Tutto iniziò così
Devo ammettere, gentili avventori, che questa storia non è avvenuta nella nostra bella Neverwinter, e neanche c'entra la vostra locanda preferita, il Gatto Lercio... ma si svolge a Baldur's Gate, e anche in locande della concorrenza.
Una buona storia è una buona storia, e anche se non conosco personalmente i protagonisti, perchè mi è stata riferita da un mercante di Daggerford, ve la racconterò lo stesso...magari non sarà proprio fedele, ma mi conoscete...
I cinque protagonisti di queste vicende sono:
Arok, un misterioso tiefling dagli strani poteri
Tamira, una bellissima esile elfa della luna che attinge i suoi poteri dalla magia selvaggia
Thayla, una schiva cacciatrice mezzelfa abile con l'arco
Korlon, un barbaro uthgardt strappato alle sue terre per finire a fare il marinaio, e naufragato a Baldur's Gate, unico superstite di una scorreria di pirati.
Alyn, una coriacea sacerdotessa di Hoar, il dio della vendetta. Pronta a dispensare giustizia con le proprie mani laddove la sola provvidenza o le autorità non bastano.
Il vero protagonista però è un tesoro dimenticato di cui neppure io ero a conoscenza, anche se me la cavo con la storia antica.
Si dice che quando fu fondata Baldur's Gate...e intento proprio Baldur's Gate, non all'inizio quando si chiamava porto grigio... ebbene, quando fu ufficializzato il nuovo nome della città, in omaggio e in segno di alleanza, da Waterdeep partì un carico di monete celebrative dell'evento.
Un conio speciale da donare alla nuova città salpò da Waterdeep nella stiva della poderosa "Gloria di Ahghairon"
Ma quel carico, forse per un naufragio o chissà che altro diavolo accadde, non giunse mai a destinazione, e l'aspetto di quelle speciali monete d'oro rimane solo su qualche antico libro o in un registro polveroso di Waterdeep.
Non esistono campioni materiali di quelle monete.
O meglio... non esistevano.
Perchè qualche tempo fa, un eccentrico collezionista, tale Kelysius de Var, contattò proprio i 5 avventurieri di cui vi ho parlato, mostrando loro una di quelle monete.
Era stata usata, insieme ad altre normali monete d'oro, per pagare un suo amico mercante che, incuriosito, gliela portò ad esaminare.
Le implicazioni di una tale scoperta erano chiare: quel carico di monete allora non era perduto per sempre.
Ma da dove veniva quella?
Era questa la missione che Kelysius voleva affidare ai tre (perchè all'inizio a trattare erano in tre): trovare il misterioso pagatore che l'aveva usata.
Tramite lui, forse sarebbero potuti risalire al modo di ritrovare quel carico storico e prezioso.
Occhibianchi
Alyn, Tamira e Thayla, seguite in maniera discreta da Arok, andarono dunque a parlare con tal Delion Kravonos, che aveva una variopinta bancarella piena di oggetti strani nella piazza principale del mercato.
L'uomo ricordava che il tizio che aveva pagato con quella moneta aveva comprato due antichi kukri d'argento con l'elsa fatta ad artiglio. Era vestito di scuro e con un cappuccio calato sulla fronte, strani occhi bianchi e una cicatrice al lato della bocca.
Non c'era molto altro su cui lavorare se non questi indizi, ma un tizio del genere poteva esser forse un frequentatore di quartieri malfamati o portuali, e decisero di provare a indagare in quella direzione.
Fu li che venne loro in aiuto l'enorme barbaro Korlon, che disse loro di conoscere abbastanza bene la zona portuale, e in effetti li guidò fino ad una squallida bettolaccia chiamata Bacio di Umberlee, dove unto a dovere con qualche moneta e qualche moina di Tamira, il burbero mezzorco oste rivelò che c'era un tizio del genere nei paraggi, che veniva chiamato appunto "Occhibianchi", ma che era un po' che non si faceva vivo.
Consigliò comunque di provare al molo 18.
Arok, successivamente, strappò all'oste anche l'informazione che non erano i primi a cercarlo, e che alcuni agenti degli zhentarim erano passati chiedendo di lui.
Nonostante la puzza di piscio, umanità sporca e acqua stagnante, mista agli scarti di una vicina conceria, era impossibile non restare stregati di fronte a quel brulicare di attività e mestieri, sapori, bancarelle, officine e segherie, merci, pesci, pescatori e marinai, pressati nei vicoli e tra le umili costruzioni, uniti tutti in un concerto di rumori, schiamazzi, urla, segnali.
Inseguimento
E mentre passeggiavano attenti in mezzo a quei vicoli, avvicinandosi al molo 18, lo videro.
Era appollaiato su un tetto, e quando si accorse che lo stavano fissando, spaventato si alzò di scatto e fuggì agile come una gazzella.
Partirono all'inseguimento ma non era facile in quel quartiere. Per poco non si schiantarono contro un carretto e alcuni cani, agitati e attratti da quegli individui in corsa, cercarono di azzannarli.
Perfino un mendicante si mise in mezzo, spuntando da un angolo e impattando contro Thayla che era riuscita a rimanere abbastanza vicina al fuggitivo...
L'uomo si dileguò senza possibilità di essere a portata di incantesimo, ma riuscirono a vedere che si era infilato in una grata fognaria, e proseguirono inseguendolo la sotto.
In quel dedalo di canali maleodoranti, riuscirono a seguire una pista, forse riguadagnando terreno, ma un grasso vermeiena si mise di mezzo... quei dannati mangiatori di carogne possono essere letali coi loro tentacoli paralizzanti, ma i 5 se la cavarono senza lasciarci le penne, poi scoprirono una porta nascosta e un sistema di scalette che risaliva sulla strada, sbucando in un vicoletto deserto.
Il tombino era rimasto aperto, e poco distante un kukri d'argento giaceva abbandonato a terra, insieme ad alcune macchie di sangue.
Del fuggitivo non restava altro.
Era stato ucciso? Catturato? Rapito? o era solo un depistaggio?
Non trovando altre tracce, decisero di recarsi all'Onda Storta.
Si trattava di una locanda che stando a quanto rivelato da Rant, il mezzorco del Bacio di Umberlee, era uno dei ritrovi degli zhentarim.
Le Daghe Rosse si presentano
La situazione era tesa. Bastava poco che fossero sguainate le lame e scorresse del sangue.
Un uomo si fece avanti, dicendo di essere della banda delle "Daghe Rosse" e chiedendo cosa avevano fatto al loro amico e perchè lo stavano cercando.
Quando apparve chiaro che non c'entravano con la sparizione, e che forse non rappresentavano una minaccia, venero lasciati andare, con l'accordo di rivedersi il giorno dopo per condividere quanto i rispettivi gruppi avevano scoperto sulla faccenda.
Dal canto loro, gli avventurieri non menzionarono che forse c'erano di mezzo gli Zhentarim, e proseguirono poi verso l'Onda Storta...
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