giovedì 14 novembre 2019

Storm King's Thunder – Capitolo 6 Chi ha visto Artus Cimber?


L’abbattimento della capitana dei Giganti risultò determinante per l’esito della battaglia.
Vedendo cadere la loro condottiera, i giganti restanti si ritirarono, lasciando dietro di loro una Bryn Shander danneggiata, spaventata e ferita, ma ancora in piedi.
La principale delle Ten Towns aveva fatto vedere di che pasta erano fatte le popolazioni del Nord.

Il furore e i festeggiamenti iniziali furono subito placati dal dolore per i tanti caduti, e subito i volenterosi cittadini e le guardie ripresero coraggio e iniziarono a occuparsi dei feriti e a sgomberare macerie.
Nella confusione generale, mentre i nostri eroi prendevano i ringraziamenti dello sceriffo, un uomo si fece strada fino a loro: disse di chiamarsi Sirac, e di essere il figlio di Artus… disse anche di sapere dove poter trovare il padre, offrendosi di accompagnarli nel viaggio.

Secondo Sirac avrebbero potuto trovare Artus nella malfamata Luskan, dove forse era ancora ospite della nobile famiglia Zellraun.

Si riparte…

Riposati e guariti, dopo essersi riequipaggiati per il viaggio, la compagnia di avventurieri ripartì insieme a Sirac alla volta di Luskan.
Il loro carro procedeva rapido sulla sconnessa via delle Ten Towns, e dopo un giorno intero giunsero a Hundelstone senza problemi.

Trovarono una locanda e cercarono informazioni sugli eventi circostanti, ma da quelle parti non risultavano attacchi di Giganti. 
La mattina dopo ripartirono presto, da li in poi li attendevano 4-5 giorni di viaggio senza altri insediamenti dove trovare riparo e ristoro, ma il tempo era clemente e la via ampia e percorribile.




Il secondo giorno però, mentre attraversavano un tratto che passava in una zona di fitta boscaglia, Brogmar alzò un braccio e fermò la piccola carovana. 
Lui e Rolan avevano udito qualcosa. A distanza, tra gli alberi, qualcosa li stava seguendo da un po’…ora ne erano certi.
Il druido mutò in lupo e si inoltrò in avanscoperta.

Tutti gli altri restarono vicino al carro, cosi sensi tesi, in attesa.
Passarono lunghi istanti, il silenzio era rotto solo dal tintinnare dei finimenti dei cavalli e dal fruscìo del vento.

Il druido non tornava e l’aria era sempre più tesa. Poi un pesante rumore di arbusti e rami preannunciò un sibilo di una pesante roccia che si schiantò sul carro, ferendo alcuni di loro
"GIGANTIIIII!!!!!!"
Brogmar urlò e cercò di organizzare le difese, mentre un gigante del gelo sbucò dal lato del sentiero avventandosi su di loro menando fendenti. 

Sirac, Brogmar e Gallo lo affrontarono mentre gli arcanisti trovavano riparo nelle retrovie. 
Il kenku però era rimasto ferito dalla roccia, e non riuscì a evitare il furioso attacco del gigante. Cadde esanime, lasciando cadere l’arma.

Un secondo gigante, tra gli alberi, continuava nel frattempo a bersagliarli con dei pietroni.

Memore della battaglia di Bryn Shander, Brogmar si rese conto che non c’erano molte speranze di difendersi da ben due di quei colossi, bisognava tentare una fuga…
Sgusciò quindi tra i temibili fendenti d’ascia, gettandosi sul compagno caduto issandolo a forza sul cavallo e con una poderosa pacca sul posteriore fece scappare via lo spaventato animale col corpo esanime di Gallo, poi tornò ad affrontare il gigante… voleva prender tempo per far fuggire anche il resto dei compagni.
Sirac tuttavia, si dimostrò un abile combattente, e anche lui tenne testa al gigante.
L’inaspettato vigore del loro compagno di viaggio e gli incantesimi lanciati dalle retrovie fecero volgere inaspettatamente la battaglia a loro favore, e non appena Sirac con un colpo fece accasciare in ginocchio il gigante, con un balzo Brogmar saltò in alto invocando Haela Brightaxe e calandogli una mazzata così poderosa da spappolargli il cranio.

Restava un solo avversario. 
In quel momento sembrava che i giganti cercassero proprio Sirac, forse li avevano seguiti per l’anello.

Lungo il sentiero nel frattempo, Lucky, che aveva usato una magia per velocizzare la fuga, raggiunse il kenku appena in tempo per vederlo cadere da cavallo e rendersi conto che era troppo tardi per salvarlo. Era morto.

Il secondo gigante nel frattempo, rimasto solo, stava restando a corto di forze e di morale e con un pesante tonfo fu abbattuto anch’egli. Brogmar si precipitò poi lungo il sentiero, alla ricerca del compagno morente.
Quando raggiunse Lucky e Gallo, li vide in compagnia di una piccola figura vestita di stracci, forse una halfling. “Per la barba di mia nonna Gulda, mago, nella fuga hai fatto anche in tempo a figliare? Ahr arh arh arh!” disse il nano al mago, indicando la halfling.

Il sorriso di sollievo di Brogmar nel vedere il kenku di nuovo in piedi si spense lentamente mentre si avvicinava e notava che qualcosa non andava… il kenku era si in piedi ma sembrava piuttosto un cadavere rianimato, senza volontà, dagli occhi spenti: era stata quella strana e inquietante halfling.
“Per i nove inferi! Che gli hai fatto?! Il nostro compagno è stato sempre valoroso e leale con noi, non merita questa cosa! Dobbiamo seppellirlo , e non qui sulla strada, ma cerchiamo un tempio o un santuario” borbottò Brogmar guardando minaccioso la piccola creatura che nel frattempo trovava da obiettare alle loro rimostranze…come se le paresse la cosa più naturale del mondo ciò che aveva fatto al povero corpo del kenku.

Si riorganizzarono per ripartire, caricarono il corpo del compagno caduto sul carro malconcio e ripresero il viaggio. 
Era scesa un’atmosfera cupa e triste sul gruppo, e solo la halfling, che disse di chiamarsi Verola, era chiassosa e allegra.
Il loro amico pennuto fu sepolto nel primo tempio lungo la strada, e i suoi averi, tranne alcune cose utili, donati ai sacerdoti, poi proseguirono verso sud, le mura e le torri di Luskan erano quasi in vista…

Giunti in città Lucky di dimostrò irremovibile sul fatto di incontrare il nobile solo dopo essersi lavati e resi presentabili, e tale fu la sua insistenza sul rispetto dell’etichetta e del decoro che per farlo smettere furono costretti ad accontentarlo…persino il puzzolente nano delle montagne apprezzò il potersi lavare via il sangue incrostato dei giganti, anche se non lo diede a vedere e borbottò come suo solito lamentandosi di ogni cosa.

Il giorno dopo, insieme a Sirac, si presentarono alla porta della tenuta di Zellraun

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