martedì 28 aprile 2020

Il Tesoro Dimenticato della Gloria di Ahghairon - Capitolo 3

Toccata e fuga nel Covo delle Daghe Rosse

Scesero con coraggio tramite quel sinistro montacarichi, incuranti di come sarebbero poi risaliti, per trovarsi in una stanzetta quadrata dove una sentinella, pensando fosse sceso qualche membro della banda, si girò per salutarli ma venne freddata prima che potesse emettere un suono.
E freddata, credetemi, è il termine più appropriato visto il raggio di gelo di Tamira che gli diede il colpo di grazia.

Quel covo sotterraneo, ricavato nel sottosuolo cittadino all'altezza delle fogne, era un dedalo di corridoi e porte.
Cercarono di evitare le zone da cui provenivano voci o si sentiva la presenza umana, ma non avevano la minima idea di come era strutturata la base e di dove andare. La fortuna come spesso accade però aiuta gli audaci, e per puro caso trovarono in una sorta di studio un passaggio segreto dietro una libreria che si apriva in un buio corridoio scavato nella roccia.
A metà del cunicolo, si apriva una stanza riccamente arredata, segno che era destinata a qualche capo, e in un doppiofondo del letto scoprirono ben 8 pacchi di sannish dei 10 sottratti agli Zhentarim... un colpaccio col minimo spargimento di sangue.

Proseguirono lungo il cunicolo, uscendo da un altro passaggio segreto che sbucava su un pontile di legno che si affacciava su uno dei canali fognari. Li di fronte una grande porta...probabilmente la zona d'arrivo delle merci contrabbandate o dei loro loschi traffici.

Si impossessarono di una barca li ormeggiata e fuggirono tramite il sistema fognario, giusto in tempo per vedere irrompere alcuni banditi sul pontile allarmati sicuramente dal ritrovamento di un cadavere... ma era troppo tardi per loro e dopo un breve scambio di frecce i nostri 5 sbucarono di nuovo sui moli, poi sfruttando la nebbia e la notte evitarono alcuni gruppetti sospetti che erano stati sguinzagliati alle loro calcagna, e riuscirono ad arrivare all'Onda Storta per negoziare con "La Voce".


Scambio proficuo.

Il mattino dopo furono ricevuti dalla Voce, e dopo una trattativa movimentata e confusa furono pagati per la merce ritrovata e riuscirono a farsi consegnare il prigioniero.

Come sospettavano, era proprio lui, Occhibianchi.
Ora era più occhiNeri, visto il pestaggio subito e i segni di tortura.
Qualcuno l'aveva incastrato per far ricadere la colpa su di lui per la droga sparita. Lui sospettava che le Daghe Rosse l'avessero rubata non sapendo che era degli Zhentarim, e una volta scoperto l'errore, per evitare guerre e ritorsioni, avessero fatto ricadere la colpa su di lui per uscirne puliti.

L'uomo era stremato e camminava a fatica, ma lo condussero da Kelysius dove riuscirono finalmente a scoprire dove aveva trovato quella moneta:
OcchiBianchi raccontò che stava spiando i traffici di alcuni contrabbandieri nei pressi di Barba di Ulgoth quando il costone roccioso sul mare su cui si era appostato franò, rivelando una grotta che era rimasta mezza ostruita da una precedente frana, e i resti di una scialuppa schiantata sugli
scogli. Notò brillare alcune monete vicino ad una sacca di cuoio marcio mezza affondata e fece appena in tempo ad arraffarne alcune che dovette scappare per l’arrivo dei banditi che arrivavano a controllare cosa era accaduto.

Riferito quanto scoperto anche al collezionista, i cinque avventurieri pattuirono una paga per la nuova missione: sarebbero andati sul luogo del ritrovamento della moneta e se come pensavano i contrabbandieri avevano spazzolato per bene tutto, sarebbero andati a ficcare il naso nel loro nascondiglio sul mare: qualunque cosa rimasta intatta in quella antica scialuppa di salvataggio era un potenziale indizio per scoprire l'antico tesoro.

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