Prigionieri ritrovati
L’ingresso del complesso di caverne era molto ampio.
Una
enorme caverna sotterranea da cui echeggiava ritmico lo sgocciolio delle
numerose stalattiti, con un pavimento irregolare fatto di nicchie e tratti
rialzati e alcune polle d’acqua o fango.
Da una prima perlustrazione dell’ingresso Brogmar non aveva
notato presenze, ma una volta inotrati all’interno si accorsero di un sordo
rumore simile ad un russare.
Rhogar, la
mezzadrago, si rese conto di alcuni orchi beatamente addormentati in un bagno
di fango, mentre dalla parte opposta stava un nutrito gruppo di goblin.
Non era quello che si aspettavano di trovare. Dove erano
finiti i popolani rifugiati?
La saggezza militare di Brogmar suggeriva che il rapporto
numerico era assai pericoloso, e viste le loro capacità furtive non sarebbe
passato molto prima che li avessero individuati, andava almeno eliminato uno
dei due fronti in maniera rapida… il nano studiò le formazioni rocciose sul soffitto sopra gli orchi e il
suo occhio esperto capì che potevano essere abbastanza instabili e fragili da
esser fatte crollare sui quelle dannate creature.
La stregonessa non perse
tempo a cogliere quel suggerimento, chiuse gli occhi e salmodiò una breve formula aprendo poi repentinamente
il palmo della mano verso le stalattiti con un’ultima imperiosa parola arcana.
Un globo magico si schiantò sul soffitto e come lance
acuminate le lunghe e pesanti stalattiti si schiantarono sulla pozza di fango e
sugli ignari orchi dormienti.
Non uno restò vivo.
Ma i goblin, dopo un attimo di sorpresa, si allarmarono
partendo all’attacco.
Le loro urla acute erano rese ancora più grottesche dall’eco
nella grotta. La battaglia infuriò violenta e il martello di Brogmar mulinava e
spaccava crani con sordi rumori di morte. Nell’enfasi della lotta, solo dopo si
rese conto di una profonda e grave ferita che gli era stata inferta, ma non c’era
tempo di leccarsi le ferite, altri goblin potevano arrivare da un momento all’altro
e soprattutto dovevano cercare gli abitanti di Nightstone.
Presero ad esplorare le numerose gallerie che si diramavano
dalla grande grotta centrale, e finalmente dopo vicoli ciechi, altri goblin e
nuovi imprevisti, trovarono i superstiti del villaggio per fortuna ancora vivi, anche se imprigionati dietro a rozze sbarre metalliche.
Si erano rifugiati li pensando che fosse un luogo sicuro, ma
l’avevano invece trovato occupato dai goblin ed erano stati imprigionati. I più
deboli vennero curati e si prepararono a scortarli per il viaggio di ritorno,
ma prima finirono di perlustrare le caverne per mettere in sicurezza l’intera
area e non avere sorprese.
Un passaggio nascosto in effetti conduceva alla miserabile
sala del trono del capo di quella tribù di pelleverde. Nonostante i suoi ranghi
ormai fossero stati decimati, la deprecabile creatura non si arrese all’evidenza
e insieme ad alcune sue concubine armate di arco e ad uno sciame di orrendi
topi attaccò disperatamente i nostri stanchi eroi.
Una fitta acuta alla spalla annunciò nella maniera peggiore a
Brogmar che una freccia era andata a segno.
Era stato davvero stupido a rischiare nuovi scontri con le
gravi ferite che ancora lo fiaccavano, e mentre lo scontro infuriava nella sala
del trono d’ossa del re goblin, si rese le energie lo stavano abbandonando.
Morire per mano di un dannato goblin? Per le sette Barbe di
Moradin! Non se ne sarebbe andato così. Non quel giorno… con un ultimo sforzo,
incurante di subire colpi, balzò davanti al Re con tutta la forza che gli
restava.
Il suo colpo, per quanto ampiamente annunciato dall’ampio
movimento per caricarlo di tutta la forza, calò inarrestabile e inesorabile sul
goblin, schiantandolo a terra morto.
Con un sorriso trionfale il nano si voltò verso i compagni
ancora impegnati nello scontro, si aspettava la resa ma si sbagliava: le goblin
superstiti, pur vedendo il loro leader cadere in quel modo, non si arresero e
rinnovarono la loro resistenza in un ultimo sforzo disperato, fino alla
sconfitta totale.
Malconci ma vincitori (e vivi), dopo aver perquisito la
grottesca sala del capo goblin, i nostri tornarono dai prigionieri liberati,
caricarono sul carro lasciato fuori i più deboli e malconci, e ripartirono alla
volta di Nightstone dove arrivarono a tarda sera.
L'incredibile Torre Volante
Furono ospitati per la notte e celebrati, nonché omaggiati
da una ricompensa, anche se magra vista la razzia subita dalla cittadina e fu
loro anche affidato un nuovo compito: dare notizia dell’attacco dei Giganti e
del pericolo imcombente anche per altre città.
Brogmar detestava atavicamente i giganti, e non poteva
tirarsi indietro di fronte a questo compito. E così pure i suoi compagni.
Il sole era già sorto da qualche ora quando ristorato ed
riequipaggiato il gruppo di avventurieri si preparava a lasciare Nightstone per
la nuova missione.
Le sorprese tuttavia non erano finite.
Un improvviso panico serpeggiò tra i sopravvissuti, e il
presagio di un nuovo disastro calò su quello sfortunato borgo, mentre tutti gli
occhi si alzarono verso il cielo.
Brogmar, con la sua tozza mano a visiera davanti alla fronte
cercava di schermarsi dal sole per capire quale altra maledetta diavoleria
fosse comparsa, e vide anche lui “quella cosa”.
Per i Nove Inferi! Cos'era??
Per i Nove Inferi! Cos'era??
Mai aveva visto una cosa così strana e incredibile. Più
strana del suo improbabile amico pennuto kenku, e persino più strana del mago simil
costrutto vivente Lucky.
Nel cielo si profilava la sagoma di una enorme torre
volante, circondata da nuvolette che parevano quasi solide. La cosa più strana
era la sommità, che terminava con una sorta di tetto fatto a cappello a punta.
Non era facile valutare da quella distanza ma sembrava che
le dimensioni della costruzione non fossero di taglia umana, e la mente
terrorizzata degli abitanti di Nightstone tornò al terribile attacco che
avevano recentemente subito.
Tuttavia, dalla bizzarra torre volante non piovvero macigni né
terribili incantesimi, mentre planava lentamente verso il terreno. Le strane
nuvole su cui era posata potevano esser usate come una scala, e sostenevano il
peso. Un vecchio gigante con una strana veste blu fece capolino dall’ingresso,
si guardò attorno e con aria per nulla bellicosa salutò gli allibiti testimoni.
"Buongiorno! Che è successo qui?"
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