venerdì 19 aprile 2024

RETURN OF THE STORM MAIDEN (49)

CAPITOLO 49 - L'UDITORE E IL CANTO

"Non saremo più il Nulla ma il Tutto, non saremo più gocce ma oceano, non saremo più Nessuno ma Ognicosa" (versetto dei Cultisti)

Lasciarono Hammerstaad seguendo un sentiero che si inoltrava nella selva costiera settentrionale dell'isola, sotto un cielo grigio e vagamente nebbioso, e mentre parlavano tra loro quasi non si accorsero di un bivio.
Decisero di proseguire verso nord, quando Gelrish sentì un leggero fruscìo e un rumore di rametti.
Intercettarono un tizio spaventato, ancor più spaventato dopo che vide che due di loro erano vestiti con le lunghe vesti dei cultisti. Implorò di lasciarlo andare e di non farlo tornare la.
Lo tranquillizzarono e appresero così che era un aspirante cultista, si era fatto affascinare dalle parole e dalle promesse dell'Uditore, ma giunto al tempio si era reso conto che aveva preso un po' troppo alla leggera la cosa, e quelli erano folli, e stavano sacrificando alcuni di loro stessi.
Lyandria gli affidò la sua cavalcatura dicendo di tornare ad Hammestaad e cercare la loro nave: un altro disagiato si andava ad aggiungere alla ciurma!

Mentre ancora stavano parlando con Josef, questo era il nome del cultista fuggitivo, altri rumori dalla bassa boscaglia attirarono le loro attenzioni: disgustosi Lacedon, una variante dei ghoul ma acquatica, li aveva fiutati e ora voleva mangiarli.
Nonostante fossero in buon numero, quegli orridi non-morti ebbero presto la peggio. Soltanto un intoppo nel cammino verso il tempio.

Lyandria riprese le sembianze di un cultista, Ishmael riutilizzò la veste di Josef, e Gelrish, senza travestimento, fu deciso che sarebbe stato fatto passare per un nuovo volontario.
Quanto ad Adelius, fluttuò in aria per tenere d'occhio dall'alto la situazione.

Il sentiero terminava sulla costa rocciosa, e se ne accorsero ancor prima di vederla per l'intenso aroma salmastro delle onde del mare.
Poi videro le mura decrepite del tempio, e due cultisti di guardia che li intercettarono e li condussero dall'Uditore Yavhedren in persona, per portargli Gelrish.
Il tempio era costituito da un grande salone la cui metà scendeva tramite una ampia scalinata in una zona raggiunta dall'acqua, alta meno di un metro, con al centro un altare rotondo.

L'Uditore era un uomo stempiato, con gli occhi da pazzo ma estremamente magnetici.
Non portava armi se non un bastone ornato di alcuni ninnoli e conchiglie, e pregò Gelrish di avvicinarsi, poi gli diede una manata di una strana polvere di cristallo verdognolo in faccia, e gli prese la testa tenendola sott'acqua per annegarlo.

Tutto attorno, i numerosi cultisti, stretti attorno alla scena, avevano intonato un canto basso, di gola, un suono cupo, ipnotico e ronzante, in una lingua che nessuno di loro comprendeva...

Gelrish non riuscì a resistere oltre, e invocando il potere del fulmine, da sott'acqua toccò l'Uditore con una stretta folgorante.
Lyandria, già pronta, lanciò un incanto di paura. Ishmael, che aveva captato il momento, strappò le vesti liberando le armi e prese a falciare i più vicini, che erano sorpresi e allibiti.
Sorpresi...ma stranamente non spaventati. Il loro fanatismo li portava a cantare mentre i loro compagni erano attaccati. Il canto crebbe di intensità.
Dall'alto, piombò Adelius, che aveva smesso di fluttuare e si era lasciato cadere.
Ma ciò che cadde tra i cultisti non era Adelius, bensì un enorme mammuth lanoso, che ne schiacciò alcuni nel pesante atterraggio.

Scoppiò il caos, e i cultisti reagirono.
Alcuni di quelli morti, risorgevano come ben più temibili non-morti affogati o cose ancora peggiori.
Un sacerdote tra loro oscurò una parte della grande sala con un incantesimo, poi addensò una nube sul tempio e prese a tempestarli di fulmini.
I più vicini ai nostri eroi gli si scagliarono contro con daghe o piccole armi.
Gli altri, senza batter ciglio, restavano al loro posto, tutto attorno alla sala, e cantavano.
Una lingua oscura, incomprensibile a tutti e quattro gli avventurieri, una lingua spigolosa, cavernosa e gutturale, probabilmente abissale: la lingua dei demoni. 

E quel canto ora sembrava penetrare nel cervello, nella coscienza, nelle paure più profonde.
Vibrava, talmente basso da sentirlo col ventre più che con le orecchie.
O direttamente nel cervello.
E gli avventurieri vacillarono.
Restarono come imbambolati, per lunghi istanti, preda dei colpi e della reazione degli fanatici del Vortice.
Riuscirono a scuotersi, feriti e assordati, con quel suono nelle orecchie.
Padre Yavhedren si era ripreso dall'incantesimo di paura e provò a reagire ma Gelrish lo colpì con la sua mazza ferrata magica, sfruttandone il potere per creare una esplosione tonante che lo mandò di nuovo a gambe all'aria, per poi cadere quasi sparendo sotto l'acqua in quella zona allagata del tempio.
Lyandria gli fu subito addosso senza quasi dargli il tempo di rialzarsi. Il suo stoccò colpì rapido, di punta, trafiggendo e ritraendosi come la coda di uno scorpione.
Yavhedren non si muoveva più.

Anche se l'Uditore era caduto, restavano ancora decine di cultisti e quell'orribile canto. I nostri provavano a urlare indicazioni o ordini a compagni ma erano tutti ancora sordi.
Il mammuth caricava e schiacciava, mentre Ishmael teneva occupati due o tre di loro e un ostinato affogato.
Nel marasma Yavhedren tornò, risorgendo in forma spettrale, pronto a vendicarsi ma Lyandria fu di nuovo li, insieme a Gelrish, e riuscirono ad abbatterlo nuovamente prima che potesse dar sfoggio di chissà quale altro terribile potere alieno.

Il coro perse di intensità quando la battaglia sfociò in quella zona, alcuni presero a fuggire, altri provarono a difendersi. La voce si ruppe. E con lei il terribile canto.
Inseguirono e uccierso qualche altro cultista prima che Lyandria potesse sbraitare di fermarsi e non accanirsi.
Adelius catturò in tempo l'ultimo, mentre pochi superstiti si sparpagliavano saggiamente in direzioni diverse nella boscaglia.
Il Canto però aveva segnato la psiche di alcuni di loro, Ishmael sembrava strano, ossessionato dal ciondolo di Lyandria..si era convinto che portasse bene e di non potersene più allontanare.
Cercarono di calmarlo e intanto avevano anche il prigioniero per fargli ancora qualche domanda.
Era tornata la calma. E gli unici rumori erano le onde e i loro respiri ansimanti per la fatica dello scontro.
Ogni tanto però, guardavano verso le acque agitate, come a temere di veder sbucare qualche altra mostruosità.
Però ce l'avevano fatta: il Vortice aveva subito un duro colpo.
E con lui i subdoli piani di Ydaach'Nar?

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