lunedì 5 ottobre 2020

Il Tesoro Dimenticato della Gloria di Ahghairon - Capitolo 8

L'inseguimento prosegue.

Cavalcarono come pazzi verso nord, fino a giungere nei pressi della grande e famosa locanda fortificata del Braccio Amico, e anche le tracce dei fuggitivi sembravano passate da li.

Erano davvero così stupidi da rifugiarsi li? Pregustando la fine dell'inseguimento, i 5, dopo aver lasciato le armi all'ingresso, entrarono a indagare.... ma no, i due fuggitivi non erano stati così stupidi.

Secondo alcune testimonianze, due tizi giunti stremati con due cavalli ormai stanchissimi avevano rifiutato cure e riposo e semplicemente scambiato i cavalli con altri 2 freschi per poi ripartire, dicendo che si sarebbero accampati più avanti, nei boschi.

Subito gli avventurieri ripresero la strada maestra, proseguendo verso nord con i sensi tesi per notare nuove tracce.

Era ormai buio quando, guidati da Thayla che aveva avvertito un leggero odore di fumo, giunsero ad un piccolo accampamento nascosto lontano dalla strada.

Il fuoco era ormai spento e tutto era all'aria come se fosse scoppiato un combattimento. Diversi orchi morti giacevano sparpagliati ma tra loro non c'erano i corpi dei due ladri.

Tamira si rese conto, esaminando gli orchi, che le frecce di fattura elfica significavano solo una cosa: degli elfi avevano salvato i due malfattori dall'agguato degli orchi e ora, probabilmente, li stavano ospitando per curarli.

Non restava altro che seguire la pista e trovare gli elfi del Bosco Ammantato...



Filosofia Elfica

Attraversarono un ruscello, perdendo ogni traccia, ma andando a istinto proseguirono risalendo un declivio che portava ad un piccolo altopiano che dominava la foresta.

Li vennero fermati da una sentinella. Era un elfo.

Chiarite le intenzioni pacifiche, vennero scortati al campo dove altri 4 elfi sedevano attorno al fuoco.

Tra di loro ve n'era uno molto anziano, un druido, che prese parola e li interrogò sui motivi del loro girovagare nel Bosco Ammantato.

Confermò che avevano salvato due stremati viandanti e ascoltò la versione degli avventurieri su quanto avvenuto.

L'elfo, come molti della sua razza abituati alla lunga vita e al ponderare in tempo in maniera diversa dagli umani, parlava lentamente e ancor più lentamente rifletteva e pensava alle decisioni da prendere, snervando i 5 desiderosi di rimettere mano alla mappa e vendicarsi.

A complicare le cose, per non rivelare i loro segreti e la missione della mappa, inventarono prima una serie di fandonie dietro l'altra, e quando il druido, confuso, fece condurre li uno dei due banditi per farli confrontare direttamente e sentire il loro scambio di battute, emerse la verità.

Quando subiamo un torto, spesso ci dimentichiamo che la stessa vicenda, vista da occhi neutrali, può apparire diversa da come la stiamo vivendo. E così era per il druido, ai cui occhi la mappa non era ne dell'uno ne dell'altro gruppo, visto che giaceva in una tomba.

Ma tecnicamente l'avevano raccolta i due fuggitivi, anche se era stata scoperta dagli avventurieri.

Alla fine, per sciogliere il dubbio, decise di sottoporli alla Prova della Fonte.

Nel cuore della foresta quegli elfi custodivano una fonte sacra che ristorava e curava chiunque, tranne chi beveva col cuore gonfio di menzogna o malafede... in quel caso l'acqua uccideva (o almeno così sosteneva il druido: voleva forse spaventarli?)

Tra i presenti, proprio lo zhentarim però appariva come il più scettico e ritroso nell'affrontare tale prova, e il vecchio elfo dopo averlo guardato a lungo negli occhi sentenziò la sua decisione: gli ospiti erano comunque sacri e sarebbero stati ospitati e guariti, tuttavia la mappa sarebbe tornata agli avventurieri, a patto che lasciassero subito il bosco e non minacciassero vendetta sui due uomini debilitati.

Finalmente la mappa era nelle loro mani.



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