La roccaforte, un tozzo e robusto edificio a pianta quadrata
con 4 grossi torrioni agli angoli (uno di questi danneggiato pesantemente) che
lo faceva sembrare un quadrifoglio, sorgeva su un isolotto separato dal resto
di Nighstone.
Era raggiungibile tramite un ponte di legno, danneggiato da un
masso. Saltando all’altra estremità e lanciando le corte Brogmar e il Pennuto
fecero attraversare tutti.
Anche nella fortezza non mancavano i goblin, evidentemente
anche loro avevano superato il problema del ponte. Un gruppo in particolare si
stava accanendo contro una porta sprangata, in cerca di chissà cosa.
Il gruppo fece irruzione nella sala cercando di prenderli di
sorpresa ma uno dei lupi dei goblin riuscì a fiutarli rovinando tutto. Questo
non impedì un’altra sconfitta per i malvagi pelleverde.
Scoprirono così che dall’altra parte della porta c’erano
ancora degli abitanti in vita. Erano una decina di guardie e dietro di loro, su
un grosso tavolo in quercia giaceva il cadavere di una donna.
Con delusione Brogmar apprese che si trattava proprio di
Lady Valrose. Avevano perso la loro datrice di lavoro… le cose si mettevano sempre peggio.
Le guardie raccontarono che tutto era cominciato con una
pioggia di macigni lanciati da alcuni giganti da un castello volante.
Brogmar sgranò gli occhi.
Un castello volante?
Aveva visto una volta, da molto lontano, un drago volante. Aveva visto le sentinelle della tribù Uthgardt
dei Corvi Neri solcare i cieli cavalcando dei corvi giganti. Quando era molto
piccolo ricordava ancora che con suo nonno nel bosco aveva visto una pixie svolazzare con le sue alette
da libellula… ma per la barba di Moradin, un CASTELLO VOLANTE? Era troppo da
accettare per la mente semplice del nano.
Intollerabile. Una buona costruzione, secondo i dettami
nanici doveva innanzitutto esser ben radicata al terreno. Ancora meglio se
sotto al terreno.
L’attacco dei giganti aveva creato il fuggi fuggi nel paese,
e con l’accesso alla fortezza bloccata tutti gli abitanti erano così fuggiti
verso nord, abbandonando le case, mentre le guardie erano rimaste asserragliate
e bloccate li nella fortezza con Lady Valrose, putroppo però perita nel crollo.
Sempre secondo il loro racconto, alcuni giganti erano scesi
e avevano preso la Nighstone, la caratteristica strana roccia che sorgeva al
centro della piazza… questo era strano… a cosa mai poteva servire?
In mancanza della Reggente deceduta furono le guardie a
proporre una ricompensa ai 5 eroi se fossero andati, ora che il villaggio era
tornato sicuro, a recuperare i popolani scappati.
Ipotizzavano che avessero trovato rifugio in alcune grotte
naturali più a nord, nel bosco, ai piedi di una montagna. Erano grandi e
abitate solo da pipistrelli, e un ottimo rifugio temporaneo evidentemente.
Partenza rimandata
Il mattino dopo, riposati e con le ferite rattoppate, si
apprestarono a partire alla ricerca degli evacuati, ma appena tirato giù il
ponte levatoio notarono una piccola nube di polvere alzata da 7 cavalieri in
arrivo.
Brogmar borbottò subito sullo scarso tempismo di questi
presunti rinforzi, visto che ormai avevano liberato il villaggio da soli, ma
mentre si avvicinavano il loro aspetto non appariva esattamente quello di prodi
cavalieri in armatura…piuttosto erano loschi figuri, guidati da un mezzelfo
dalla faccia strafottente.
Davano risposte sfuggenti e dissero di esser giunti a recuperare
una persona che con stupore si rivelò essere la misteriosa donna trovata
barricata in locanda…
“Beh, ora potete anche andarvene dunque” borbottò il nano,
ma quelli in tutta risposta sguainarono le armi. In un attimo infuriò la
battaglia.
Questo tradimento improvviso fece scoppiare l’ira del nano,
che incurante di ferite o strategie, intuendo che erano in netta inferiorità
numerica e vedendo i balestrieri incautamente vicini ai margini del ponte
levatoio, caricò gettandone subito uno nel fossato, e provando a farne seguire
subito un secondo.
Poi prese a mulinare il suo martello, mentre le armi nemiche
gli mordevano le carni.
Magia, armi, urla e quadrelli cantarono la melodia della
morte, e il vantaggio numerico degli assedianti in breve si era ridotto, fino a
che il loro leader fuggì con la donna, spronando i cavalli a più non posso.
Brogmar bloccò l’unico superstite, che si era issato di
nuovo su dopo il volo nel fossato, ma quell’infido dannato riuscì a inghiottire
qualcosa che lo avvelenò all’istante.
Per le mutande sporche di nonna Gulda! Per arrivare ad un
gesto simile non doveva certo trattarsi di comuni banditi. Persino la mente
semplice di Brogmar intuiva le implicazioni di quel gesto, e che quei 7, che
avevano tutti uno tatuaggio identico, dovevano far parte di qualche
organizzazione oscura e terribile. Ma cosa potevano volere da quel paese
deserto? Appropriarsene?
Mostrarono i corpi alle guardie superstiti ma queste non
avevano idea di chi fossero e del perché avessero agito così.
Di certo la sorte non era benevola con quel villaggio:
pioggia di macigni, raid di goblin, e ora anche questi loschi banditi. Cosa
diamine avevano fatto gli abitanti di quello sperduto buco della Costa della Spada
per meritarsi tutte quelle calamità tutte insieme? Era forse Beshaba in persona
(Tymora, perdonami se la nomino!) che gettava la sventura su quei posti? O un'altra
divinità arrabbiata? O erano loro stessi che attiravano guai in ogni loro
avventura?
A causa di questi eventi comunque, i presunti rifugiati
nelle grotte dovettero attendere un altro giorno per ricevere aiuto, visto che
era nuovamente necessario leccarsi le ferite, recuperare le forze e organizzare
la guarnigione cittadina per lasciarla a sentinella in loro assenza.
Verso le grotte
Il viaggio, grazie ad un carro allestito dal Pennuto,
procedette piuttosto spedito nella prima parte, poi il sentiero si fece più
stretto e la foresta di Ardeep più fitta.
Tutto ad un tratto due figure che parevano in fuga eruppero
dalla boscaglia. Erano due orchi, uno evidentemente ferito. Da chi o cosa
scappassero non era chiaro, ma non si fecero problemi ad assalire i nostri
avventurieri pur di aprirsi la strada.
Nonostante fossero solo in due, la loro furia disperata mise
in difficoltà Brogmar e compagni, anche perché uno dei due era un temibile
shamano o qualche diavolo d’arcanista.
Per fortuna, improvvisamente fischiarono le frecce, che
rivelarono chi erano gli inseguitori: gli elfi della foresta di Ardeep.
Un nano salvato da elfi! Che onta per la dignità di Brogmar.
Mentre l’intera pattuglia proseguiva all’inseguimento degli orchi, un elfo si fermò con aria non molto amichevole, intimando anche a loro di andarsene.
Un nano salvato da elfi! Che onta per la dignità di Brogmar.
Mentre l’intera pattuglia proseguiva all’inseguimento degli orchi, un elfo si fermò con aria non molto amichevole, intimando anche a loro di andarsene.
I 5 spiegarono i motivi della loro intromissione nella
foresta e rassicurarono l’elfo che se ne sarebbero andati non appena avessero
ritrovato gli esuli di Nighstone, e si fecero indirizzare verso le caverne.
Era quasi l’imbrunire quando la piatta boscaglia cominciò a
diventare una salita e alle pendici di una collina rocciosa e più spoglia, dove la vegetazione lasciava spazio alla nuda roccia videro le ampie volte di una grotta.
Erano arrivati.
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