nar.
Era peggio di quel che pensassero.
L'esercito non era uno scopo.
L'esercito era un mezzo.
Lo scopo era mietere anime... ogni anima che si univa a lui, gli ridava la forza perduta.

Esaminarono la sacca e scoprirono che era piena di una strana polvere verdognola. Sembrava finissimo cristallo. Verde. Proprio come quelli di Berranzo.. e come presumibilmente l'enorme pezzo citato nel diario della miniera, trasportato via dai Thayan.
Schegge di un corpo cristallizzato di una entità divina demoniaca, giunto nel loro mondo.

L'accaduto scosse tutti, e anche i più titubanti ora avevano capito.
Gundarlun e la guerra erano il problema minore. C'era ben altro a cui pensare.
Adelius si offrì di far incontrare tramite i sogni Uthan con Re Olgrave per fermare la sua avanzata e trovare un punto d'incontro.
Il vero avversario era Ydaach'Nar, ma dov'era? E come poteva esser affrontato?
Verania si ricordo di alcuni cristalli lasciati dalla madre, che avrebbero rivelato qualcosa, ma erano stati rubati tempo da fa uno dei suoi covi... guarda caso proprio dai nostri inconsapevoli eroi.
Senza chiedere conto di come diavolo li avessero, Verania allora disse che poteva condurli dove usarli.

Un vocione gracchiante proveniente dall'ingresso echeggiò poi nell'ampia sala.
Era arrivato anche il Re nanico di Rethgaard. E si era perso tutto il divertimento.
Quando salutò gli avventurieri, un barlume di sospetto e congiura lampeggiò negli occhi di Uthan.
Perchè il Re alleato conosceva i nemici??
Re Thurdàin riuscì a evitare le trappole borbottando che lo conoscevano si..ma di fama. Dopotutto a Rethgaard erano famosi per il loro adamantio..

Era il momento di collaborare.
Una volta tanto non era finita in una palla di fuoco.
O in un bagno di sangue.

venerdì 22 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (45)

CAPITOLO 45 - TORNA A CASA BAANDULF

"Non è l'uscire dal porto, ma il tornarci, che determina il successo di un viaggio." (Rulhad, padre di Baandulf)


La sagoma scura della cittadella fortificata in cima alla collina, una sagoma nera contro la luce morente della sera, sembrava un leviatano addormentato.
Il terreno scricchiolava di brina ad ogni passo mentre uscivano dal piccolo boschetto per attraversare i campi e avvicinarsi alla città.
Le porte però erano ormai chiuse, e Baandulf guidò il gruppo ad un agglomerato di catapecchie e tenute agricole fuori dalle mura.
A casa sua.

Una volta dalla porta però, si bloccò emozionato.
Non riusciva a bussare. Non riusciva a immaginare quel momento.
Quando finalmente bussò, la raschiante voce di suo padre rispose da dietro la porta e inizialmente non sembrava incline a credere che fosse proprio il loro figlio tornato.
Poi la porta si aprì, e così fecero i cuori.

La povera famiglia di Baandulf pensava ormai che la sua ordalia fosse fallita e che lui fosse morto, e trovarselo di fronte, con quella barba poi...ora sembrava un uomo.
Passarono la serata pasteggiando con una frugale cena contadina e a raccontare le loro avventure, anche se ogni racconto sembrava incredibile e inventato alle orecchie di quegli umili abitanti.

Il gruppo poi si informò sulle ultime dicerie e su come veniva percepita la situazione li a Holgerstead.
La Prima Ascia Wedigar insieme alla moglie Halfilda non erano più in città: erano partiti per la capitale Ruathym, convocati da un concilio di guerra richiesto da Verania.
Anche i due fratelli maggiori di Baandulf si erano uniti al contingente.
Erano giunte le voci della sconfitta nell'ultima grande battaglia navale, e anche della rivelazione di Verania di esser la figlia di Hergatha.
Sulla reale sorte della nave fantasma invece non c'erano ancora voci.

Passarono la notte in pagliericci improvvisati ma comodi, e al mattino, mentre Lyandria e Adelius restarono a parlare dei sempre presenti dubbi della ragazza, Gelrish e Ishmael si unirono alla colazione della famiglia.
Il grosso focolare era già acceso, a contrastare i rigori di Nightal, e mentre Sheilin, la sorella di Baandulf, raccontava di aver sognato i fratelli fieri e bellissimi sulla prua di una nave, lo stesso Baandulf sembrava triste e imbarazzato.
Abbraccìò Ishmael ringraziandolo per l'addestramento e ringraziò poi anche gli altri compagni, rivelando che vista l'assenza dei fratelli ora sarebbe rimasto li.
L'ordialia era finita, avrebbe atteso il ritorno di Halfilda per chiudere la cerimonia e diventare un vero hamfriggan.
Ma non era un addio, fatto questo disse che li avrebbe ritrovati.

Partirono in una mattina brumosa, tristi per l'assenza di Baandulf e preoccupati per l'accoglienza che avrebbero potuto trovare a Ruathym.
La strada attraversava i campi ora incolti e gelati, salendo poi tra le montagne.
Un viaggio non lunghissimo ma insidioso e faticoso in quella stagione fredda.
I dialoghi durante la camminata vertevano per lo più su tutte le ipotesi possibili per fermare la guerra, con chi schierarsi se l'aggressore diventava Gundarlun, e sui loro veri obiettivi...
I sensi però erano all'erta, in quella natura selvaggia.

Quando fu troppo buio per proseguire in sicurezza, arrivati presso i resti di un piccolo insediamento, decisero di accamparsi ma Adelius li sorprese con un incantesimo strabiliante che richiamò la sua reggia planare, traboccante di servitori e di comodità.
Per una volta non sarebbero stati all'addiaccio.

Riposati come non mai, al mattino notarono tracce di grossi lupi invernali che evidentemente li avevano fiutati ed erano venuti a curiosare. Ishmael ne intravvide anche alcuni in lontananza che si allontanavano verso nord, proprio dove proseguiva il sentiero.

Giunsero finalmente al passo per svalicare verso Ruathym. Li il sentiero si incuneava in una gola stretta e traboccante di neve. Le tracce dei lupi erano sparite ma il gruppo stava comunque in guardia.

Adelius, fluttuando, individuò appena in tempo due giganti del gelo appostati in alto che stavano per lanciare grossi mucchi di ghiaccio.
Il suo grido fu provvidenziale per non essere sommersi da quella valanga, poi infuriò la battaglia con quei due colossi.

Uno di essi fischiò e alle spalle del gruppo accorsero i feroci lupi invernali.
Gelrish fu colpito in pieno da un blocco di neve e ghiaccio, restando ferito e mezzo bloccato nei detriti, mentre Ishmael incurante dell'impressionante mole degli avversari si arrampicò per ingaggiarne uno in corpo a corpo.
Lyandria colpiva dalla distanza, incalzata però dai lupi.

Adelius poi prese a salmodiare una formula e a muovere le mani come a tessere una immagine, e dall'alto piombò un drago bianco a dir poco gigantesco.
Ad aggrediti e aggressori, indistintamente, furono scossi da quella visione terrorizzante.
Un gigante non fece in tempo a fuggire, ucciso da Lyandria, mentre l'altro cercò di mettersi in salvo.
Anche i lupi non esitarono e sfrecciarono via.
La potente illusione di Adelius aveva posto fine a quella battaglia.

La gola però era piuttosto instabile e insicura, e prima di restare sotto a qualche crollo, gli avventurieri proseguirono celermente per lasciare la zona, cominciando la discesa verso la capitale dell'isola.
E verso fine pomeriggio, eccola la in fondo nella baia, Ruathym.

Se quel che rimaneva dell'alleanza avversaria era la radunato, mancavano solo loro ad unirsi alla festa...
Sempre che di festa si possa parlare.

venerdì 15 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (44)

CAPITOLO 44 - RITORNO ALL'ALBERO

"In natura tutto tende all'equilibrio, tra l'uomo tutto si muove per accentuare le differenze" (Arcidruido Menedhan)


La Spina Avvelenata lottava col mare grigio e agitato e i venti capricciosi che flagellavano la costa occidentale di Ruathym.
Era una continua lotta prendere il vento giusto senza strappare qualche velaggio o sbagliare qualche manovra.

Lo stanco equipaggio costeggiava le aspre falesie scure quando giunse finalmente ad uno slargo tra quelle rocce inospitali, un accenno di baia dove il terreno digradava leggermente verso il mare permettendo l'accesso all'isola.
Avvicinarsi con la nave era comunque troppo rischioso e venne calata una scialuppa che raggiunse in breve tempo la costa per trovarsi ai margini della foresta nebbiosa che si inerpicava verso le vette più interne e verso il possente albero chiamato Il Figlio di Yggrasil.

Lyandria, Gelrish, Ishmael e Adelius si affidarono a Baandulf per aprire la strada.
Il giovane barbaro però dopo neanche mezz'ora di cammino, appariva smarrito e confuso: ogni posto sembrava ripetersi, la foresta sembrava chiudersi attorno a loro, circondata da nebbia, e non dava punti di riferimento.
Seguirono tracce e sentieri appena accennati, scegliendo ad ogni bivio direzioni casuali: il loro scopo era solo cercare di salire verso l'alto, ma si sentivano persi.
Vista come era finita l'ultima visita, temevano di non esser più i benvenuti, e forse la foresta stessa li stava rifiutando?

Adelius, che nel frattempo aveva cercato di aiutarsi con un incantesimo per vedere l'invisibilità, notò una piccola spiritella che si avvicinava al gruppo, convinta di non esser vista.
La creatura disse loro che dovevano dimostrare di esser degni di poter tornare li, e avrebbero dovuto superare alcune prove.
Con la sua vocetta squillante, in cambio della rivelazione della giusta direzione, sottopose un piccolo indovinello.
"Senza di me o dentro di me la morte è sicura / Eppure dentro di te sono la vita purissima"
Con disappunto della dispettosa creaturina, l'enigma trovò rapida risposta e lei li indirizzo lungo uno scomodo sentiero.
Poco dopo tuttavia il gruppo ebbe l'impressione di essersi di nuovo perso, fino a giungere ad uno spiazzo dove, presso un basso cerchio di pietre, sedeva un fauno.
L'essere caprino, dall'aspra voce, propose loro la sfida delle bacche.. un piccolo gioco che consisteva nel mangiare delle bacche in modo che chi restava con l'ultima, che era diversa e velenosa, perdeva.
L'essere disposte una manciata di bacche bluastre sulle pietre, e Gelrish partecipò al suo gioco.
Si potevano mangiare 1,2 o 3 bacche al massimo per volta.
Lentamente le bacche diminuivano ma a Ishmael qualcosa non tornava.. era chiaro che andando avanti così avrebbe vinto sempre e comunque il fauno, che era evidentemente molto astuto a fare i conti.
Adelius intervenne addormentandolo, venne aggiunta una bacca al mucchietto per poi risvegliarlo e proseguire il gioco.
Il fauno, confuso e diffidente, riprese il filo della sfida ma i conti non tornavano più, e si accorse ben prima che le bacche fossero finite che avrebbe perso.
Una volta sconfitto, rivelò la strada al gruppo: dovevano seguire il ruscello congelato che si dipanava alle sue spalle.

Camminarono ancora, guardinghi nonostante la stanchezza, in quella foresta imbiancata, fino a trovare un altra pixie che propose nuovamente un enigma.

Superato anche questo, la minuscola creatura condusse finalmente gli stanchi avventurieri fuori da quel mondo senza uscita, sbucando in una foresta analoga ma senza nebbie, e più familiare, dove ritrovarono la strada e l'orientamento, e giunsero infine alla vista dell'imponente e monumentale albero.

Mentre si avvicinavano con cautela, l'Arcidruido Menedhan in persona, sbucando da un albero, bloccò loro la strada spiegando che era stato necessario metterli alla prova, e che anche se gli aveva concesso di passare voleva ancora capire perché erano tornati li, e con quali intenzioni.

Le spiegazioni di Lyandria e compagni parvero convincerlo, e ricordando loro in maniera un po' inquietante che lui era solo il protettore della foresta, ma non dell'Albero, perché l'albero si proteggeva da solo, gli augurò buona fortuna e si dileguò.
La vista di quella antico albero lasciava ogni volta senza fiato e infondeva pace.
La sua imponenza, la maestosità, l'aria di antichità e di appartenere ad un altro mondo, incastonato in quel paesaggio ghiacciato, si sarebbe lasciato contemplare per ore...ma non c'era molto tempo da perdere.
A parte un enorme orsogufo delle nevi, non si notavano altri guardiani li attorno, ma era certo che ce ne fossero: terra, alberi e forse anche acqua erano pronti a rispondere  e difendere Il Figlio di Yggrasil.
Varcarono la fenditura nell'enorme tronco arrivando alla sala dove le radici più giovani si abbeveravano in una pozza d'acqua pura.

Erano giunti li, ma si rendevano conto che ora non sapevano esattamente cosa fare: Menedhan non aveva saputo dare indicazioni sul rituale, e chi forse poteva aiutarli era lontano.
La speranza era che fosse lo stesso Albero a dargli indicazioni, se avesse in qualche modo captato le loro intenzioni e la necessità che aveva il mondo di un aiuto vista la minaccia in atto...

Adelius, affascinato, provò a sondare i pensieri di quell'essere ancestrale, chiedendo rispettosamente una piccola parte del suo potere.

Nel frattempo Lyandria, toccò la radice nel punto in cui era stata incisa la benedizione per Hergatha, restando a lungo concentrata, cercando di meditare e percepire qualche visione.
Poi la vide.
Una donna, con una bambina appena nata.
Nell'altra mano un puntello di adamantio intriso di sangue... pregava e pronunciava una qualche formula mentre incideva delle rune.
Era proprio lei: la madre di Hergatha. Stava rivivendo il momento in cui conferì alla Storm Maiden il potere che avrebbe cambiato la storia del Mare delle Spade.

Lyandria capiva cosa stava vedendo, ma non capiva quelle rune e quelle parole: erano in primordiale.
Fortuna volle che Gelrish comprendesse quell'atavica forma di comunicazione, e potesse in qualche modo tradurre il rituale, per poi adattarlo alla nuova richiesta di Lyandria.
Dalla traduzione di Gelrish emerse un altro fatto che fece luce sul vecchio mistero di come erano andate realmente le cose: la donna forse aveva ricevuto il rituale da qualcuno che l'aveva ingannata, ed era stata convinta di richiedere la benedizione di Tempus, ma invece a sua insaputa la formula e le rune contenevano anche l'invito ad Umberlee. Ecco come si era intromessa la capricciosa Dea...
Con trepidazione, la giovane Capitana incise nelle possenti radici una nuova benedizione, per se e le sue figlie, col suo sangue.. il sangue degli Stromkir.
Non chiese la forza di Tempus, e non cedette alle lusinghe di Umberlee.. ripensando forse al potere della conchiglia che aveva brandito, e agli insegnamenti delle monache-guerriere incontrate, si affidò a qualcosa di più antico e primordiale: Istishia.
Finita l'ultima lettera, le rune si illuminarono di una tenue luce, per poi brillare di una patina di brina.
Baandulf preoccupato si guardava attorno temendo attacchi o ritorsioni, ma non accadde nulla.
Se avesse o meno funzionato non era chiaro, ma almeno l'Albero pareva non essersi inalberato.

Sfiniti ma con l'animo rasserenato, gli avventurieri lasciarono il luogo sacro, per ritrovare Menedhan e chiedergli un ultimo favore: un passaggio rapido tramite il suo prodigioso incanto di trasporto vegetale.
Sbucarono così, a tarda sera, da un bel larice poco fuori le mura di Holgerstead.

venerdì 8 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (43)

CAPITOLO 43 - DUBBI E OMBRE

"Mi ingozzo? certo! Sai che ti dico? Vivi ogni colazione come se fosse l'ultima..perchè potrebbe esserlo veramente... Soprattutto su questa fottuta nave!" (perle di sobrietà di Murray)

Sul torrione di guardia nel covo di Verania, il cadavere interrogato fornì poche altre informazioni oltre a quelle su Verania stessa. Forse c'erano altre domande da porgli, sempre ammesso che avrebbe dato risposte decenti a chi poco prima lo aveva ucciso.
Era inutile perdere altro tempo, l'assalto era stato duro ed era meglio riposare e recuperare le forze.

Scendendo in una delle fredde e spoglie stanze della fortificazione, Lyandria ricevette un messaggio mentale da Marla, l'agente del Kraken. Era riuscita e contattare l'adepta di Umberlee al servizio di Verania, e acconsentito a ricevere una delegazione pacifica.
Mentre Lyandria parlava prima con Gelrish e poi con Garrdo, l'unico altro fedele di Nuban che conoscesse, cercando conforto e ispirazione nelle loro parole per capire la sua strana crisi di fede, o forse solo i suoi dubbi sulla crescente ispirazione per Umberlee, in un altra stanza della piccola fortezza Adelius faceva una conoscenza un po' più approfondita..forse anche troppo, di Siberrin la Fiera.

Poco prima, lo stesso Adelius aveva provato ad entrare nei sogni di Arveiaturace, la temibile draghessa antica, per cercare di manipolarla e portarla dalla loro parte, ma l'antichissima creatura si era mostrata un osso molto duro e dal carattere selvaggio, oltre che per nulla a digiuno di sapienza magica...
Non era neppure l'alba che il berciare di Maran svegliò tutti: non si poteva dormire sugli allori.
L'uomo voleva sapere cosa avevano deciso di fare, ma la notte non aveva portato ancora del tutto consiglio, e discussero ancora a lungo, fino a che Lyandria non cercò di spuntarla con la sua idea: andare si a Ruathym, ma passando prima dall'Albero..il Figlio di Yggrasil.. la ragazza aveva un piano.
Dujek invece continuava ad esser diffidente e suggerire di sopprimerla, ma era in minoranza, anzi era da solo.

Gli equipaggi, in quel freddo mattino, si divisero:
Maran e la nave mercenaria della Compagnia delle Vele Bianche ancora integra avrebbero portato Siberrin a casa, da Rault, prima che il vecchio potesse aggiungere caos al caos.
Ploppa e il Nasello Fantasma sarebbero rientrati verso Gundarlun
Lyandria e il suo equipaggio riprendevano possesso della Spina Avvelenata, e partivano invece per l'Albero, la prua rivolta a sud-ovest verso il promontorio meridionale di Ruathym, per per poi risalire la costa ovest dell'isola, incontrando venti feroci e indomabili, che rendevano il mare quanto mai arrabbiato.

Alla fine di quel primo giorno di viaggio, un falco pellegrino giunse da Gelrish.
Erano notizie da Shid'anian, la sacerdotessa consigliera di Re Olgrave: nell'ultimo Consiglio di Guerra, il Re aveva deciso di approfittare delle forze avversarie in rotta per ribaltare la situazione, e ora voleva esser lui a dare il colpo di grazia e magari conquistare Ruathym.
Invasi e invasori si sarebbero scambiati di ruolo?
Shid'anian si era opposta, ma non era servito, e la maggioranza del Consiglio era con il RE. La sacerdotessa aveva la l'inquietante sensazione che lasciando sguarnita Gundarlun, sarebbe accaduto qualcosa di terribile, e in quelle dannate faide tra nordici tutti dimenticassero il vero nemico il agguato: Ydaach'nar

Una grana in più nei tanti pensieri che gravavano sull'equipaggio, ma ormai la rotta era tracciata, le coste di Ruathyum vicine, e l'Albero ad un giorno di nave...