La ricerca del covo dei Taloniti ebbe inizio.
Del gruppo che
avrebbe risalito il fiume dal basso facevano parte Bogro, Breena, Dhorna e
Katrina.
Il tempo giocava un ruolo fondamentale ed era in gioco la
vita di migliaia e migliaia di persone, e per questo decisero di evitare i
primi siti segnalati dove si erano verificati dei contagi, ma puntare subito
più a monte, verso l’ultimo di cui si aveva notizie: l’insediamento dei
boscaioli.
Ben prima di quell’improvvisato villaggio trovarono i
boscaioli stessi, una piccola carovana che discendeva il sentiero lungo il
fiume portandosi dietro un malato e tutti i loro attrezzi.
Erano spaventati e
avevano deciso di abbandonare la loro attività dopo il terzo contagiato, e
soprattutto dopo aver visto i terribili e pericolosi effetti dell’ultimo stadio
della malattia.
Secondo i loro racconti infatti, dopo una intensa febbre
debilitante, con tanto di vene rosse che
uscivano ovunque e occhi rossi dal sangue e dai capillari esplosi, il cervello
non reggeva e la gente impazziva abbandonandosi a violenti impulsi d’odio e
aggressività.
Con la morte nel cuore rivelarono di aver dovuto lasciare due di
loro legati la in una delle capanne, non sapendo come curarli e non trovando
alcun rimedio…
A rafforzare i sospetti del gruppo che il fiume e l'acqua c'entrassero con tutta questa storia, il fatto che dei i tre contagiati erano proprio coloro che si occupavano di caricare il legname sulle chiatte, i più a contatto con l'acqua quindi...
A rafforzare i sospetti del gruppo che il fiume e l'acqua c'entrassero con tutta questa storia, il fatto che dei i tre contagiati erano proprio coloro che si occupavano di caricare il legname sulle chiatte, i più a contatto con l'acqua quindi...
Giunsero al insediamento abbandonato all’imbrunire.
Da un capanno degli attrezzi giungevano degli strani versi,
un misto tra un ringhio e un rauco ansimo. La porta era socchiusa. Doveva
trattarsi dei due contagiati.
La curiosità era tanta, ma nessuno voleva fare il primo
passo. Bogro afferrò allora la nana e la gettò all’interno dove dopo un
ruzzolone si trovò ad un palmo dalla bocca spalancata e bramosa di un relitto
umano aggressivo come un cane rabbioso.
Con uno strillo acuto Dhorna si ritrasse, mentre anche gli
altri entravano a controllare la capanna.
Era evidente che qualcosa non andava…secondo i racconti erano due, e ai piedi del palo centrale a cui era legato il poveretto giacevano
pezzi di corda smangiucchiata. Uno dei due disgraziati era in giro e fuori
controllo.
Quanto all’altro, quello davanti a loro, fu messo a tacere e
a riposare per sempre da un secco colpo dell’enorme scimitarra a due mani di
Bogro.
Si accamparono per la notte, barricandosi in una delle
capanne alloggio dei boscaioli, suddividendo i turni di guardia.
Quasi all’alba,
nel turno di Bogro, il mezzorco si accorse di alcuni strani rumori all’esterno,
svegliò gli altri e controllarono intorno…i rumori provenivano dal capanno
degli attrezzi.
Il morto decapitato era tornato in vita? Il suo amico era
tornato?
Con un brivido si avvicinarono a controllare… ma per fortuna si
trattava solo di un cinghiale che attirato dal sangue stava cercando di
rosicchiare la testa mozzata lasciata a terra.
Sarebbe stato contagiato? Nel dubbio, il povero animale
venne chiuso dentro.
Ripartirono sotto una fine pioggia e un cielo grigio che
appiattiva tutto. Il fiume si tinse dei colori del fango e delle foglie portati
dalla pioggia, ingrossandosi leggermente e alzando la voce.
Anche il sentiero era via via più stretto, e le ampie zone disboscate dal lavoro umano sparivano lasciando nuovamente il bosco al suo stato selvaggio.
A metà giornata Breena provò a lanciare un incantesimo per
parlare con gli animali e capire la situazione in quella zona, scoprendo che
anche alcuni animali, probabilmente abbeverandosi, erano stati contagiati,
diventando aggressivi e pazzi, ma non fu una belva quella che improvvisamente
balzò fuori da un cespuglio verso Katrina e Dhorna, bensì una orribile figura
umana: avevano trovato il boscaiolo fuggito.
Anzi, forse lui aveva trovato loro, e per un pelo la nana e
la guerriera evitarono di venire travolte dal suo scomposto assalto. La
grottesca figura si lanciò di nuovo su Katrina, afferrandola e avvinghiandosi a
lei per morderla, mentre la donna sbilanciata danzava pericolosamente sul bordo
del fiume.
Ben presto l’assalitore fu neutralizzato non prima però che mordesse
Katrina.
Mentre il cadavere veniva inghiottito dai flutti, con
sgomento i compagni guardarono sgomenti la guerriera.
Nessuno ebbe il coraggio
di formulare apertamente il pensiero, ma dentro di loro temevano che fosse rimasta
contagiata.
Un altro giorno di viaggio si concluse, la pioggia era
finita da un pezzo e aveva lasciato spazio ad una leggera nebbia ovattata.
Giunsero ad una biforcazione del fiume, imprecando: non avevano tenuto conto
che il serpentino fiume Neverwinter si biforcava parecchie volte alimentato da
numerosi affluenti e non potevano risalirli tutti cercando il covo degli
avvelenatori.
Dovevano cercare indizi e segni che potessero escludere di volta
in volta gli affluenti sani, o semplicemente azzardare delle scelte in base all’istinto.
Evitarono il primo bivio, giudicando troppo piccolo l’affluente
che giungeva da destra.
Proseguirono per quasi tutto il giorno sulla sponda sinistra
del fiume.
Le sponde erano molto più alte ora, in un punto in cuil il fiume
aveva scavato parecchio la roccia, incuneandosi in una gola. Per parecchie
miglia non sarebbe stato guadabile, e chissà quando lo sarebbe stato di nuovo.
Proprio sulla gola avvistarono un ponte di corda, con il pavimento
di tavole di legno, e già da lontano si notava che era stranamente inclinato,
come se una corda fosse stata recisa.
Notarono anche dei corpi a terra.
Dhorna si rese invisibile con la magia e andò in
avanscoperta.
C’erano almeno 3 orchi morti a terra, trafitti da numerose
freccie di fattura elfica.
E vicino al ponte, dove la corda era stata recisa,
giaceva invece una figura ben più snella e minuta, forse un elfo (ma il busto
pendeva giù verso la gola, e Dhorna si guardò bene dall’avvicinarsi troppo).
Il resto del gruppo avanzò per esaminare la scena.
Tutti i
corpi non portavano segni di contagio, ma sembrava piuttosto una delle solite
scaramucce tra elfi e orchi. Forse l’elfo stava per far crollare il ponte per
far fuggire i sui compagni o chissà cos’altro era accaduto.
Mentre perquisivano i corpi in cerca di qualcosa di utile,
un fruscio tra la boscaglia annunciò l’arrivo di numerose presenze.
I Quattro
si precipitarono dietro alcuni cespugli per nascondersi, e poco dopo sbucarono
5 orchi.
Uno di loro, con l’occhio bendato, sembrava il più alto in grado e
grugnì diversi ordini.
Poi uno guardò verso di loro…la nana, con la sua lucente
cotta di mithral forse non si era nascosta così bene.
Solo Bogro capiva che diamine stessero dicendo e uscì allo
scoperto cercando di raggirarli e ammansirli, dicendo che era solo lui dietro
il cespuglio e che stava defecando. Si
dichiarò innocente e anzi affermò di aver ucciso lui l’elfo ma forse quella
vanteria fu eccessiva perché l’ascia conficcata sull’elfo era ben conosciuta da
uno degli orchi.
Lo scontro tra quegli intelletti semplici e ben poco sviluppati fu vinto
comunque dal mezzorco che riuscì a fomentare l’odio degli orchi dichiarando di
unirsi a loro per uccidere gli elfi.
Secondo gli orchi infatti erano i
maledetti orecchie a punta i responsabili del terribile morbo che aveva colpito
alcuni della loro tribù.
Si precipitarono tutti sul ponte malconcio lanciando
un canto guerresco, con Bogro per ultimo unito alla loro causa… ma quando
furono tutti sul ponte, il mezzorco arretrò e caricò un pesante fendente verso
la spessa corda che ancora teneva su il ponte.
Con orrore lo sciamano orco notò
il gesto e provò a lanciare un qualche sortilegio ma Bogro era stato più
veloce.
I 5 orchi appesi al ponte si schiantarono sull’altra sponda rocciosa,
per poi sparire nella corrente.
L’ultima cosa che si udì fu una terribile
maledizione e irripetibili insulti…
L’astuta mossa di Bogro aveva precluso la possibilità di
attraversare il fiume, quindi non restò che proseguire sulla stessa sponda che
stavano seguendo dall’inizio del viaggio.
Un altro giorno giunse al termine
proprio vicino ad una nuova biforcazione. Questa volta l’affluente era quasi
ampio come il corso principale, e proveniva da nord, dalla catena montuosa del
vulcano Hotenow. Grazie a Breena e la sua capacità di comunicare con gli
animali tuttavia riuscirono ad escludere che il contagio provenisse da quel
lato.
Per un’altra giornata proseguirono tra sentieri appena
percettibili seguendo il corso del fiume. Il bosco era sempre più fitto, ma
evitarono i pericoli e le insidie fino a giungere alla terza biforcazione del
corso d’acqua.
Notarono un uomo su una piattaforma d’osservazione in cima
ad un enorme quercia.
Li vicino, in un pianoro a cavallo tra i due fiumi, un accampamento
di cacciatori. Su alcuni telai di legno erano tese numerosi pelli di cervo.
Circospetto, il gruppo avanzò. L’uomo sulla piattaforma
abbassò l’arco quando non si mostrarono minacciosi e spiegarono lo scopo della
loro esplorazione.
I cacciatori ammisero che anche tra loro c’erano stati dei
contagiati, e che avevano dovuto rinchiuderli…. Si offrirono di mostrarglieli,
e li condussero in una grotta vicino alla loro baita.
Era una specie di
ex-miniera, con varie stanze scavate nella roccia che scendevano fino ad una
parte di fiume che scorreva nascosta sotto la roccia.
Una scala si snodava su
una traballante palafitta di pali di
legno fino a quel livello, e in un angolo di quel buio antro era stata eretta
una rozza gabbia di legno con una semplice palizzata.
Proprio quando i nostri quattro avventurieri si avvicinarono
per studiare gli appestati, i cacciatori, che proprio cacciatori non erano,
fecero crollare l’impalcatura lasciandoli imprigionati la sotto, mentre uno di
loro tirava un cavo che apriva la gabbia. Tradimento!
La situazione era pessima… in quell’angusto spazio sarebbe
stato difficile evitare il contatto con quei dannati malati, e gettarsi nell’acqua,
che per quel che sospettavano poteva esser contagiosa, era una prospettiva
ancora peggiore.
Per fortuna Breena, mutata in un grosso ragno, riuscì a
bloccarne almeno due lanciando subito una ragnatela, poi infuriò il combattimento.
Per avventurieri temprati da altre battaglie quello non era
certo uno scontro difficile, specialmente contro quegli invasati che si
gettavano all’attacco senza alcuna strategia, mossi solo dalla cieca pazzia
aggressiva che animava i loro cervelli…il problema se mai era sconfiggerli
senza farsi avvicinare troppo e rischiare un contagio (ammesso che potesse
propagarsi col tocco o con contatto col loro sangue, anche se era probabile).
Bogro ne fece infine volare due in acqua, e un terzo fu
abbattuto. Il quarto, quello che pareva leggermente meno colpito dal terribile
morbo, fu bloccato per provare a interrogarlo.
Solo alcuni barlumi di intelligenza di tanto in tanto
balenavano nel suo sguardo, ma non pareva in grado di rispondere.
Pur sapendo dall'ultima riunione con Ventopungente e gli arpisti che
nessuna cura, neppure quelle magiche, era stata trovata per quella terribile
pestilenza (di certo di origine arcana e alimentata dal potere del Bastone di
Talona), tentarono di alleviarla in maniera temporanea lanciando
contemporaneamente tutti gli incantesimi di cura di cui disponevano. Sia Breena
che Dhorna agirono insieme e per qualche istante l’uomo riuscì a ritrovare la
parola… riuscirono a capire che non era stato contagiato di proposito ma per
errore, o forse per ignoranza di quel che realmente stavano combinando i suoi
compagni cultisti, che avevano cercato alcuni funghi sotterranei (forse per
preparare il terribile virus?) e che il covo di Bairoth era più a monte, quasi
alla fonte.
Erano ancora bloccati li sotto e non avevano intenzione di affrontare il fiume sotterraneo ne tantomeno usare la barca mezza marcia ormeggiata in un angolo, quindi Breena tornò ad assumerere la forma di ragno e risalì la parete rocciosa su cui prima erano fissati i vari piani di scale crollate e tornata gnoma calò una corda dopo averla assicurata per bene ad uno dei sostegni rimasti interi.
Era giunto il momento di usare la pietra magica per far
rapporto a Maran.
In poche parole condensarono tutte le informazioni
importanti scoperte, sperando che fossero utili e che nel frattempo gli altri
gruppi avessero scoperto altre cose.
Nello scontro sia Bogro che Katrina erano stati feriti e a
contatto con gli aggressori, era tempo di rattoppare le ferite e riposare,
sperando che ancora una volta la buona sorte li avesse protetti dal contagio.
Il sonno di tutti fu agitato e scosso da tutta quella situazione,
ed era difficile riposare col pensiero e l’attesa per una qualche risposta da
Maran e dagli altri. Non era neppure l’alba che finalmente la pietra, custodita
da Breena, si illuminò di energia magica e nella sua mente echeggiò la voce di
Maran che le chiedeva di comunicargli in qualche modo l’esatta posizione che
avevano raggiunto e di stare li in attesa, sarebbe giunto qualcuno per
teletrasportarli via.
Per fortuna quella biforcazione del fiume era abbastanza
riconoscibile e facile da indicare.
Attesero il nuovo giorno finchè la pietra fu di nuovo
utilizzabile, e risposero alla richiesta, poi non restò altro che aspettare
finchè lo stesso Maran, insieme ad un mago, comparve come dal nulla nella
radura libera di fronte al rifugio dei “cacciatori”.
"Avete mai viaggiato col teletrasporto? No? Beh..potreste
vomitare" ridacchiò l’uomo sotto gli appuntititi baffetti.
"Presto, non c’è tempo da perdere. Abbiamo trovato il covo e
servite anche voi. Sarà la resa dei conti…"
Si disposero tutti in cerchio attorno al mago, che
salmodiò una formula arcana avvolgendoli con una spirale di trama. ...Un istante dopo erano spariti.
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