La Battaglia del Cancello di Khurm
"il Paradiso lo preferisco per il clima, l’Inferno per la compagnia." (William Greataxe - bardo e attore)
Un orrendo umanoide con una barba tentacolare e spinosa li attendeva con una lunga picca dalla lama frastagliata, spalleggiato da un diavolo spinoso che svolazzava sull'abisso che si apriva al centro della grotta circolare in cui erano scesi.
Ovunque fosse fuggito Zed, li non c'era, e quei diavoli erano propensi a coprirne la fuga.
Aspre parole in lingua infernale, che non compresero, diedero il via allo scontro.
Alle loro spalle comparve a sorpresa un altro diavolo spinoso che bersagliò Piotr alle spalle.
Quegli aculei causavano brucianti danni da fuoco, e lui si rese amaramente conto che quella strana arma di cui si era impossessato lo rendeva ancora più vulnerabile a quell'elemento.
Sum fronteggiò il diavolo barbuto, in una lotta sul ciglio di quel nero abisso circolare, e il diavolo cercò con astute mosse di gettarcelo dentro.
Aiwen cercava di aiutare ma c'era poco spazio lungo quel camminamento sul vuoto, mentre William tornò a ritroso per aiutare Piotr.
Il bardo, nonostante non fosse portato ad usare un'arma così pesante, brandiva la misteriosa Ascia Spezzademoni che avevano recuperato di sopra.
Riuscirono infine a eliminare ogni difesa, e mentre riprendevano fiato, cercavano di capire il senso di quella stanza.
Sembrava un portale, ma era spento.
Di sicuro la soluzione non era buttarsi nel vuoto, anche se l'infida Ascia stava mentalmente suggerendo a William di buttar giù Ainwen, incautamente un po' troppo vicina al ciglio.
Poi notarono che la statua dalle orribili fattezze che sovrastava il portale aveva alla sua base delle piastre con incise delle lettere nella nera lingua infernale, e grazie al cifrario recuperato nello studio del mago cominciarono a decifrarle.
Poi notarono che la statua dalle orribili fattezze che sovrastava il portale aveva alla sua base delle piastre con incise delle lettere nella nera lingua infernale, e grazie al cifrario recuperato nello studio del mago cominciarono a decifrarle.
Le cinque lettere parevano corrispondere nella lingua comune ad una A, una O, una B, una R e una T.
Le placche di pietra su cui erano incise erano a pressione, potevano essere il sistema di attivazione del portale, ma in che ordine premerle?
Discussero a lungo, ipotizzano diverse soluzioni, poi proprio quando Sum stava per tentare di comporre titubante la parola TORBA, fu fermato in extremis con una nuova ipotesi.
E se la parola fosse BAATOR, il nome con cui i diavoli stessi chiamavano quel che per gli umani erano i Nove Inferi?
Cautamente, tentarono componendo quella parola.
Cautamente, tentarono componendo quella parola.
Ad ogni pressione, le rune si illuminavano di una strana magia.
E il portale si attivò, un fuoco alieno e rossastro illuminò l'intero cerchio e quell'abisso sotto di loro.
Era un passo troppo rischioso?
E il portale si attivò, un fuoco alieno e rossastro illuminò l'intero cerchio e quell'abisso sotto di loro.
Era un passo troppo rischioso?
Era meglio aspettare i rinforzi chiesti magicamente da William?
Non ci fu tempo di rifletterci troppo perché fu proprio William con uno spintone a buttar giù i compagni, pronunciando per sicurezza un incantesimo per attutire l'atterraggio.
Non ci fu tempo di rifletterci troppo perché fu proprio William con uno spintone a buttar giù i compagni, pronunciando per sicurezza un incantesimo per attutire l'atterraggio.
Non finirono in quel baratro senza fondo.
Ma in qualche modo si sentirono comunque cadere, e attraversare una foschia rossastra disorientante e densa per poi ruzzolare su un portale in pietra in mezzo ad una penisola frastagliata circondata da magma e vapori mefitici.
Sopra di loro un ponte dall'architettura squadrata e spigolosa, spezzato da qualche cataclisma.
Il cielo era rosso, non c'erano riferimenti per orientarsi.
Atterriti, capirono di trovarsi in Avernus, il primo dei Nove Cerchi.
Il cielo era rosso, non c'erano riferimenti per orientarsi.
Atterriti, capirono di trovarsi in Avernus, il primo dei Nove Cerchi.
Grunzak, l'Imp grottescamente grasso che si erano portati dietro, colse l'occasione per trattare la sua liberazione, proponendo un patto di collaborazione per far loro da guida in cambio del ritorno sul Piano Materiale e una fornitura di dolciumi, che di certo in quel posto mancavano.
Fu proprio l'Imp svolazzando con gran fatica a portare il capo di una corda in cima al ponte e assicurarla in qualche modo.
Presero a risalire uno alla volta lungo la corda quando alle loro spalle, da una strana struttura con al centro un pozzo, iniziarono ad emergere delle creature deformi.
Non diavoli bensì demoni.
Videro gli umani e bramosi iniziarono a puntarli.
Sum, diede corpo ad ogni energia di braccia e gambe appeso a quella corda su cui strisciava in salita, appeso a schiena in giù sul magma il cui calore si faceva sempre più opprimente e soffocante.
Il primo dei mane a raggiungere la roccia su cui si trovavano prima rosicchiò perfidamente la corda, e per fortuna Sum ormai era quasi in cima.
Il tenente del Pugno si schiantò sul bordo del ponte e fu issato dai compagni.
Mentre Grunzak li incitava a filarsela, videro in lontananza altri demoni, di varie forme e dimensioni, emergere da quel condotto.
Oltre a essere creature dalle capacità e dalla pericolosità a loro ignota, erano soprattutto troppi per esser affrontati, e nonostante la Spezzademoni bramasse il loro sangue, corsero via lasciandosi quel ponte in rovina alle spalle.
Fu proprio l'Imp svolazzando con gran fatica a portare il capo di una corda in cima al ponte e assicurarla in qualche modo.
Presero a risalire uno alla volta lungo la corda quando alle loro spalle, da una strana struttura con al centro un pozzo, iniziarono ad emergere delle creature deformi.
Non diavoli bensì demoni.
Videro gli umani e bramosi iniziarono a puntarli.
Sum, diede corpo ad ogni energia di braccia e gambe appeso a quella corda su cui strisciava in salita, appeso a schiena in giù sul magma il cui calore si faceva sempre più opprimente e soffocante.
Il primo dei mane a raggiungere la roccia su cui si trovavano prima rosicchiò perfidamente la corda, e per fortuna Sum ormai era quasi in cima.
Il tenente del Pugno si schiantò sul bordo del ponte e fu issato dai compagni.
Mentre Grunzak li incitava a filarsela, videro in lontananza altri demoni, di varie forme e dimensioni, emergere da quel condotto.
Oltre a essere creature dalle capacità e dalla pericolosità a loro ignota, erano soprattutto troppi per esser affrontati, e nonostante la Spezzademoni bramasse il loro sangue, corsero via lasciandosi quel ponte in rovina alle spalle.
Fuggirono sentendosi braccati lungo una pista polverosa tra rocce scure e taglienti come rasoi, spezzate e inclinate in un ambiente dall'aria innaturale.
L'Imp disse che più avanti avrebbero incontrato le Mura dell'Afflizione e, dietro cui trovar riparo.
Il problema era però che erano ferocemente presidiate da orde di Diavoli.
Si trovavano tra due fuochi.
Un Chasme, un tremendo demone dalle fattezze di un colossale moscone dalla faccia vagamente umana, li sorvolò superandoli, in avanscoperta.
Poi tornando indietro ronzò su di loro, e quell'orrendo ronzìo generava atterrimento e confusione, tanto che Sum cadde inconscio.
Il demone propose un patto: avrebbero risparmiato le loro vite se si fossero infiltrati nelle mura e aperto il cancello, aiutandoli nell'assedio.
Aiwen rispose seccamente che mai si sarebbe alleata con dei Demoni.
Grunzak suggerì di provare a trattare con Drasyad, la Erinni a difesa del Cancello di Khurm.
Forse fornendo informazioni sull'assalto in arrivo e aiutando nella difesa, la diavolessa sarebbe stata propensa a risparmiarli e farli poi passare.
Giunti ai piedi del Cancello di Khurm, che si apriva su quelle enormi mura che dividevano la brulla e ondulata pianura infernale, dopo lunghi attimi di tensione, riuscirono a farsi aprire i cigolanti e pesantissimi portoni.
A riceverli, l'imponente Drasyad in persona.
I suoi occhi erano braci di pura malvagità, e la lunga chioma era nera come le sue stesse ali, a contrasto con la sua pelle pallida, in una parodia maligna e terribile di un angelo.
Nella sua mano destra una spada spessa, sfaccettata, di un metallo rossastro che certamente richiedeva una forza disumana per esser brandita e che prometteva morte a buon mercato.
A riceverli, l'imponente Drasyad in persona.
I suoi occhi erano braci di pura malvagità, e la lunga chioma era nera come le sue stesse ali, a contrasto con la sua pelle pallida, in una parodia maligna e terribile di un angelo.
Nella sua mano destra una spada spessa, sfaccettata, di un metallo rossastro che certamente richiedeva una forza disumana per esser brandita e che prometteva morte a buon mercato.
Nonostante tali premesse, era un Diavolo, ma diavolo se era bella!
William non riuscì a restare immune al fascino oscuro delle fattezze femminili del corpo di quella Erinni, ma in maniera molto pragmatica e autoritaria lei li scortò nei robusti bastioni, in uno stanzino disadorno se non per un lungo tavolone dove li fece accomodare.
Lei rimase in piedi, per incombere su di loro, e ascoltare quel che avevano da dire sull'arrivo dell'Orda.
Era chiaro che ormai erano in ballo, e dovevano ballare.
Era la danza della guerra, l'eterna guerra che mai aveva fine in quel mondo, lo scontro sanguinoso tra demoni e diavoli, tra caos e ordine.
Risalirono una stretta scaletta a chiocciola che sbucava sulle mura, e presero posto insieme a quell'esercito ordinato e disciplinato, formato in gran parte da Merregon nelle loro armature dall'elmo grottesco, ma anche da Diavoli Barbuti e Diavoli Spinosi, questi ultimi unica risorsa aerea e di collegamento tra le varie unità disposte per tutta la lunghezza delle Mura.
Si alzò un vento caldo, che creò turbini di sabbie rosse e polveri che annebbiavano l'orizzonte, rendendo il tutto quasi uguale al cielo.
Se fosse stata una linea difensiva di soldati umani, la tensione sarebbe stata palpabile e insopportabile, ma quelle creature, se anche provavano qualcosa, non lasciavano trasparire nulla, e questo rese ancora più straniante l'effetto per quei poveri visitatori viventi, perfino rassicurante per quanto assurdo.
E dopo una breve attesa che loro però nei loro cuori sembrò un'eternità, tra quella polvere, ecco scorgersi sagome scure, dalle forme gobbe e claudicanti.
Un'orda di mane, mandati avanti come carne da cannone.
Nessuno ancora si mosse.
Poi arrivarono i Drecth, rapidi, scimmieschi e agili e a seguire altri orrori di cui persino ignoravano l'esistenza e i nomi.
Gli assalitori si divisero, per assalire i lati nord e sud del Cancello.
I difensori restarono freddi e disciplinati, non rompendo la disposizione e rispettando ognuno la sua zona di difesa.
Solo i diavoli spinosi presero a svolazzare in giro bersagliando dall'alto i demoni coi loro aculei.
La terrà tremo sotto pesanti passi, e dal nulla, due enormi figure fino a prima invisibili, gettarono sgomento tra chi presidiava il Cancello.
Erano Barlgura, demoni simili a giganteschi gorilla, che stavano caricando dritti dritti verso i portoni per sfondarli.
Drasyad diede un secco ordine di puntare a loro, e una pioggia di dardi, aculei a frecce si riversò su quei colossi, che però parvero resistere e incuranti procedere nella carica.
Anche le precise e quasi infallibili frecce di Drasyad, velenose al punto da uccidere un uomo comune in un colpo solo, erano inefficaci con la natura e il metabolismo di quei demoni, come ogni altro veleno.
Piotr però aveva speciali quadrelli magici per la sua balestra e ne fece barcollare uno con un colpo che quasi infastidì l'orgoglio della comandante Erinni.
Drasyad diede un secco ordine di puntare a loro, e una pioggia di dardi, aculei a frecce si riversò su quei colossi, che però parvero resistere e incuranti procedere nella carica.
Anche le precise e quasi infallibili frecce di Drasyad, velenose al punto da uccidere un uomo comune in un colpo solo, erano inefficaci con la natura e il metabolismo di quei demoni, come ogni altro veleno.
Piotr però aveva speciali quadrelli magici per la sua balestra e ne fece barcollare uno con un colpo che quasi infastidì l'orgoglio della comandante Erinni.
Poi Ainwen, presa dall'adrenalina della battaglia, fece un gesto sconsiderato: si gettò dalle mura sovrastanti il Cancello direttamente sulla schiena dello scimmione più vicino.
Fu per miracolo che riuscì a restare afferrata a quella puzzolente pelliccia rossastra e non venire sbalzata, e dopo un attimo di assestamento prese a martellare la schiena e il collo del demone con lo spadone.
Drasyad planò in suo aiuto, spada in pugno e una catena nell'altra mano.
Mulinò la catena magica per colpire l'altro Barlgura e avvolgergliela attorno, arrestando la sua carica.
Poi sfrecciò via verso la zona a sud, per dar manforte contro uno dei Chasme giunto in volo.
I nostri poveri quattro umani restarono così soli a difendere la sezione centrale, mentre decine di dretch venivano trucidati e gettati dalle mura a nord.
Il Barlgura, stremato ma cocciuto, aveva afferrato Ainwen e stava per usarla come ariete schiacciandola tra lui e i Portoni, ma un quadrello di Piotr lo centrò nell'occhio, spegnendo il residuo di vita rimasta.
Il colosso crollò a pochi metri dalla meta, e la ragazza riuscì a rotolare di lato ma ora si trovava sotto le mura, in pieno assedio, e tagliata fuori da tutti i suoi compagni.
Fu per miracolo che riuscì a restare afferrata a quella puzzolente pelliccia rossastra e non venire sbalzata, e dopo un attimo di assestamento prese a martellare la schiena e il collo del demone con lo spadone.
Drasyad planò in suo aiuto, spada in pugno e una catena nell'altra mano.
Mulinò la catena magica per colpire l'altro Barlgura e avvolgergliela attorno, arrestando la sua carica.
Poi sfrecciò via verso la zona a sud, per dar manforte contro uno dei Chasme giunto in volo.
I nostri poveri quattro umani restarono così soli a difendere la sezione centrale, mentre decine di dretch venivano trucidati e gettati dalle mura a nord.
Il Barlgura, stremato ma cocciuto, aveva afferrato Ainwen e stava per usarla come ariete schiacciandola tra lui e i Portoni, ma un quadrello di Piotr lo centrò nell'occhio, spegnendo il residuo di vita rimasta.
Il colosso crollò a pochi metri dalla meta, e la ragazza riuscì a rotolare di lato ma ora si trovava sotto le mura, in pieno assedio, e tagliata fuori da tutti i suoi compagni.
Un temibile Tanarukk balzò agile sulle mura ferendo Piotr, mentre William e Sum, mezzi storditi dall'alone puzzolente dei Dretch, stavano ora affrontando dei demoni dalle sembianze di gigantesche fauci con le gambe, che avevano scavato la via dal basso sotto di loro.
Il bardo ancora una volta brandiva goffamente la Spezzademoni, che finalmente trovò pane per la sua lama, riempendolo di bramosia.
Quegli abomini vomitarono acido su di loro, mentre Piotr era in difficoltà con quel Tanarukk, ma fu spalleggiato da un Merregon e poi da William che si era liberato del demone vomitatore.
A terra anche l'ultimo Barlgura era stato eliminato, ma Ainwen doveva ora fronteggiare un inquietante e disgustoso demone capra, un Bulezau, la cui sola presenza corruttiva era in grado di ferirla e piagarla.
La colpì anche con la coda appuntita, causando una orribile ferita purulenta che si infettò all'istante con orrende larve.
La donna non si perse d'animo e con rapidi fendenti di spadone lo fece a fette.
La cosa scoraggiante dei Demoni era che non si curavano delle perdite e non sembravano demoralizzarsi per la furia con cui venivano respinti.
L'unica via era distruggerli tutti.
Sopra il Cancello, finalmente William e Piotr uccisero il potente Tanarukk, mentre Drasyad, come un angelo della morte, planò per decapitarne un secondo esemplare ad una trentina di metri da loro.
Gli ultimi focolai d'attacco vennero via via soffocati, e tutto ciò che restava sulle mura e ai loro basamenti erano pozze verdognole di venefico icore demoniaco.