CAPITOLO 4 - Piazze, piazzisti e piazzate
Il velo scuro della notte era calato sulla Laida Baffona, e uno sghembo gruppo de individui fissava il Panzamolla riprender facoltà mentali, per quanto poche quel mezzo morgante potesse averne.
Quando prese a favellar, ammise di non conoscer Ugo da Volturnia, ma ricordava che Bragallo settimane prima era in compagnia di un volturniese dai buffi baffi.
Tal Bragallo era proprio il contatto di Ugo a Novi Lugubre, ed erano dunque sulla strada giusta.
Panzamolla consigliò, per trovarlo, di chieder al mercato a tal losco mercante Procopio di Bassalanga.
Gerundo intanto, infoiato, fece ratto della malcapitata cameriera Fernanda e i compagni dovetter provvedere a finir lo servizio e le pulizie alla Locanda, ma almeno ebber sconto dall'Oste.
Al mattino eran pronti per proseguire le ricerche, ristorati nel sonno senza lo russar del Gerundo, e colmi delle novelle raccolte in locanda.
Oltre alle indicazioni di cercar al mercato, avean sentito di viandanti che riferivano di colonne di fumo a est, e di monete false trovate in giro...monete con l'effige della famiglia Cobram, monete di Roccasecca: segno certo dello passaggio dell'infingardo Ugo.
C'era voce anche di un lavoretto per abile scassinatore richiesto da un misterioso patrono.
Tal lavoro si potea approfondir alle stalle vicino al mercato. Anche se la parola "serratura" sapean a malapena pronunziarla, ma forse si aspettavan di forzar qualche uscio.
La piazza del Mercato di Piazzetta di Fangopiano era già un brulicar di tutta quell'umanità umile e verace di Novi Lugubre.
Piazzisti di merci improbabili e scadenti, verdurai, vasai, bancarelle di cibi di dubbio gusto e igiene, zappe, utensili, cestini e cordame, accattoni e truffatori.
Mentre si aprivan strada tra la folla verso la bancarelle, notaron loschi figuri armati, come fosser birri che nascondon (malamente) identità, che scortavan esile figura ammantata verso le stalle.
Ma non era affar loro.
Lo gruppo puntò dritto verso un pelato, sicuri di aver individuato mercante nomato Procopio.
Dopo aver mercanteggiato per valutar l'homo, Dottor Pio azzardò l'uso di fandonia per stregarlo e renderlo amico, ma truffar 'no truffatore è come cornificar 'na meretrice: inutile.
Si inalbera allor lo Procopio e minaccia di richiamar Birri e Guardie, Gerundio fa per agguantarlo per la collottola ma Inese e Pacioso si offron subito di comprar i suoi intrugli a prezzi orsù maggiorati.
Non c'è come conio che calma gli animi, specie i più abietti e avidi, e riportata la situazione alla civiltà, Procopio, all'inizio un po' stupito che cerchino Bragallo, ammette di saper di lui, e che può organizzar incontro riservato.
Dovran trovarsi alla vineria abbandonata nel margine sud del quartier basso.
C'era tempo dilapidar dunque nell'attesa, e la curiosità portò i quattro verso le stalle, per veder dov'eran finiti quegli strani birri camuffati.
Stalle vuote disser chiare: i birri sono iti. Resta tama e afror di bestia.
Uno servitor però, che spalava paglia e letame, chiese loro se eran li per lo lavoretto.
Lavoretto?
"Aahh..per quello delle porte?" chieser allo sdentato fattore.
"Porte, niuno abbisogna di aprir porte" perplessa replica giunse
"ma si..nun cercano uno per aprì 'na porta?" replicò Inese
"Non saccio di porte..ma si, cercan scassinator e grassator assai abile"
Nessun dei quattro, tra loro talenti, se di talenti si può parlare per tal marmaglia, avea idea di come violar serrature.
Ma per qualche gransoldo il mestier si impara in fretta e Pacioso carpe diem e gettò candidamente candidatura a tal eroica impresa.
In fondo le abili dita del burattinaio eran solerti e leste nell'usar pupazzi e burattini, che differenza potea far maneggiar piccoli arnesi atti allo scasso?
Passò poco dalla candidatura, che uno di quei birri ammantati, dalla faccia squadrata e minacciosa, prese e condusse seco ad abitazione perimetral allo mercato.
Dentro, gli altri tre a braccia conserte lo studiano scettici: l'impaurito gatto lupesco non ha l'aria di Mastro Supremo Scassinatore.
"Sono qui per la porta" ripete incerto.
"Ma quale porta, è ben altro che si chiede si scassinar..." ridacchiano i tipacci, e lo sbatton al pian di sopra.
Sul letto, una donna coperta da una cappa a serbarne l'identità lo attende ansiosa.
Voce e movenze non son da basso volgo mentre si alza e lascia cader lo straccio, rivelando abiti succinti e inesistenti.
La contessina Lorda Virginea da Malespine. Figlia diletta del Conte di Novi Lugubre.
Ohi ohi, Pacioso inghiotte fardello subodorando guai e cappio imminente.
La donna impudente scosta mutandona e mostra machiavellica e prodigiosa cintura di castidade.
Ecco svelato lo arcano.
Ecco svelato l'equivoco.
Ecco svelata lo novo guaio.
La povera Virginea, che a parer di Pacioso di virgineo deve aver giusto ormai lo nome, ha bisogno di liberarsi di tal impedimento per continuare a divertirsi coi suoi amanti.
Cosa di cui dubita l'arcigno padre Brenno da Malespine sia d'accordo, avendo apposto siffatto sigillo.
Di fronte alla nobiltà di famiglie cos' bizzose, Pacioso lo sa, non c'è spazio per fallimento.
Lorda Virginea lasciò cader le terga sulla branda e teatralmente aprì le eburnee cosce a favorir lavoro.
Sudor colava tra la pelliccia da gatto lupesco mentre con le piccole armi dei suoi burattini, usate a guisa di grimaldelli, allungava le zampe verso le blasonate pudenda.
In ballo v'eran 10 Gransoldi, e forse pur la vita del Pacioso.
Da fuori, i tre compagni, guardavan la guardia e la casa, chiedendosi che combina lo gatto, e poi sedettero a gustar spuntini locali.
Tlak..tlik..clic... San Culone patron dei fortunati parve assister l'audacia del burattinaio e la prima grossa serratura cedette.
Clik..clak..trak!!!
La seconda serratura, sospetta e circondata da strano marchingegno, esplose rilasciando sbuffo di vernice rosa forforescente che imbrattò Pacioso da capo a piedi.
La nobildonna urlò sconcertata, semper più dubbiosa sulle abilità del cialtrone, ma lesto lui riprese a smanettar sulla terza serratura.
Peggio di prima: ruppe l'attrezzo e fece saettar ago velenoso e infido.
L'anticorpi del gatto,forse temprati dalla birra di Frate Schrodingo, si fan beffe di tal tossina.
Pacioso passò dunque alle maniere forti e coi poteri dei suoi burattini spaccò disperato l'infernal chiusura.
Restava quella esplosa di colore.
In piazza, nelli medesimi istanti, folla si zittì intimorita all'inceder truce e al palesarsi di pavesati lancieri armati, fasciati nell'araldica di Novi, guidati dal famigerato e temuto Acuto da Malespine, il figlio (bastardo, dicon malelingue) del Conte nonchè siniscalco cittadino e Mano ufficiale del padre nelle faccende spiccie.
Tutte le canaglie in piazza drizzaron peli fiutando guai, compresi i tre compagni di Pacioso.
Lo sguardo acuto di Acuto penetrava ovunque in cerca di chissà cosa, ed eccolo la, fermarsi sul birro travisato dalla porta.
L'uomo conosce i suoi homini, e l'imbarazzo tradisce il guardiano.
Lesti, soldati e siniscalco puntaron verso la porta.
Il birro fa una bussata in codice ad avvertir camerati.
Si dirà che ci sono momenti, nella vita, dove il tempismo è tutto.
Intervenir nel momento giusto può salvar la ghirba ad un fratello.
Intervenir nel momento giusto può regalar quell'attimo che la fa sfangare.
Momenti in cui il giusto fa la cosa giusta.
Momenti in cui nessuno può star seduto a guardare.
Ci sono momenti nella vita da non lasciar passare...
Ma gli spiedini eran boni, lo sidro pure, e i compagni ignari se il Pacioso si stesse divertendo o meno.
Quel momento dunque passò.
In fondo..birri contro birri, quando mai ricapitava? Spassoso.
Nella casa gli altri birri terrorizzati avvisaron la contessina che nello spavento chiuse le regali cosce sullo cranio gattesco con un tonfo sordo.
"non c'è tempo, Contessina!" intimò lo guardiaspalle.
Tenacia però guidò la donna a ricomporsi e a imporre imperiosa al Pacioso di far l'ultimo tentativo.
Disperazione e buona sorte aiutaron il disperato cialtrone dall'indelebile tonalità rosa e anche la terza serratura cedette.
Con un bacio e una sacchetta di gransoldi, Lorda Virginea in quella livrea poco regal e più da baldracca, con pudenda al vento si congedò e corse via sui tetti coi suoi birri.
Proprio nel medesimo istante Acuto fece irruzion mettendo a ferro e fuoco l'appartamento, ancor più inferocito quando notò le macchie rosa che denunziavan la violazione dell'inviolabile.
Ogni gradino salito da Acuto è un passo verso il cappio.
Ogni passo verso il nascondiglio è un colpo al cuore.
Se lo scopron è cappio certo
Se non lo scopron ma poi lo vedon tinto di colpevol colore, uguale.
E se non è cappio, lo spellano. O lo lapidano.
La tensione è tale da poterla segar col fil come polenta taragna.

Pacioso nascosto in cassapanca pregò diversi santi, da San Ciecato che non lo vedessero, a San Fuggenzio o San Culone, fino ad aver intuizione di crear suono illusorio a depistar quello sciame di aguzzini, poi si gettò dalla finestra fin nella piazza, proprio di fronte agli imperturbabili compagni.
Sol il Dottor Pio, vedendo l'inusual color troppo spiccante, capì subito che era meglio coprirlo e con piccolo trucchetto magico mutò la pelliccia di Pacioso.
Per consolarsi lui contò i gransoldi, oro vero, nella piccola sacca di cuoio:
1,2,3,4... 8...OTTO? Quella gran nobiliar baldracca!
Era meglio portar via gli zebedei da quella piazza or troppo attenzionata dalle guardie, e finire nelle ire del crudele Acuto era cosa da evitar assai.
Come se niente fosse caracollaron tranquilli e senza destar sospetti in cerca della vineria abbandonata.
Ivi, la speme era di trovar finalmente traccia concreta e notizie certe.
Nonché incontrar sto maledetto Bragallo Senzaterra.