martedì 1 aprile 2025

LA NOTTE DEI 1000 SUICIDI (5)

La Battaglia del Cancello di Khurm

"il Paradiso lo preferisco per il clima, l’Inferno per la compagnia." (William Greataxe - bardo e attore)

Un orrendo umanoide con una barba tentacolare e spinosa li attendeva con una lunga picca dalla lama frastagliata, spalleggiato da un diavolo spinoso che svolazzava sull'abisso che si apriva al centro della grotta circolare in cui erano scesi.

Ovunque fosse fuggito Zed, li non c'era, e quei diavoli erano propensi a coprirne la fuga.
Aspre parole in lingua infernale, che non compresero, diedero il via allo scontro.
Alle loro spalle comparve a sorpresa un altro diavolo spinoso che bersagliò Piotr alle spalle.
Quegli aculei causavano brucianti danni da fuoco, e lui si rese amaramente conto che quella strana arma di cui si era impossessato lo rendeva ancora più vulnerabile a quell'elemento.
Sum fronteggiò il diavolo barbuto, in una lotta sul ciglio di quel nero abisso circolare, e il diavolo cercò con astute mosse di gettarcelo dentro.
Aiwen cercava di aiutare ma c'era poco spazio lungo quel camminamento sul vuoto, mentre William tornò a ritroso per aiutare Piotr.
Il bardo, nonostante non fosse portato ad usare un'arma così pesante, brandiva la misteriosa Ascia Spezzademoni che avevano recuperato di sopra.

Riuscirono infine a eliminare ogni difesa, e mentre riprendevano fiato, cercavano di capire il senso di quella stanza.
Sembrava un portale, ma era spento.
Di sicuro la soluzione non era buttarsi nel vuoto, anche se l'infida Ascia stava mentalmente suggerendo a William di buttar giù Ainwen, incautamente un po' troppo vicina al ciglio.
Poi notarono che la statua dalle orribili fattezze che sovrastava il portale aveva alla sua base delle piastre con incise delle lettere nella nera lingua infernale, e grazie al cifrario recuperato nello studio del mago cominciarono a decifrarle.

Le cinque lettere parevano corrispondere nella lingua comune ad una A, una O, una B, una R e una T.
Le placche di pietra su cui erano incise erano a pressione, potevano essere il sistema di attivazione del portale, ma in che ordine premerle?

Discussero a lungo, ipotizzano diverse soluzioni, poi proprio quando Sum stava per tentare di comporre titubante la parola TORBA, fu fermato in extremis con una nuova ipotesi.
E se la parola fosse BAATOR, il nome con cui i diavoli stessi chiamavano quel che per gli umani erano i Nove Inferi?
Cautamente, tentarono componendo quella parola.
Ad ogni pressione, le rune si illuminavano di una strana magia.
E il portale si attivò, un fuoco alieno e rossastro illuminò l'intero cerchio e quell'abisso sotto di loro.
Era un passo troppo rischioso?
Era meglio aspettare i rinforzi chiesti magicamente da William?
Non ci fu tempo di rifletterci troppo perché fu proprio William con uno spintone a buttar giù i compagni, pronunciando per sicurezza un incantesimo per attutire l'atterraggio.

Non finirono in quel baratro senza fondo.
Ma in qualche modo si sentirono comunque cadere, e attraversare una foschia rossastra disorientante e densa per poi ruzzolare su un portale in pietra in mezzo ad una penisola frastagliata circondata da magma e vapori mefitici.
Sopra di loro un ponte dall'architettura squadrata e spigolosa, spezzato da qualche cataclisma.
Il cielo era rosso, non c'erano riferimenti per orientarsi.
Atterriti, capirono di trovarsi in Avernus, il primo dei Nove Cerchi.
Grunzak, l'Imp grottescamente grasso che si erano portati dietro, colse l'occasione per trattare la sua liberazione, proponendo un patto di collaborazione per far loro da guida in cambio del ritorno sul Piano Materiale e una fornitura di dolciumi, che di certo in quel posto mancavano.
Fu proprio l'Imp svolazzando con gran fatica a portare il capo di una corda in cima al ponte e assicurarla in qualche modo.
Presero a risalire uno alla volta lungo la corda quando alle loro spalle, da una strana struttura con al centro un pozzo, iniziarono ad emergere delle creature deformi.
Non diavoli bensì demoni.
Videro gli umani e bramosi iniziarono a puntarli. 
Sum, diede corpo ad ogni energia di braccia e gambe appeso a quella corda su cui strisciava in salita, appeso a schiena in giù sul magma il cui calore si faceva sempre più opprimente e soffocante.
Il primo dei mane a raggiungere la roccia su cui si trovavano prima rosicchiò perfidamente la corda, e per fortuna Sum ormai era quasi in cima.
Il tenente del Pugno si schiantò sul bordo del ponte e fu issato dai compagni.
Mentre Grunzak li incitava a filarsela, videro in lontananza altri demoni, di varie forme e dimensioni, emergere da quel condotto.
Oltre a essere creature dalle capacità e dalla pericolosità a loro ignota, erano soprattutto troppi per esser affrontati, e nonostante la Spezzademoni bramasse il loro sangue, corsero via lasciandosi quel ponte in rovina alle spalle.

Fuggirono sentendosi braccati lungo una pista polverosa tra rocce scure e taglienti come rasoi, spezzate e inclinate in un ambiente dall'aria innaturale.
L'Imp disse che più avanti avrebbero incontrato le Mura dell'Afflizione e, dietro cui trovar riparo. 
Il problema era però che erano ferocemente presidiate da orde di Diavoli.

Si trovavano tra due fuochi.

Un Chasme, un tremendo demone dalle fattezze di un colossale moscone dalla faccia vagamente umana, li sorvolò superandoli, in avanscoperta.
Poi tornando indietro ronzò su di loro, e quell'orrendo ronzìo generava atterrimento e confusione, tanto che Sum cadde inconscio.
Il demone propose un patto: avrebbero risparmiato le loro vite se si fossero infiltrati nelle mura e aperto il cancello, aiutandoli nell'assedio.
Aiwen rispose seccamente che mai si sarebbe alleata con dei Demoni.
Grunzak suggerì di provare a trattare con Drasyad, la Erinni a difesa del Cancello di Khurm.
Forse fornendo informazioni sull'assalto in arrivo e aiutando nella difesa, la diavolessa sarebbe stata propensa a risparmiarli e farli poi passare.

Giunti ai piedi del Cancello di Khurm, che si apriva su quelle enormi mura che dividevano la brulla e ondulata pianura infernale, dopo lunghi attimi di tensione, riuscirono a farsi aprire i cigolanti e pesantissimi portoni.
A riceverli, l'imponente Drasyad in persona. 
I suoi occhi erano braci di pura malvagità, e la lunga chioma era nera come le sue stesse ali, a contrasto con la sua pelle pallida, in una parodia maligna e terribile di un angelo.
Nella sua mano destra una spada spessa, sfaccettata, di un metallo rossastro che certamente richiedeva una forza disumana per esser brandita e che prometteva morte a buon mercato.

Nonostante tali premesse, era un Diavolo, ma diavolo se era bella!
William non riuscì a restare immune al fascino oscuro delle fattezze femminili del corpo di quella Erinni, ma in maniera molto pragmatica e autoritaria lei li scortò nei robusti bastioni, in uno stanzino disadorno se non per un lungo tavolone dove li fece accomodare.
Lei rimase in piedi, per incombere su di loro, e ascoltare quel che avevano da dire sull'arrivo dell'Orda.
Era chiaro che ormai erano in ballo, e dovevano ballare.
Era la danza della guerra, l'eterna guerra che mai aveva fine in quel mondo, lo scontro sanguinoso tra demoni e diavoli, tra caos e ordine.

Risalirono una stretta scaletta a chiocciola che sbucava sulle mura, e presero posto insieme a quell'esercito ordinato e disciplinato, formato in gran parte da Merregon nelle loro armature dall'elmo grottesco, ma anche da Diavoli Barbuti e Diavoli Spinosi, questi ultimi unica risorsa aerea e di collegamento tra le varie unità disposte per tutta la lunghezza delle Mura.
Si alzò un vento caldo, che creò turbini di sabbie rosse e polveri che annebbiavano l'orizzonte, rendendo il tutto quasi uguale al cielo.

Se fosse stata una linea difensiva di soldati umani, la tensione sarebbe stata palpabile e insopportabile, ma quelle creature, se anche provavano qualcosa, non lasciavano trasparire nulla, e questo rese ancora più straniante l'effetto per quei poveri visitatori viventi, perfino rassicurante per quanto assurdo.

E dopo una breve attesa che loro però nei loro cuori sembrò un'eternità, tra quella polvere, ecco scorgersi sagome scure, dalle forme gobbe e claudicanti.
Un'orda di mane, mandati avanti come carne da cannone.

Nessuno ancora si mosse.

Poi arrivarono i Drecth, rapidi, scimmieschi e agili e a seguire altri orrori di cui persino ignoravano l'esistenza e i nomi.
Gli assalitori si divisero, per assalire i lati nord e sud del Cancello.
I difensori restarono freddi e disciplinati, non rompendo la disposizione e rispettando ognuno la sua zona di difesa.
Solo i diavoli spinosi presero a svolazzare in giro bersagliando dall'alto i demoni coi loro aculei.
La terrà tremo sotto pesanti passi, e dal nulla, due enormi figure fino a prima invisibili, gettarono sgomento tra chi presidiava il Cancello.
Erano Barlgura, demoni simili a giganteschi gorilla, che stavano caricando dritti dritti verso i portoni per sfondarli.
Drasyad diede un secco ordine di puntare a loro, e una pioggia di dardi, aculei a frecce si riversò su quei colossi, che però parvero resistere e incuranti procedere nella carica.
Anche le precise e quasi infallibili frecce di Drasyad, velenose al punto da uccidere un uomo comune in un colpo solo, erano inefficaci con la natura e il metabolismo di quei demoni, come ogni altro veleno.
Piotr però aveva speciali quadrelli magici per la sua balestra e ne fece barcollare uno con un colpo che quasi infastidì l'orgoglio della comandante Erinni.
Poi Ainwen, presa dall'adrenalina della battaglia, fece un gesto sconsiderato: si gettò dalle mura sovrastanti il Cancello direttamente sulla schiena dello scimmione più vicino.
Fu per miracolo che riuscì a restare afferrata a quella puzzolente pelliccia rossastra e non venire sbalzata, e dopo un attimo di assestamento prese a martellare la schiena e il collo del demone con lo spadone.
Drasyad planò in suo aiuto, spada in pugno e una catena nell'altra mano.
Mulinò la catena magica per colpire l'altro Barlgura e avvolgergliela attorno, arrestando la sua carica.
Poi sfrecciò via verso la zona a sud, per dar manforte contro uno dei Chasme giunto in volo.
I nostri poveri quattro umani restarono così soli a difendere la sezione centrale, mentre decine di dretch venivano trucidati e gettati dalle mura a nord.
Il Barlgura, stremato ma cocciuto, aveva afferrato Ainwen e stava per usarla come ariete schiacciandola tra lui e i Portoni, ma un quadrello di Piotr lo centrò nell'occhio, spegnendo il residuo di vita rimasta.
Il colosso crollò a pochi metri dalla meta, e la ragazza riuscì a rotolare di lato ma ora si trovava sotto le mura, in pieno assedio, e tagliata fuori da tutti i suoi compagni.

Un temibile Tanarukk balzò agile sulle mura ferendo Piotr, mentre William e Sum, mezzi storditi dall'alone puzzolente dei Dretch, stavano ora affrontando dei demoni dalle sembianze di gigantesche fauci con le gambe, che avevano scavato la via dal basso sotto di loro.
Il bardo ancora una volta brandiva goffamente la Spezzademoni, che finalmente trovò pane per la sua lama, riempendolo di bramosia.
Quegli abomini vomitarono acido su di loro, mentre Piotr era in difficoltà con quel Tanarukk, ma fu spalleggiato da un Merregon e poi da William che si era liberato del demone vomitatore.

A terra anche l'ultimo Barlgura era stato eliminato, ma Ainwen doveva ora fronteggiare un inquietante e disgustoso demone capra, un Bulezau, la cui sola presenza corruttiva era in grado di ferirla e piagarla.
La colpì anche con la coda appuntita, causando una orribile ferita purulenta che si infettò all'istante con orrende larve.
La donna non si perse d'animo e con rapidi fendenti di spadone lo fece a fette.

La cosa scoraggiante dei Demoni era che non si curavano delle perdite e non sembravano demoralizzarsi per la furia con cui venivano respinti.

L'unica via era distruggerli tutti.

Sopra il Cancello, finalmente William e Piotr uccisero il potente Tanarukk, mentre Drasyad, come un angelo della morte, planò per decapitarne un secondo esemplare ad una trentina di metri da loro.
Gli ultimi focolai d'attacco vennero via via soffocati, e tutto ciò che restava sulle mura e ai loro basamenti erano pozze verdognole di venefico icore demoniaco.

La battaglia era vinta.
Ma non per i coraggiosi ma incauti visitatori giunti da Baldur's Gate.
Dovevano sperare nel buon umore della Erinni.
E che la sua parola avesse un valore.

lunedì 24 marzo 2025

LA NOTTE DEI 1000 SUICIDI (4)

Il Banco della Carità

"L’inferno? Miei cari, l'Inferno è lo stato di chi ha cessato di sperare." (Zed Graff)

Non fu difficile trovare l'edificio che ospitava il Banco. Era una attività piuttosto popolare nella zona e in tutto il quartiere di Via Est.
Ufficialmente raccoglievano oggetti e tutto quanto la gente avesse da donare o svendere, per rivenderlo o donarlo a loro volta a chi ne aveva bisogno. Un grande magazzino che favoriva lo sviluppo e l'aiuto della zona.

Avevano deciso che solo Ainwen e Sum si sarebbero presentati in uniforme, mentre William, travestito, sarebbe entrato dopo insieme a Piotr per fingersi clienti.

Arrivati quasi di fronte all'insegna, videro una mucca sbucare da un vicolo laterale ma in men che non si dica venne raggiunta da un uomo enorme, con una pancia ancora più smisurata, che la abbrancò sottobraccio riportandosela via, dopo aver scambiato qualche parola con i quattro eroi in missione.
Che fosse "Portamucche", lo strano tizio di cui avevano sentito parlare in locanda?
Si diceva che in passato fosse poco più di un vegetale, un ritardato in grado appena di muover qualche passo, ma che da tempo aveva preso a parlare in maniera perfetta e normale.

Non c'era tempo per le mucche e per il pittoresco tizio, era tempo di entrare.
Erano davanti alla grande insegna in legno "Banco della Carità"
Ad accoglierli, dietro ad un ampio bancone d'ingresso, trovarono un uomo magro e smunto, incappucciato da una umile veste. Se fosse sorpreso di veder entrare delle guardie del Pugno Fiammante, non lo diede a vedere, se non per un primo brevissimo istante.
I suoi lineamenti dicevano che veniva dall'est, molto a est, posti come il Mulhorand o il Thay.
Anche il nome suggeriva la stessa cosa: si chiamava Azkur Kam.
Soltanto Piotr notò far capolino per un istante sotto al cappuccio un complesso tatuaggio sulla testa pelata.

Con loro sorpresa, Azkur individuò subito ogni traccia di sortilegi e oggetti magici che indossavano, così come il tentativo di leggere i suoi pensieri.
Spiegò di essere un ex Mago Rosso e di avere quella capacità innata, tanto che era stato messo li proprio per individuare subito malfattori e furfanti che cercassero di infiltrarsi e rubare con la magia.
Nella sala attigua intanto, notarono anche una tiefling alta e longilinea, secca ma dalle fasce muscolari definite, stava aiutando un cliente.
La tiefling aveva profondi occhi neri, in contrasto con l'eburnea carnagione, quasi cadaverica, e con gran gentilezza concluse la vendita di una rete da pesca.

La pazienza di Sum con Azkur durò poco, visto che l'ex-mago, con la sua voce sottile e sempre tranquilla continuava a negare che loro emettessero prestiti di denaro e illustrando l'attività indicando verso la tiefling, chiamata dama Pazienza.
Chiedendo ai due "clienti" di attendere un attimo, Azkur non poté far altro che portare i due pugni fiammanti dal responsabile, tale Zed Graff.

Li condusse nel suo grande e ordinato ufficio, dove scoprirono che si trattava di un vecchio halfling dall'aria estremamente amichevole.
Il mezzuomo, fumando una grossa pipa, li salutò in maniera gioviale invitandoli ad avvicinarsi.
Ispirava fiducia.
Troppa fiducia.
Quasi un'aura innaturale di amicizia. E Ainwen ne fu subito preda.
Sum invece, duro come la sua stessa armatura d'adamantio, non si smosse alla vista del vecchietto e lo martellò subito con le sue domande.
Zed infine ammise che, si, facevano anche dei prestiti per aiutare chi lo chiedesse, ma non essendo ne una banca ne la Gilda coi suoi usurai, non era una attività pubblicizzata.
Soltanto chi si presentava con un apposito biglietto ricevuto singolarmente veniva ricevuto.
Il mezzuomo mostrò, come gli venne richiesto, anche un contratto vuoto che i due Pugni Fiammanti esaminarono subito con sospetto, ma apparentemente non presentava nessun inganno o condizioni capestro, anzi, il tasso d'interesse per i prestiti del Banco erano quasi nulli e di favore.
Ainwen però fu incuriosita dalle strane cornici e decorazioni che infiorettavano i vari paragrafi del contratto. Non erano solo estetici, ma sembravano quasi nascondere caratteri e linguaggi sconosciuti.
Lei purtroppo non lo sapeva, ma nascondevano parole in Infernale, le vere condizioni del contratto.

Dall'alta parte dell'edificio intanto, Piotr e William stavano parlando con dama Pazienza, che mostrava loro le merci disponibili.
William poi, abbassando la voce, disse di aver bisogno di denaro per finanziare la sua ultima opera.
Pazienza chiese se avesse "il bigliettino" e alla risposta perplessa dei due riferì laconicamente che poteva fornire carta, inchiostro e pennini per l'opera di William, ma non certo denaro.
William cercò però un varco, una apertura per insistere e alla fine la tiefling disse che avrebbe chiesto a Zed e si diresse verso gli uffici.
Piotr, lesto come una faina, ne approfittò per ispezionare meglio la stanza e curiosare oltre le porte vicine, trovando una cantina e uno strano stanzino con una porta nascosta protetta da una strana serratura.
Poi risalì svelto.

Il tenente Sum Brightstone, nonostante la pista conducesse lì, non riusciva ad inchiodare quell'infido vecchio halfling abile con la dialettica, non riusciva a metterlo spalle al muro con prove inoppugnabili, e la sua frustrazione esplose.
Perse il controllo e si mise ad urlare cercando di intimidire Zed.
Proprio mentre Pazienza bussava all'ufficio seguita da William.
Proprio mentre la porta che dava sul cortile interno esplose in mille schegge e l'enorme Portamucche fece irruzione per difendere il capo.
Avvenne tutto velocemente, in una di quelle frazioni di secondo che ti fanno capire che agisci o sei morto.
Azkur entrò e divenne invisibile, la tiefling si avventò a mani nude su Sum ma fu rallentata da un incantesimo di William, Sum caricò l'enorme omone con un terribile fendente di spada a cui unì una invocazione divina.
L'arma si accese di energia radiosa aprendo una orribile ferita e sbalzando l'aggressore giù dalle scale nel cortile da cui era venuto.
La tiefling sapeva il fatto suo pur se disarmata, ma il sortilegio di William l'aveva rallentata e non riuscì a colpire Sum se non sulla coriacea armatura.
Zed balzò indietro e disegnò con l'unghia appuntita una porta nel nulla, per poi sparirci dentro..e mentre lo faceva, per un istante, videro le sue vere diaboliche fattezze.
Il mago riapparve provando a avvolgere Ainwen nelle fiamme, poi fu Piotr a caricarlo tuffandoglisi addosso, ma non lo colpì.
Usò invece la Conchiglia del Suono, un gingillo magico avuto da Ricamino, nascondendogliela nella veste. Quel piccolo oggetto avrebbe assorbito ogni suono attorno al mago, impedendogli quindi anche di formulare i suoi incantesimi.
Portamucche era riverso a terra, svenuto per la gravissima ferita, ma un fantasma emerse dal suo corpo, e infuriato si unì alla mischia in quell'ufficio tra sedie, tavoli e cartacce che volavano ovunque.
Anche un infido Imp, prima invisibile, si palesò avvelenando Ainwen
Fu una battaglia davvero dura e feroce, ma volse in breve a favore del Pugno Fiammante insieme a William e Piotr che nel frattempo era rinculato e tirava con la balestra.
Pazienza cadde morta, l'Imp fuggì, Azkur capì che era finita e provò a fuggire ma venne colpito alle spalle e fu ucciso a pochi metri dalla finestra.

Ripresero fiato e perquisirono l'ufficio ma era chiaro che si trattava solo di un ufficio di facciata, e non nascondeva alcun indizio compromettente.
Perquisirono i caduti trovando alcuni interessanti oggetti e i trucchetti magici del mago.
Piotr allora rivelò dei sotterranei, e pensarono che Zed fosse fuggito laggiù.
Sum diede ordine di scendere ma prima di farlo decisero di cercare prima al piano superiore.

Nel laboratorio del mago, trovarono interessanti trattati sui Nove Inferi, diverse pergamene, un cifrario per la l'alfabeto infernale, e due sinistre armi magiche.
Trovarono anche un altro Imp, che William fece cadere addormentato: una squallida creaturina obesa, colma di dolci tanto da aver lasciato una traccia di briciole a terra. 
Lo legarono e cercarono di cavargli quante più informazioni possibili.
Una parte degli appunti del mago erano scritti in lingua thayan e per loro incomprensibili, anche all'Imp stesso.
William sfruttò però una delle pergamene magiche recuperate e riuscì così a leggere e individuare i punti interessanti di quelle memorie, da cui si poteva tracciare il disegno che aveva portato a tutto ciò.
Era stato Azkur a entrare in contatto con Zed.
Quel diavolo aveva raggirato altri della sua specie e ottenuto una grande somma di monete d'oro.
Grazie ai suoi studi magici aveva incantato i pugnali che arrivavano dall'Avernus e creato una sede per incastonarvi le Monete dell'Anima, in modo che, quando tramite la costrizione nascosta nel contratto la vittima insolvente si suicidava, una volta assorbita l'anima la moneta si teletrasportasse da loro, mentre il pugnale finiva in cenere infernale.
Negli appunti si faceva anche menzione ad una "infestazione" risolta genialmente da Zed.
Che fosse il fantasma? Zed gli aveva trovato un corpo da infestare, un corpo la cui mente era talmente labile che mai avrebbe potuto ribellarsi alla possessione.

Grazie alla parola magica di sblocco ritrovata negli appunti, liberarono anche le due sinistre armi magiche trattenute da una trappola: un'ascia da guerra ammazzademoni, e una pallida e fredda spada corta chiamata Aculeo di Levistus.
William usò un incantesimo per contattare la caserma e l'inquisitore Green per chiamare rinforzi, ma non c'era tempo da perdere: Zed era scappato, e con esso probabilmente tutte quelle monete dell'anima e i contratti ancora in essere.
Chiunque fosse morto in quel modo non meritava che la sua anima non potesse raggiungere il Piano del Fato e i propri Dei 
E quel bastardo andava fermato.
Scesero nelle cantine senza attender rinforzi e furono condotti da Piotr alla porta segreta che aveva già scoperto prima.
Nei suoi scritti l'ex mago rosso diceva che Zed gli aveva detto che "la chiave è come il veleno..."
Come il veleno...
Aiwen si illuminò. Un detto di Neverwinter non diceva forse "in cauda venenum"? il veleno è nella coda..
La coda degli Imp! Era simile a quella di uno scorpione in fondo..
Aiwen corse a recuperare Grunzak, il fetido grasso Imp, ancora legato e usò la sua coda per inserirla nello strano foro della parete.
La porta si aprì.

Una stretta scala a chiocciola scendeva ancora più in basso, ben oltre il livello delle fogne e delle altre cantine, verso qualcosa di più antico e remoto.
La fame di scoperta però si arenò in fondo alla scala: si giungeva in una sala quadrata senza altre aperture, dove erano ammassate altre casse, botti e mercanzie malridotte. In una cassa più nuova e robusta però trovarono un carico di pugnali infernali.
Ma da dove arrivavano?
Finalmente capirono l'inganno...una piccola parete illusoria portava in una grotta illuminata da un bagliore infuocato.
In fondo alla grotta un abisso circolare dalla profondità insondabile, circondato da rune e iscrizioni infernali. 
Un portale?
Davvero volevano accedere a quel coso? Sum pensò che quando hai un piano mezzo folle hai bisogno di uomini almeno mezzi matti per portarlo a termine. Quelli sani di mente potrebbero essere tentati di cercare un'idea migliore, e lui aveva con se gli uomini matti abbastanza...



LA NOTTE DEI 1000 SUICIDI (3)

Gli Ultimi Tasselli


"Un diavolo è un ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini. Io trovo solo quel che è già in loro"
(Grunzak l'Imp)

La mattina dopo, nella luminosa sala dell'Astice Invasato, mentre distrattamente ascoltavano dicerie e pettegolezzi vari, alcuni anche piuttosto particolari, cominciarono a rivedere la strategia.
Se prima erano convinti di puntare direttamente al Banco della Carità, ora Piotr e William instillavano dubbi sul fatto che magari indagare su altri casi avrebbe fatto emergere indizi utili a capire meglio come affrontare la situazione.

William, tramite il suo macabro trofeo, il teschio a suo dire appartenuto a Brad Maddox, un famoso musico del secolo precedente (nonché parente dell'attuale Jed Maddox) utilizzò un incantesimo di preveggenza per capire se avrebbe portato bene andare subito al Banco.
L'esito fu "sfortuna".
Con sgomento e preoccupazione, proseguirono dunque le indagini puntando ad una fetida e pittoresca taverna sotterranea scavata quasi sotto le mura del quartiere di Via Est: La Tana del Ratto
Li era stata trovata Pearl Vantamin, il caso numero 5.
Secondo l'oste gnoma Jesinia, la donna era una mercante di liquori e bevande che riforniva diverse locande.
Ultimamente era stata derubata di una grossa somma, e con qualche velata minaccia di controllare più approfonditamente le attività della Tana del Ratto, scoprirono che aveva ricevuto un prestito dal Banco, ma aveva detto a Jesinia di non parlarne per nessun motivo.

Usciti da quel buco puzzolente, i quattro si divisero per gli ultimi due obiettivi.
Sum e William avrebbero puntato alla zona del caso numero 6, mente Piotr avrebbe accompagnato Ainwen nelle pericolose zone del quartiere di Brampton dove era morto il caso numero 10.

Sum e William scoprirono che il deceduto Riley Quentan, un vero scansafatiche e poco di buono, aveva provato da qualche mese a redimersi agli occhi della famiglia che aveva abbandonato, comprando alla ex moglie una casa.
Curiosamente, a dire della donna, non sembrava affatto preoccupato di dover restituire i soldi, considerando i suoi creditori innocui o persino sciocchi ingenui.
Piotr e Ainwen invece giunsero in una piazzetta abbastanza nascosta dove era assiepata una gran quantità di gente che pareva voler accedere a dei vecchi magazzini dismessi.
Alla vista di una uniforme del Pugno Fiammante la folla prese a dissiparsi, e anche all'interno di quella che in realtà era la famigerata "Arena di Korab", dell'ancor più famigerato Marando Korabalt, spettatori e combattenti sparirono in men che non si dica.
Quando il signor Korabalt fece entrare la sospettosa Ainwen, soltanto le macchie di sangue recenti tradivano quel che stava succedendo.

Per fortuna del gestore, il Pugno non era li per indagare su quell'attività, per altro piuttosto nota ormai.
Il gestore dell'Arena quindi collaborò alle indagini rivelando la storia del caso numero 10: un ex-mercante del calimshan caduto in rovina, tale Yalad ul'Thain.
Secondo le informazioni in possesso del losco impresario, quell'uomo era da tempo ossessionato per la vendetta contro la famiglia Bin-Barshan, responsabile del suo fallimento, e cercava di assoldare un capace assassino.
Qualche mese fa, coincidenza o no, il patriarca di tale famiglia , fuori dalle mura, proprio a Little Calimshan fu assassinato.
Come avesse trovato tale somma Yalad era inspiegabile.

Il gruppo si riunì dopo la mattinata di indagini, scambiandosi le ultime scoperte, e non c'erano più dubbi: al Banco della Carità si celava qualcosa di losco e avevano tante domande a cui rispondere.
E avrebbero fatto bene a farlo.
Si incamminarono in quel pomeriggio cupo, sotto una fitta e fine pioggerella invernale, con un umore ancora più cupo...

venerdì 14 marzo 2025

LA NOTTE DEI 1000 SUICIDI (2)

Indizi, coltellate, aiuti e illuminazioni

"È mia triste osservazione che spesso gli uomini vogliono sempre di più: ognuno di noi è il suo proprio diavolo, e facciamo di questo mondo il nostro inferno" (Oste Tauvin)

Quattro individui, tre di essi con le divise del Pugno Fiammante, vagavano nel dedalo di viuzze ormai quasi buie a metà tra il quartiere di Catasta e la Via Est.
Avevano deciso che vista la distanza, era opportuno far visita alle terme per indagare sulla vittima numero 7.
Robell Berondium era stato trovato infatti morto in una delle vasche nelle chiacchierate terme "L'Anima Linda", gestite da un halfling chiamato Berumio Geldorius.

Talvolta le Terme erano frequentate anche da qualche soldato del Pugno, ma la loro atteggiamento l'inserviente all'ingresso capì subito che non erano lì per piacere.
Andò subito a chiamare il capo.
Ma Ainwen voleva approfittare del luogo e lo convinsero a parlare in una vasca lontana dall'ingresso e da orecchie indiscrete.
Una assistente al seguito del capo, una ragazzetta molto giovane, prese in consegna divise ed equipaggiamenti di chi si calò nelle vaporose acque taumaturgiche.
William invece, ben poco ancora nella parte del soldato, mostrò indisciplina e si infilò nella stanza a fianco, dove trovò una strana coppia che cercava solo tranquillità, uno gnomo e una minuta mezzelfa, rovinando non solo il loro bagno ritemprante ma chissà, forse perfino il loro rapporto.
Geldorius spiegò affabilmente che il povero Robell veniva saltuariamente, possedeva un emporio in quello stesso quartiere.
Secondo il mezzuomo, aveva affrontato qualche difficoltà in passato, ma aveva trovato le risorse per risollevare alla grande la sua attività.
Piotr, abile nel leggere il linguaggio del corpo, notò alcuni segnali di titubanza e imbarazzo mentre Geldorius rispondeva ad alcune domande, quindi con una scusa la portò fuori dalla stanza per vederci chiaro.
Ammise che le dispiaceva "gettare vergogna e maldicenze sui morti" ma la sera stessa della morte dell'uomo, la notte di Mezzinverno, raccontò di averlo visto furtivamente girovagare negli spogliatoi e nelle altre stanze come se volesse rubare.
Nella vasca intanto Geldorius continuava a raccontare di quella notte, e del piccolo promemoria trovato tra le vesti del deceduto, un semplice pezzetto irregolare di pergamena con scritto "ancora 190 monete" e una data: l'ultimo giorno di Hammer.

Piotr poi si intromise anche lui nella vasca con William e la coppia infastidita, perché era proprio quella dove secondo la ragazzina era stato trovato il corpo di Robell.
Nonostante ormai fosse stato tutto ottimamente ripulito, in un punto dove il bordo della vasca era più acuminato Piotr trovò ancora un po' di sangue misto a strane particelle, che cercò di grattar via facendole aderire ad un pezzo di carta.
Le indagini furono interrotte dal trambusto creato dallo gnomo furente che cercava Geldorius per reclamare vista l'intromissione di William, che incurante continuava a sedurre Oldolin, la mezzelfa.

In fretta e furia, i quattro se ne andarono da una porticina di servizio, lasciando alle loro spalle il caos che stava per scoppiare.

Ormai il sole era tramontato, ed era stata una lunga giornata di indagini, su e giù per quella città di merda. Erano esausti e discussero sulla prossima mossa.
Qualcuno voleva puntare alla Tavena Tana del Ratto, teatro del caso numero 5, così da potervi poi riposare, mentre altri proponevano di indagare sul caso numero 3, che era vicino ad una locanda con una rinomata cucina, L'Astice Invasato.
Puntarono verso il porto, costeggiando una zona piuttosto desolata, uno stretto budello di catapecchie dai tetti malridotti, fino a passare a fianco ad un piccolo cimitero in disuso.
Udirono un urlo femminile.
Proprio da li.
Cautamente si inoltrarono tra le erbacce e le poche lapidi spezzate, ma lo spadone di Ainwen la avvisò di un agguato.
Non erano soli.
Cinque figure emersero dal buio, tutto attorno a loro.
Una trappola!
Erano seguaci di Bhaal, e volevano sapere tutto sull'ondata di morti, evidentemente adirati perché qualcuno aveva invaso le loro competenze.
Ma i soldati del Pugno Fiammante sapevano ancora troppo poco di questa faccenda, e soprattutto avevano ancora meno idea di condividerla con dei pazzi omicidi di quel culto che credevano fosse stato estirpato ma ogni volta rispuntava.
Quindi furono le lame a parlare.
Lame e magia, perché quei militari non erano solo addestrati alla mischia.

Nel tempo che Ainwen assaltasse improvvisamente quello che pareva il capo, Sum raddoppiò inaspettatamente la sua velocità mietendo colpi a destra e a manca, mentre Piotr, da posizione elevata puntava la sua balestra e William intesseva un sortilegio di rallentamento.
I cultisti caddero uno dopo l'altro tranne il capo, un individuo sinistramente dotato di poteri sovrumani, in grado di generare terrore e vulnerabilità alle sue temibili coltellate.
Vistosi in minoranza, il bhaalita fuggì, lasciando William e Ainwen feriti da tremende pugnalate.

Se avessero detto a William che la sua esperienza per immedesimarsi in un soldato avrebbe comportato vere ferite e concrete possibilità di morte chissà se si sarebbe imbarcato in quella maledetta impresa.
Un contrattempo davvero fastidioso che però almeno escludeva una delle teorie dell'Inquisitore Green: non c'entrava il culto di Bhaal.

Rattopparono le ferite e proseguirono, più cautamente, verso il porto.

Parlarono con una vecchia pescivendola che aveva individuato il corpo della vittima numero 3: il mezzorco Jerome Grutman, e furono indirizzati alla Locanda dell'Astice Invasato, dove il mezzorco giocava spesso d'azzardo cospicue cifre.
Era un bel locale a due, affacciato su uno dei numerosi moli, e con un cortile dotato di tavoli all'aperto illuminati a quell'ora da elaborate lanterne di rame intrecciato.
Dopo un'occhiata alla variegata clientela, entrarono.
L'oste, tale Tauvin, confermò quelle voci.
A quanto pareva, Jerome era un tipaccio che intimidiva e usava la forza, usato da bande e organizzazioni criminali, e per quanto amasse il gioco d'azzardo, soprattutto il gioco di dadi "Le Ossa di Baldur", non era certo abile e perdeva spesso, anche grandi somme.

Tutte le conversazioni furono tenute sotto controllo da William con la lettura dei pensieri superficiali fino a quando un enorme omone baffuto, il cuoco, emerse dalle fumose cucine per richiamare Piotr, riconoscendolo come sarto e chiedendogli un piccolo favore per sistemare il vestito nuovo da regalare a sua moglie.

Piotr fu in realtà condotto tramite una botola nelle cantine, e da li in un anguste stanzette umide ancora più sottostanti, finché da un passaggio segreto che sfociava direttamente in un condotto fognario, emerse una sinuosa figura femminile che Piotr riconobbe subito: Ricamino.

La donna ascoltò il resoconto del ladro, poi aggrottò la fronte pensierosa studiando la lista di nomi, come a cercarne un collegamento.
Ben tre di loro erano stati derubati dalla Gilda (di due ne era al corrente anche Piotr, ma non di Robell Berondium).
Ricamino spiegò allora che quel che li collegava, almeno quei tre, era il Banco della Carità.

Tale attività si era insediata da tempo e stava diventando popolare specialmente tra i quartieri poveri, perché offrivano baratto, scambio di oggetti, donazioni, aiuti, e anche prestiti ad un tasso tanto ridicolo da pestare i piedi alle attività di usura e strozzinaggio della Gilda.
Per questo Keene Novedita in persona aveva mandato una squadra a risolvere il problema ma non era andata come previsto.
I delegati erano tornati con un accordo: quando un debitore del Banco aveva la somma pronta alla restituzione, sarebbero stati avvisati così da beccarlo col gruzzolo e derubarlo.
Questo aveva portato ad un rifiorire dell'usura, perché a volte i derubati, non potendo chiedere nuovamente al Banco, si vedevano costretti a racimolare la cifra in fretta e presso altri canali della Gilda, a tassi capestro.
Quel lasciava perplessa Ricamino era che razza di vantaggio avesse il Banco a trovarsi così con debitori insolventi e disperati...
L'uomo risalì dalle cantine, notando anche la bisca clandestina ivi nascosta e alcune facce note intente a scannarsi a suon di puntate: il goblin Galin, insieme a Jamros, Syaoran e lo strano svirfnebiln Fili.. temuti "risolutori" anch'essi al servizio di Ricamino (NdR: vedi "Per un Pugno di Sannish").

Di sopra intanto, Sum si era ubriacato e William l'aveva subdolamente addormentato, non appena Piotr si riunì a loro si trascinarono in una stanza per il meritato riposo e per un ultimo confronto tra tutti gli indizi.
Il ladro trovò il modo di riferire il suggerimento di Ricamino dicendo che aveva origliato di questo Banco della Carità dalla moglie del Cuoco.
Esaminarono alla luce anche quella strana polvere recuperata: sembrava ferro, ma con strani riflessi, come bagliori di fiamma. Ferro infernale?
Questa volta sarebbe stata la pista giusta e definitiva?

venerdì 7 marzo 2025

LA NOTTE DEI 1000 SUICIDI (1)

Una triste lista di nomi

"Un uomo perso nel deserto deve prendere l'acqua che gli viene offerta, non importa da chi provenga" (constatazioni di Azkur Kam)

A Baldur's Gate, la notte di Mezzinverno del 1494 sarà per sempre ricordata come una delle più funeste. Quasi mille decessi, contemporanei, strani, misteriosi.
Suicidi, o presunti tali. Un evento improbabile, impossibile, surreale.
Senza spiegazioni.
I morti erano di ogni estrazione sociale, di ogni quartiere, con i più diversi interessi e attività, di ogni razza o sesso. Nulla avevano in comune, niente poteva legare così tante persone che probabilmente neanche si conoscevano.
L'unico legame, quella dannata notte.
Due giorni dopo, in un salone del Quartier Generale del Pugno Fiammante, l'Inquisitore J.T.Green stava proprio parlando di questi eventi.
Aveva suddiviso alcuni soldati scelti in piccole squadre, e ognuna avrebbe indagato su una parte di quei, al momento, 957 morti per cercare di trovare una spiegazione, un legame, qualunque cosa potesse placare le ire dei Duchi e dei loro Comandanti Supremi.

Anche se ufficialmente al momento si parlava di suicidi, c'era preoccupazione che quella strana strage silenziosa potesse avere legami col ritorno del recentemente estirpato Culto dei Tre Morti, o forse solo di quello di Bhaal, o di chissà quale altra setta di svitati assassini.

Il Tenente Sum Brighstone fu accoppiato a Calonder, una soldatessa appena rientrata da alcune missioni a sud. Ainwen, questo era il suo nome, sarebbe stata in realtà più alta in grado ma era stata degradata tempo fa.
Alla squadra fu assegnato anche uno strano cadetto, raccomandato grazie a chissà quali conoscenze, un tale William Foley.
Foley, il cui vero cognome era Greataxe, era in realtà un attore che voleva semplicemente entrare nella parte, visto che era interessato ad una divertente storiella su un Caporale del Pugno Fiammante, tale Finley mezzo impazzito e ormai destituito che diceva di esser stato impersonato da una tartaruga che gli aveva rubato l'identità, storia di cui stava abbozzando una stesura per uno spettacolo.
A questa squadra furono assegnati dieci casi e di questi, per privilegi nobiliari, il primo da verificare era quello di tale Vestanio Dimantris, trovato nel giardino del Barone Artius Dan Brilsbright, vittima numero 9 della loro lista.

In una bella giornata invernale, la squadra attraversò il quartiere di Crinale Fiorito per giungere al Cancello del Maniero, che permetteva di attraversare l'imponente cinta muraria interna che divideva la città bassa dai ricchi quartieri dei Manieri, dei Tempio, e del Piazzale..
In quei quartieri, non era il Pugno Fiammante a occuparsi della legge e dell'ordine, bensì la Guardia Cittadina, al servizio degli influenti Patriar, e come prevedibile ci fu qualche scintilla all'ingresso tra le due fazioni in silente competizione.

La squadra trovò la dimora del Barone, proprio mentre dall'altro lato della strada un uomo vestito impeccabilmente puntava anch'egli la porta.
Disse di chiamarsi Piotr, di cercare Vestanio e di avere un credito con lui per conto della famiglia degli Armburst, rinomati sarti dei quartieri per bene.
Con quella scusa si intromise, bussando, insieme ai Pugni Fiammanti nell'ingresso dal Barone.
Una guardia privata fissò perplessa lo strano gruppo di visitatori, ma poi fu lo stesso Brilsbright a toglierli tutti dall'impiccio e dalla soglia per farli entrare e condurli in giardino.
Non c'era molto da vedere a parte una ferrosa macchia scura del sangue di due notti prima nella bassa e curata erba del giardino.
Vestanio era stato trovato li dai domestici, poco dopo aver salutato il Barone la notte di Mezzinverno.
A detta del Barone, era stato lì per discutere di una improbabile impresa, voleva dei finanziamenti, sembrava agitato.
Il corpo aveva una ferita all'altezza del cuore, come se si fosse trafitto, anche se nel giardino non trovarono l'arma.
L'informazione più sconcertante fu che lo stesso Barone aveva cercato di fare chiarezza pagando qualcuno che potesse parlare col morto, ma l'incantesimo non sembrava aver funzionato, nessuno aveva risposto.
William e Ainwen convinsero il responsabile dell'indagine, il tenente Sum a portarsi dietro Piotr, viste le sue conoscenze in quei quartieri.

La squadra proseguì a ritroso, tornando a Crinale Fiorito, lungo le strade pulite e ordinate di quella zona, puntando ad una via ricca di botteghe e negozi di pregio.
Lì c'era stata la vittima numero 2 della loro lista: Jim Tearbild. Un commerciante di cuoio e pellami pregiati.
Piotr inarcò leggermente un sopracciglio scoprendo quel nome, gli ricordava qualcosa che tenne per sé.

Parlarono con un tale Bormolus, di un negozio a fianco, un mercante di terracotta e manufatti per i corredi delle famiglie di un certo livello.
L'uomo aveva le chiavi della bottega di Tearbild, e condusse le guardie nel magazzino sul retro, dove lui stesso insieme agli altri negozianti confinanti avevano trovato l'uomo morto, dopo che si erano insospettiti che il negozio restasse chiuso il giorno dopo la festa.

Secondo Bormolus, Jim era riverso a terra, in una pozza di sangue, coi pugni stretti intorno al nulla, come impugnasse un'arma immaginaria e si fosse trafitto il cuore.
Tempo addietro pareva essersi arricchito, ma poi si era fatto più avaro, attento ad ogni spesa, come se volesse metter da parte una bella somma.
La squadra, terminato col negozio, penetrò poi nel suo appartamento ai piani soprastanti, trovandolo a soqquadro.
Ma se ad una prima vista poteva apparire rivoltato da qualche ladro, apparve poi chiaro che invece chiunque l'avesse fatto, aveva semplicemente cercato di accumulare in un grosso telo la maggior parte degli oggetti di valore, lasciati tuttavia lì.
Nel camino spento, i resti di un diario bruciato.
Da quel poco che si intuiva, era stato derubato ed era preoccupato di non poter rispettare non si sa bene che scadenza o prestito.
Lasciato il Crinale Fiorito, con qualche nuovo elemento su cui riflettere, ma con dubbi altrettanto amplificati, i tre soldati del Pugno, sempre seguiti da Piotr.
I quattro costeggiarono il quartiere di Strada Ripida, che saliva ripido verso il Cancello di Gond.
Si tenevano sul lato meridionale, nella parte pianeggiante che costeggiava poi l'enorme Porto di Baldur's Gate.
Quella zona del Porto era ben tenuta e ricca di cantieri, ed era proprio ad un cantiere in particolare che puntavano, per il caso numero 1 della Lista: Brando Seagull, un halfling dei Cantieri Potter&Seagull.

Presso un vascello in costruzione trovarono parecchi operai e l'altro socio, lo gnomo Mervil Mervillous Minanto Bafforbloom Potterwood, semplicemente Mervil per praticità.
L'affranta creaturina raccontò di aver visto la silhouette del suo socio sulla prua del vascello in lavorazione, nella tenue luce di quella dannata notte di Mezzinverno, che si conficcava qualcosa nel petto e poi cadeva nelle acque sottostanti del porto.
Al mattino insieme agli operai l'avevano recuperato qualche molo più in la, già gonfio e mangiucchiato dai pesci, con una ferita al petto anche se l'arma non era conficcata, forse persa per sempre nelle acque del Chiontar.
Sum provò a convincere William a cercare l'arma nelle acque del porto, ma erano davvero molto fredde, senza contare alghe e cirripedi e la miriade di cianfrusaglie finite in acqua che infestavano la zona portuale.
Piotr nel frattempo scoprì un laconico e breve messaggio d'addio per il fidato amico e socio di Brando, lo gnomo Mervil
Cercarono di indagare sulla vita del deceduto e scoprirono che molti mesi prima aveva comprato una nave spendendo una vera fortuna, una somma che Mervil non sapeva spiegarsi.
Purtroppo la sua avventura commerciale con quella nave finì ben presto nelle acque tumultuose dei mari del nord, vicino a Gundarlun (Vedi racconti della Storm Maiden N.d.R.).

La matrice economica cominciava ad apparire come l'unico collegamento tra quelle prime tre vittime che non avevano alcun altro legame.

Con questi pensieri, i quattro proseguirono attraversando gran parte del porto per tagliare poi verso il quartiere di Catasta, verso il caso numero 8.
Una nana ancora senza nome.

Le case si facevano via via più modeste, più ravvicinate, più strette, e le ombre dei vicoli di quel quartiere molto meno raccomandabile dei precedenti cominciavano ad avvilupparli, insieme agli odori di piscio fresco negli angoli bui, cibo speziato a buon mercato, rifiuti e umanità viziosa.

Arrivarono in un dedalo di viuzze degradate, nello spiazzo dove era stato rinvenuto il corpo.
Vista la zona non ci sarebbe stato da stupirsi e la sua morte non c'entrasse nulla con le altre, visto che qualche assassinio nelle cupe notti di Baldur's Gate, specialmente in certi quartieri, si verificherà sempre.
Non c'erano indizi e i pochi pezzenti disposti a rivolgere parola a delle guardie del Pugno Fiammante li invitarono a cercare informazioni nella vicina Locanda della Sirena Timida, un bordello di bassa lega noto un po' a tutti.
Piotr fece notare che era abbastanza inutile e rischioso presentarsi la dentro con le divise del Pugno Fiammante, e quindi i tre soldati si camuffarono, William direttamente con un incantesimo.
Quali poteri nascondeva quel sedicente attore?

Il tenente Sum non era da meno in quanto a sorprese o usi inusuali della magia, e riusciva a leggere i pensieri, così spiò quelli dell'Oste, un mezzorco nerboruto e inquietante chiamato Rant, mentre parlava interrogato da Piotr.
La nana si chiamava Seba Krafar, ed era una ubriacona vagabonda che talvolta campava concedendosi li in locanda. A quanto pare era anche una informatrice di poco conto della "Gilda", la gilda dei ladri di Baldur's Gate.
Aveva tempo fa saldato tutte le sue bevute non pagate e altri debiti, ma ultimamente temeva un certo halfling e una certa scadenza.
Tornati al tavolo, senza aver nemmeno consumato la strana sbobba di anguilla affumicata propinata dalla cameriera, i quattro uscirono per fare il punto della situazione, tra gli sguardi sospettosi della variegata e sinistra clientela.
Nuove idee e congetture prendevano campo tra i quattro investigatori, ma la verità era ancora lontana dall'esser scoperta.
Sum guardò la pergamena sgualcita con la dannata lista, cercando il prossimo nome da controllare, mentre il sole stava già tramontando in quella giornata del secondo giorno della prima decade di Alturiak... le indagini erano appena all'inizio.