sabato 13 aprile 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (48)

CAPITOLO 48 - L'ULTIMO BRANDELLO DI UN'ANIMA

"Non conosciamo mai veramente noi stessi, né chi abbiamo accanto. Possiamo definirci in molti modi, ma alla fine sono le nostre scelte davanti a un bivio a mostrare chi siamo...o cosa siamo." (Sciamano Ulf)

Quando uscirono dalla stanza della mappa nuovamente su quella aguzza punta rocciosa, ora che avevano ottenuto ciò che cercavano, con più calma curiosarono quelle rovine, soffermandosi sul piatto spiazzo roccioso che ospitava, circondato da monconi di colonne cadute, un malconcio altare e scrostate pitture.
Non si capiva neppure se fosse un sole stilizzato o una rosa dei venti.
Alla fine dedussero che in origine doveva trattarsi di un santuario ad Akadi, la dea dei venti.
Adelius, che era una progenie dell'elemento dell'aria, era piuttosto attirato da questa cosa e insieme a Gelrish provarono a omaggiare la Dea con un rituale che ridiede lustro a quell'altare.
Non accadde nulla di particolare, se non un aumento del vento, ma lassù in cima era normale. In effetti però, rientrando verso la barca, si sentivano più leggeri.

Risaliti sulla Spina Avvelenata dopo un breve conciliabolo, nonostante ora conoscessero una probabile posizione su cui indagare, decisero di partire direttamente per Hammerstaad, alla ricerca di uno degli Uditori, senza ulteriori distrazioni e passaggi dalla capitale di Ruathym.
Ipotizzavano che indebolendo la fede ed eliminando quegli insidiosi fanatici forse sarebbe stato più facile poi affrontare la misteriosa e indefinita entità. Forse potevano indebolirla.

Inaspettatamente, come sospinti da un leggero vento, viaggiarono più rapidamente del previsto e alla fine del primo giorno di viaggio avevano già superato lo sperone sud-orientale di Ruathym, navigando dritti verso sud.
Lyandria scelse di restare al timone tutta la notte e poco prima dell'alba, presa dalla stanchezza, le si chiudevano spesso gli occhi.
Riaprendo gli occhi dopo uno di questi momenti, trovò il ponte vuoto.
Una richiesta d'aiuto giungeva dalla murata di tribordo, dove notò due mani appese disperatamente.
Mentre la nave sobbalzava sulle onde invernali, Lyandria afferrò le mani per issare a bordo una figura femminile: Hergatha. Non era un fantasma, non era spaventosa come nel loro ultimo scontro. Era una donna in carne e ossa. E Lyandria l'aveva salvata dal baratro di quel mare scuro.
Subito dopo, la nave si inclinò paurosamente, sballottata da una enorme colonna d'acqua che prese le forme di un essere enorme dalle fattezze indefinite.
Altre propaggini d'acqua formavano due braccia che reggevano un tridente fatto dello stesso fluido.
Istishia, la divinità primordiale dell'acqua, parlò:
"Lyandria, eccomi, sono Istishia, raramente rispondo agli umani...ma mi hai chiamato tramite l'albero, hai richiesto la mia benedizione, e sono qui per te. Se vuoi il mio aiuto, dovrai dare qualcosa in cambio...
Se vuoi il mio aiuto, uccidila. Lasciati alle spalle qualcosa che non è tuo e che crea solo caos alla tua anima. Uccidila, distruggi l'ultimo brandello della sua anima che si annida in te... Lei è già morta, lasciala andare..."

Hergatha, sulla difensiva, mise mano all'arma, ma Lyandria dopo un tempo che sembrò lunghissimo prese una decisione.
Una decisione tormentata e sofferta come non mai.
Una decisione che poteva costare all'intero gruppo un aiuto prezioso: rifiutò la benedizione di Istishia. Tenne Hergatha con se. In se.

Un altro assonnato battito di ciglia e alle sue orecchie giunsero le imprecazioni della ciurma per quegli scossoni alla nave. Si guardò attorno e sul ponte era tutto come prima.
Sapeva però che la sua scelta era stata reale.
I suoi compagni la trovarono li, al timone, cupa e malinconica, capendo che nascondeva qualcosa.

Quando Lyandria si ritirò a riposare, prese il timone Gelrish e poco dopo un cormorano si posò con precisione sulla balaustra vicino a lui.
Portava un messaggio di Ulf: lo sciamano di Ruathym gli confermava che Re Olgrave aveva davvero fermato l'attacco e aveva diviso la flotta. Una parte stava rientrando a Gundarlun, l'altra si stava dispiegando attorno alle isole.

Durante il secondo giorno, per distrarre Lyandria, Adelius fece formare un cerchio alla ciurma e organizzò una bella serie di risse a mani nude all'interno che per fortuna non degenerò...almeno non troppo.
Finalmente nella tarda mattinata del terzo giorno giunsero ad Hammerstaad.
Era il decimo giorno della seconda decade di Nightal, mancava un'ultima decade al finire dell'anno 1493.
La rozza cittadina era poco popolata e non brulicava certo di iniziativa e vivacità.
Dopo aver liquidato un fastidioso doganiere con qualche moneta e aver appreso da lui alcune dicerie locali, il gruppo cercò una Locanda dove cercare altre informazioni.

Furono invece le informazioni a trovare loro, quando mentre consumavano una birra locale di dubbio gusto e dal nome ancora più dubbio (Piscio d'Anguilla) videro entrare due strani ed emaciati predicatori con un vortice inciso in fronte.
Fingendosi interessati ad una conversione, li condussero fuori per stordirli e condurli in un vicoletto appartato per un accurato interrogatorio.
Scoprirono così dove trovare l'improvvisato tempio del Vortice che quei cultisti deviati avevano allestito, e si trovava fuori città.
I due tizi, ormai non più utili di un boccale bucato, vennero uccisi, ma per impedire strani "ritorni" Lyandria effettuò un rituale per preservarne il riposo.

Adelius prese le sembianze di uno di loro, e Lyandria prese una veste per camuffarsi a sua volta.
L'Uditore Yavhedren avrebbe ricevuto presto visite di nuovi "fedeli"...

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