venerdì 15 marzo 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (44)

CAPITOLO 44 - RITORNO ALL'ALBERO

"In natura tutto tende all'equilibrio, tra l'uomo tutto si muove per accentuare le differenze" (Arcidruido Menedhan)


La Spina Avvelenata lottava col mare grigio e agitato e i venti capricciosi che flagellavano la costa occidentale di Ruathym.
Era una continua lotta prendere il vento giusto senza strappare qualche velaggio o sbagliare qualche manovra.

Lo stanco equipaggio costeggiava le aspre falesie scure quando giunse finalmente ad uno slargo tra quelle rocce inospitali, un accenno di baia dove il terreno digradava leggermente verso il mare permettendo l'accesso all'isola.
Avvicinarsi con la nave era comunque troppo rischioso e venne calata una scialuppa che raggiunse in breve tempo la costa per trovarsi ai margini della foresta nebbiosa che si inerpicava verso le vette più interne e verso il possente albero chiamato Il Figlio di Yggrasil.

Lyandria, Gelrish, Ishmael e Adelius si affidarono a Baandulf per aprire la strada.
Il giovane barbaro però dopo neanche mezz'ora di cammino, appariva smarrito e confuso: ogni posto sembrava ripetersi, la foresta sembrava chiudersi attorno a loro, circondata da nebbia, e non dava punti di riferimento.
Seguirono tracce e sentieri appena accennati, scegliendo ad ogni bivio direzioni casuali: il loro scopo era solo cercare di salire verso l'alto, ma si sentivano persi.
Vista come era finita l'ultima visita, temevano di non esser più i benvenuti, e forse la foresta stessa li stava rifiutando?

Adelius, che nel frattempo aveva cercato di aiutarsi con un incantesimo per vedere l'invisibilità, notò una piccola spiritella che si avvicinava al gruppo, convinta di non esser vista.
La creatura disse loro che dovevano dimostrare di esser degni di poter tornare li, e avrebbero dovuto superare alcune prove.
Con la sua vocetta squillante, in cambio della rivelazione della giusta direzione, sottopose un piccolo indovinello.
"Senza di me o dentro di me la morte è sicura / Eppure dentro di te sono la vita purissima"
Con disappunto della dispettosa creaturina, l'enigma trovò rapida risposta e lei li indirizzo lungo uno scomodo sentiero.
Poco dopo tuttavia il gruppo ebbe l'impressione di essersi di nuovo perso, fino a giungere ad uno spiazzo dove, presso un basso cerchio di pietre, sedeva un fauno.
L'essere caprino, dall'aspra voce, propose loro la sfida delle bacche.. un piccolo gioco che consisteva nel mangiare delle bacche in modo che chi restava con l'ultima, che era diversa e velenosa, perdeva.
L'essere disposte una manciata di bacche bluastre sulle pietre, e Gelrish partecipò al suo gioco.
Si potevano mangiare 1,2 o 3 bacche al massimo per volta.
Lentamente le bacche diminuivano ma a Ishmael qualcosa non tornava.. era chiaro che andando avanti così avrebbe vinto sempre e comunque il fauno, che era evidentemente molto astuto a fare i conti.
Adelius intervenne addormentandolo, venne aggiunta una bacca al mucchietto per poi risvegliarlo e proseguire il gioco.
Il fauno, confuso e diffidente, riprese il filo della sfida ma i conti non tornavano più, e si accorse ben prima che le bacche fossero finite che avrebbe perso.
Una volta sconfitto, rivelò la strada al gruppo: dovevano seguire il ruscello congelato che si dipanava alle sue spalle.

Camminarono ancora, guardinghi nonostante la stanchezza, in quella foresta imbiancata, fino a trovare un altra pixie che propose nuovamente un enigma.

Superato anche questo, la minuscola creatura condusse finalmente gli stanchi avventurieri fuori da quel mondo senza uscita, sbucando in una foresta analoga ma senza nebbie, e più familiare, dove ritrovarono la strada e l'orientamento, e giunsero infine alla vista dell'imponente e monumentale albero.

Mentre si avvicinavano con cautela, l'Arcidruido Menedhan in persona, sbucando da un albero, bloccò loro la strada spiegando che era stato necessario metterli alla prova, e che anche se gli aveva concesso di passare voleva ancora capire perché erano tornati li, e con quali intenzioni.

Le spiegazioni di Lyandria e compagni parvero convincerlo, e ricordando loro in maniera un po' inquietante che lui era solo il protettore della foresta, ma non dell'Albero, perché l'albero si proteggeva da solo, gli augurò buona fortuna e si dileguò.
La vista di quella antico albero lasciava ogni volta senza fiato e infondeva pace.
La sua imponenza, la maestosità, l'aria di antichità e di appartenere ad un altro mondo, incastonato in quel paesaggio ghiacciato, si sarebbe lasciato contemplare per ore...ma non c'era molto tempo da perdere.
A parte un enorme orsogufo delle nevi, non si notavano altri guardiani li attorno, ma era certo che ce ne fossero: terra, alberi e forse anche acqua erano pronti a rispondere  e difendere Il Figlio di Yggrasil.
Varcarono la fenditura nell'enorme tronco arrivando alla sala dove le radici più giovani si abbeveravano in una pozza d'acqua pura.

Erano giunti li, ma si rendevano conto che ora non sapevano esattamente cosa fare: Menedhan non aveva saputo dare indicazioni sul rituale, e chi forse poteva aiutarli era lontano.
La speranza era che fosse lo stesso Albero a dargli indicazioni, se avesse in qualche modo captato le loro intenzioni e la necessità che aveva il mondo di un aiuto vista la minaccia in atto...

Adelius, affascinato, provò a sondare i pensieri di quell'essere ancestrale, chiedendo rispettosamente una piccola parte del suo potere.

Nel frattempo Lyandria, toccò la radice nel punto in cui era stata incisa la benedizione per Hergatha, restando a lungo concentrata, cercando di meditare e percepire qualche visione.
Poi la vide.
Una donna, con una bambina appena nata.
Nell'altra mano un puntello di adamantio intriso di sangue... pregava e pronunciava una qualche formula mentre incideva delle rune.
Era proprio lei: la madre di Hergatha. Stava rivivendo il momento in cui conferì alla Storm Maiden il potere che avrebbe cambiato la storia del Mare delle Spade.

Lyandria capiva cosa stava vedendo, ma non capiva quelle rune e quelle parole: erano in primordiale.
Fortuna volle che Gelrish comprendesse quell'atavica forma di comunicazione, e potesse in qualche modo tradurre il rituale, per poi adattarlo alla nuova richiesta di Lyandria.
Dalla traduzione di Gelrish emerse un altro fatto che fece luce sul vecchio mistero di come erano andate realmente le cose: la donna forse aveva ricevuto il rituale da qualcuno che l'aveva ingannata, ed era stata convinta di richiedere la benedizione di Tempus, ma invece a sua insaputa la formula e le rune contenevano anche l'invito ad Umberlee. Ecco come si era intromessa la capricciosa Dea...
Con trepidazione, la giovane Capitana incise nelle possenti radici una nuova benedizione, per se e le sue figlie, col suo sangue.. il sangue degli Stromkir.
Non chiese la forza di Tempus, e non cedette alle lusinghe di Umberlee.. ripensando forse al potere della conchiglia che aveva brandito, e agli insegnamenti delle monache-guerriere incontrate, si affidò a qualcosa di più antico e primordiale: Istishia.
Finita l'ultima lettera, le rune si illuminarono di una tenue luce, per poi brillare di una patina di brina.
Baandulf preoccupato si guardava attorno temendo attacchi o ritorsioni, ma non accadde nulla.
Se avesse o meno funzionato non era chiaro, ma almeno l'Albero pareva non essersi inalberato.

Sfiniti ma con l'animo rasserenato, gli avventurieri lasciarono il luogo sacro, per ritrovare Menedhan e chiedergli un ultimo favore: un passaggio rapido tramite il suo prodigioso incanto di trasporto vegetale.
Sbucarono così, a tarda sera, da un bel larice poco fuori le mura di Holgerstead.

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